Da sempre scrivo per passione, ed è anche il mio lavoro. Per raccontare cose che andrebbero perse, per cercare il meglio dell’essere umano. Suddiviso in 4 supersteps, il viaggio alla ricerca delle mie radici borboniche è a Napoli; visitata per lavoro, stavolta è diverso: in fondo, nel quartiere Chiaia, ci sono nata.
Il periodo natalizio è forse quello in cui la città si svela con maggior forza, affascinando il visitatore con le sue storie che sorprendono e divertono, con una realtà che sembra fantasia. Scopriremo invece che quello della festa altro non è che il suo vivere quotidiano: una dimensione che ha tanto di “classico” e comincia a tavola, ai cui piaceri ci esortavano i poeti dell’antichità.
Napoli, Italia.
Destinazione Napoli! Sotto casa ho un mare meraviglioso e dalla finestra vedo albe e tramonti invidiabili. Perché partire, quindi? Infatti. Perché la curiosità è tanta e la magìa del viaggio è qualcosa che mi elettrizza ogni volta.
1° SUPERSTEP
Genova
La città di Genova è un ottimo luogo per respirare arte e cultura. Lo stanno scoprendo in molti. Io lo sapevo già. La stazione di partenza è Piazza Principe. Ovvero anche Stazione Marittima. Oggi si va per treno: fin da piccola mi piace andare in treno.

Veduta della scogliera di Pieve Ligure.
Da Pontetto a Carrara
Il Frecciargento, lasciata Genova, imbocca l’ampia curva della riviera di Levante e passa fischiando dalla microstazioncina di Pontetto, la cui campanella allegra fa festa. Dalla parte opposta, la scogliera. Siamo a Pieve Ligure: praticamente sono di nuovo sotto casa mia.
Il treno prosegue e giunge a Carrara, dove si vedono bene le strade a strapiombo scolpite nel marmo. Il bianco, infatti, non è neve.

Interno del Duomo di Napoli, dove si trova il tesoro di San Gennaro.
Napoli
Napoli è.
Fra noncuranza, contraddizioni e luoghi comuni, il genio visionario che traduce cultura e tecnologia d’avanguardia in opere importanti, il mistero fantasmatico della Bella m’briana che appare all’improvviso e gli scherzi dei Monacielli, i folletti benefici che si aggirano fra i palazzi settecenteschi del centro storico, trovi testimonianza dell’eruzione nei frammenti di stipiti intrappolati nel tufo, scopri la differenza tra friarielli e broccoli di Natale, ma anche che c’è un Vesuvio fuori e uno dentro i Napoletani.

I quartieri spagnoli del centro storico.
Pozzuoli
La zona di Pozzuoli, situata nell’enorme caldera, in un anno può alzarsi anche di 10 centimetri. Il bradisismo qui è documentato dalle barche in secca e dalle incrostazioni di conchiglie sulle colonne del cosiddetto tempio di Serapide (l’ex macellum romano).
Le lucine colorate rivelano il quartiere Terra dove era cresciuta Sophia Loren, mentre il mercato del pesce è pieno di voci e dei colori della festa.

Il quartiere Terra.
Alla fine della passeggiata sul lungomare ci attende la pizza napoletana, fra le migliori al mondo: marinara e margherita per ritrovare i sapori originari.
I Napoletani, per indicare una persona dall’atteggiamento imbambolato, dicono: “mi pare nu’mamozio”. Il termine, inventato proprio a Pozzuoli, è legato al ritrovamento di una statua di epoca romana. Al monumento acefalo era stata rimediata una testa leggermente più piccola, tuttavia ne risultò una scultura sproporzionata con un che di stuporoso, conservata oggi al Museo archeologico dei Campi Flegrei.

La statua del “mamozio”.
Appuntamento la prossima settimana con: Napoli, Diario di Viaggio 2° SUPERSTEP
Photo Paola Biondi