Elena Borravicchio (nostra collaboratrice), si concede in un’intervista alla vigilia del Salone del Libro di Torino, dove presenterà “Guardandoti ballare”. Sarà allo stand del Comune di Pianezza, l’unico Comune d’Italia ad avere uno stand al Salone del Libro, il luogo che ha dato i natali a tutto il ramo materno della sua famiglia. Ma è solo l’inizio di un lungo viaggio, dopo la storia di Guido, la neo scrittrice è alle prese con una nuova biografia romanzata, dal titolo provvisorio “Beppe”. Perchè alla fine le parole possono salvare, basta solo usarle come se fossero carezze.
Monza, Italia.
Chi è Elena Borravicchio?
“È una donna che non ha più voglia di fare la guerra”! Parafrasando il testo di Vasco Rossi, tanto per sorridere un po’…
Come inizia la tua passione per la scrittura?
Senza accorgermene, probabilmente sui banchi di scuola quando ci mettevo il doppio degli altri a finire un tema (ma prendevo sempre 9) e la mia prof delle Medie me lo concedeva!
Come e quando ti è venuto in mente l’idea di scrivere il tuo primo libro, Guardandoti ballare?
La storia di Guido mi è venuta incontro come un’onda (metafora ricorrente nel romanzo), parecchi anni fa, ed io l’ho accolta: non ho fatto altro che trascriverla. Poi l’ho messa via, il progetto di un romanzo mi sembrava troppo grande. Ho ritrovato quelle antiche prime pagine nel 2022 e le ho trovate buone, tanto da tentare di farne un libro. È andata bene!

C’è un rapporto consequenziale tra la scrittura dei tuoi articoli ed il tuo primo libro?
Non saprei, certamente non avrei intrapreso l’avventura della stesura di un romanzo senza gli anni di esperienza nelle redazioni giornalistiche. Non a caso anche il mio protagonista è giornalista.
Il Salone del Libro è la più importante fiera dell’editoria italiana, nella prossima ci sarai anche tu.
Sarà questo l’ultimo passaggio del tuo sogno di scrittrice o l’inizio di una nuovo viaggio?
Che domande!!! L’inizio di un nuovo viaggio! Sto lavorando al prossimo libro, dal titolo provvisorio Beppe, e ho un sogno circa quello dopo ancora, che non rivelo per scaramanzia, sarà una biografia romanzata di una persona molto interessante.
Partiamo dai numeri del Salone del Libro: 137 mila mq espositivi, oltre 700 stand, 51 sale e 220 ore di laboratori. E ancora: oltre 2mila eventi nella sede principale e oltre 500 sul territorio con il Salone Off. Dove sarà Elena Borravicchio?
Sarà allo stand del Comune di Pianezza, che ha dato i natali a tutto il ramo materno della mia famiglia, ci sono molto affezionata. È l’unico Comune d’Italia ad avere uno stand al Salone del Libro, questo è il secondo anno: una scommessa vinta!
È stato annunciato il programma completo del Salone del libro di Torino, dedicato al tema “Le parole tra noi leggere” (un omaggio al romanzo di Lalla Romano). Cosa ne pensi?
Mi viene subito in mente la citazione di Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Avere parole leggere è essenziale: mi è stato detto da più persone che il mio romanzo tratta temi pesanti con tono lieve; la cosa mi rallegra. Le parole possono salvare! Dobbiamo imparare a usare le parole come fossero carezze.

Torino ti ha dato i natali e a breve ti ospita al Salone del libro, come ti senti in queste nuova veste nella tua città?
Per la seconda volta (la prima è stata il 5 dicembre quando ebbi la straordinaria occasione di presentare il libro al Circolo dei Lettori) mi sento onorata ed emozionantissima: quando è uscito il libro, a settembre, non me lo sarei proprio immaginato.
A proposito di Torino, uno dei torinesi più amati, Domenico Carpanini, fece sua la frase di Gabriel Garcia Marquez “una città dove vale la pena crescere dei figli”. Pensi che Torino sia così?
Per motivi “logistici” mio figlio è cresciuto in terra lombarda ma in effetti a volte mi chiedo se sia stata la scelta migliore. Da una parte sono felice che abbia assorbito l’intraprendenza meneghina (e non il bogianenismo tipico dei piemontesi), dall’altra penso che ciò che offre Torino sia unico, ma forse è il cuore che parla e non la ragione.
Tra le tue collaborazioni c’è il magazine online Agenda Viaggi, ma non solo, sei impegnata con alcune associazioni, ed oggi spesso occupata a presentare il tuo libro. E poi un figlio, un marito. Come riesci a far coesistere tutto questo con la tua dimensione familiare?
Male, ci riesco male! Come ogni mamma (italiana) che vuole sia dedicarsi alla famiglia sia trafficare i propri talenti. Prima o poi ne verrò a capo.
Quali sono i tre libri che hai amato e che ami di più?
Difficile da dire, ce ne sono molti di più! I primi che mi vengono in mente sono Il segreto del Bosco Vecchio, di Dino Buzzati, che ho amato tantissimo da ragazzina, il Simposio, di Platone, dei tempi dell’università, anzi forse del liceo e, in età adulta, Il cardellino, di Donna Tartt, potentissimo.

C’è un luogo di Torino che ricordi con nostalgia?
Assolutamente piazza Vittorio con tutta la collina e il fiume che vi si affacciano come in un anfiteatro naturale. E in generale tutto il lungo Po, è affascinante come niente altro.
Da Torino al Brasile ad Abu Dhabi, oggi a Monza, è la tua ultima destinazione?
Non credo…
A proposito di viaggi, quale è stato il tuo viaggio dell’anima?
La scrittura è un bel viaggio, è quasi “terapeutica”. Anche la musica e la danza lo sono. Sono tutti ingredienti infatti che ci sono nella mia vita e nel mio romanzo. Impossibile scindere la propria storia personale dalla storia che si racconta in un libro. Qualcuno ha definito quello di Guido un percorso di rinascita, di passaggio dal buio alla luce: l’ho fatto anch’io, in condizioni diverse, ma l’ho fatto anch’io.
Quale sarà il tuo prossimo viaggio?
Dell’anima non ne sono certa. Del corpo (che non è mai scisso dall’anima comunque) in barca a vela sulle acque della Sardegna. Manco a farlo apposta consegnai la prima stesura del romanzo poco prima del mio primo viaggio in barca a vela, in Sicilia, e ora, la prima estate dopo la pubblicazione, torno in barca a vela che, tra l’altro, è un luogo simbolo molto importante in Guardandoti ballare. Nulla succede per caso!
Photo courtesy of Elena Borravicchio




