Neri Marcorè, con la regia di Giorgio Gallione e la direzione musicale di Paolo Silvestri, porta in scena il più controverso degli album di De André, affiancato da Francesco Negri al pianoforte e le splendide Rosanna Naddeo, Giua, Barbara Casini, Anais Drago e Alessandra Abbondanza, voci e strumenti. Una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Carcano, Fondazione Teatro della Toscana, Marche Teatro, Teatro Nazionale di Genova.
Monza, Italia.
Grandissimo successo di pubblico, sabato 15 febbraio, al Teatro Manzoni di Monza per lo spettacolo di teatro canzone con Neri Marcorè La Buona Novella, ispirato all’omonimo album di Fabrizio De André.
Una sacra rappresentazione contemporanea
Per chi ama il cantautore genovese e ne conosce anche le produzioni di nicchia la proposta artistica, a metà tra concerto (sono state riprodotte, magistralmente, tutte le canzoni del disco del 1969) e una “Sacra Rappresentazione Contemporanea”, come l’ha definita il suo regista Giorgio Gallione, è stato puro godimento per poco più di un’ora.

I vangeli apocrifi
Marcorè alterna racconti tratti dai vangeli apocrifi che svelano l’umanità bambina e spesso dispettosa di Gesù e vari episodi della vita di San Giuseppe e la Madonna, con l’esecuzione puntuale di alcune canzoni, eseguite senza l’ambizione di imitare De André.
Uno straordinario gruppo di artiste
Lo straordinario gruppo di artiste che lo accompagnano, Rosanna Naddeo, Giua, Barbara Casini, Anais Drago e Alessandra Abbondanza, intervallano la narrazione con esecuzioni musicali spesso corali, accompagnate da strumenti talvolta antichi che coinvolgono gli spettatori in un irresistibile viaggio nel tempo.

Scenografia d’impatto
Di grande impatto visivo la scenografia semplice ma emozionante di Marcello Chiarenza (luci di Aldo Mantovani; costumi di Francesca Marsella).
Umanità del Cristo di De André
“Preparato” da tutto il racconto della vita su questa terra di Gesù Cristo, secondo i vangeli apocrifi e la “buona novella” di De André, che – come dice il suo stesso autore – “(Commenta) gli avvenimenti del suo tempo usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone. Io osservando la lotta studentesca e le sue istanze, quelle giuste e sensate, ho parlato di un’altra lotta sostenuta da un uomo 2000 anni prima che aveva obiettivi analoghi”, il pubblico arriva all’apice dello spettacolo, il coro di voci che canta “Non posso pensarti figlio di Dio, ma Figlio dell’Uomo, fratello anche mio”, pieno di emozione.

Grande emozione del pubblico
Emozione che non lo lascia neanche nel lunghissimo applauso finale che ha richiamato più e più volte sul palco gli attori/cantanti/musicisti.
Alla fine essi cantavano e ballavo in scena, sulle note de Il pescatore, mentre tutto il teatro batteva le mani a ritmo.
Neri Marcorè, nel salutare, ha ringraziato che avessimo preferito quello all’altro santo, riferendosi all’ultima serata di Sanremo, in onda proprio contemporaneamente allo spettacolo.
Photo Elena Borravicchio. Courtesy of Teatro Manzoni Monza