
In mostra presso la galleria Fratelli Fogliato di Torino la personale di Caterina Cucco

Caterina Cucco
“Frammenti di Luce” è l’ultima mostra dell’artista piemontese Caterina Cucco, nata ad Asti e vissuta a Torino, allestita presso la galleria d’arte Fratelli Fogliato, in via Mazzini 9, a Torino. Sono frammenti di vita, di 50 anni di vita dell’artista che dipinge preferibilmente i fiori, i clown e le donne. Ma non solo. Con originalità e freschezza.

Torino. Italia.
Caterina Cucco è una sorpresa
Caterina Cucco è una sorpresa. È una donna bellissima, di una bellezza non ordinaria, che resta giovane nonostante le rughe perché non è un mero esercizio estetico ma innata propensione per l’arte, la forma più alta di bellezza, maturità derivata da numerosi travagli della vita e charme.
La sua produzione pittorica, che l’artista stessa ti narra, accompagnando il visitatore ad osservare le sue opere è variegata come lei. Esplora sentimenti molto diversi dell’animo umano: la gioia, la tristezza, l’innocenza, la maternità, il femminile, la passione, la nostalgia. Lo fa con una tecnica mista, usa i colori a olio, il collage, la litografia. Con una spontaneità mai affievolitasi neanche dopo 50 anni. “Io so come comincio un’opera, non so quando né come la finisco. Diciamo, quando mi sembra di non dover aggiungere altro”. Così ti dice con sguardo bambino come se avesse cominciato a dipingere ieri.
I suoi soggetti preferiti sono le donne, i clown, i fiori. “Dipingo fiori da sempre e soggetti femminili, anche maternità. La mia prima mostra fu nel 1974 alla Galleria “Lo Scorpione” di Torino, poi esposi al “Centro Internazionale di Cultura” ad Anversa, all’“Artexpo International Art Fair” di New York nel 1987 – conobbi Andy Wharol in quella occasione – e a Barcellona, nel 1989, dove ho ricevuto il Premio “Salvador Dalì”. Alcuni miei quadri sono stati anche alla Tamaya Gallery di Tokio. Ricordo con molto piacere la mostra organizzata alla Casa del Mantegna a Mantova: avevano allestito una sala di clown e una sala di donne. Dipinsi il drappo del Palio di Alba, una cosa di cui vado molto orgogliosa e nel 2003 pubblicai il libro “Mestiere di donna”, che vinse il premio nazionale “FIDAPA – Racconti di donne”, nel 2013. Sono molto felice anche di aver sostenuto, con il ricavato della vendita dei miei quadri, la Fondazione Piemontese Ricerca Cancro nel 1992 e “Casa UGI” (Unione Genitori Italiani contro il tumore die bambini), di Torino nel 2017”. L’artista conosce da vicino questa terribile malattia e vanta tra i suoi amici e collezionisti il professor Umberto Veronesi.
Ma veniamo alle opere
I fiori di Caterina Cucco, che – dice lei – il circolo Piemonte Artistico le criticava, all’inizio, sono fiori che parlano. Lontani dal manierismo del mazzolino di fiori che insegnano a realizzare nei corsi di pittura, sono a volte delicati e evocativi, a volte carnali e vibranti. “Mi chiedono come li realizzo, se aggiungo materiali. Ma è solo olio, steso in spessi strati materici. Un giorno per caso feci asciugare un quadro di fiori capovolto e il risultato furono delle “colate” di colore, un effetto molto bello, che se lo avessi voluto fare apposta non mi sarebbe riuscito”. Ma la creatività di Caterina Cucco scavalca la divisione dei generi e può capitare che in un quadro ad olio aggiunga perline o schegge di vetro colorato o frammenti di frasi scritte. Il mistero della donna e della maternità è un soggetto molto caro all’artista. Colpisce la grossa tela realizzata durante il lockdown intitolata “Voglia di VITA”, assai evocativo. Le donne, forse perché la stessa autrice, tre volte madre, si è trovata a dover affrontare da sola situazioni di vita davvero difficili ed attingere a tutte le risorse della femminilità, tenacia e dolcezza, sono un soggetto privilegiato e mai banale della sua produzione. Spesso i visi sono collage a cui l’autrice dipinge intorno tutto il quadro, talvolta sono “primi piani” interamente dipinti a olio, in abiti occidentali o orientali. Senza divisioni, senza limiti. L’artista ha molto a cuore anche le litografie a 18 colori in tiratura limitata realizzate a partire dal quadro “Moi sans soleil je ne suis rien, mai toi sans Dieux, tu ne peux rien” (Io senza sole non sono niente, ma tu senza Dio non puoi niente)”. “Era un progetto nato in Val Susa – spiega l’artista – c’è un paese lì con molte meridiane. Dipinsi dei quadri ispirati alle meridiane ed ebbi in seguito l’idea di farne delle copie serigrafiche, la Fiat ne comprò 100”. Il tema clown merita un capitolo a parte: “I miei clown sono tutti bambini. Mi sono sempre piaciuti. Ne ho dipinti di tristi, di allegri, di grandi, di piccoli. Ma sono sempre segno di innocenza, di libertà, sono uno sguardo poetico sulla vita”.

Il futuro
Uno sguardo sempre in divenire sulla vita lo lancia anche la stessa Caterina Cucco. Questa mostra racchiude 50 anni di lavoro ma l’artista non si ferma e già sogna progetti futuri, mostre nuove, magari in nuove città, magari a Monza o in Brianza, una terra che la attrae ma dove ancora non ha esposto.
Photo Elena Borravicchio
Per informazioni: caterinacucco.it