Reportage di viaggio alle Isole Vergini Britanniche, tra relitti sottomarini, lingue di sabbia bianchissima e il sapore inconfondibile dei Caraibi
Isole Vergini Britanniche.
Appassionante. L’ultima tratta di viaggio è un volo radente su verdi colline, puntellate da piccoli villaggi di case colorate circondate dal mare.
Un mare turchese, trasparente, dove a tratti si specchia il piccolo aereo, un bimotore 18 posti, che unisce Saint Martin a Beef Island, l’aeroporto di Tortola, la maggiore delle Isole Vergini Britanniche. Proprio quest’ultima ha ricevuto il riconoscimento Green Globe come destinazione eco-sostenibile grazie alle tre strutture Agapè cottage, Myett’s Garden Inn e Gordian Terrace.
Il programma di gestione ambientale prevede visite e controlli ad ogni proprietà, training sui principi di uno sviluppo sostenibile. L’arcipelago fu così chiamato da Colombo in onore della vergine Sant’Orsola. Le isole, circa 40, di cui soltanto 15 abitate, con una popolazione complessiva di 27 mila persone, sono uno spettacolo straordinario: natura strepitosa, spiagge intatte, vegetazione esuberante. Sono tutte di origine vulcaniche tranne Anegada, la cui origine è corallina.
Già all’arrivo nel piccolo aeroporto i colori e gli odori inconfondibili dei Tropici ti danno il benvenuto. Proseguendo su una strada che affonda tra le colline, si arriva a un ponticello di ferro. Proprio qui, 30 anni fa, passò la regina Elisabetta e da allora il tremolante ponte viene chiamato Elizabeth Bridge. Addentrandosi nell’interno, seguendo sentieri ripidi e stretti, si rimane stupiti dalla maestosità della foresta pluviale, così bella e suggestiva da essere diventata “patrimonio nazionale” nel 1964.
La discesa a Road Town è un lungo precipizio immerso in un silenzio irreale. Ideale per guardarsi intorno e accorgersi dei colori: il verde delle palme che si specchiano sulla spiaggia, il blu dell’acqua cristallina di Cane Garden Bay, forse la più bella spiaggia dell’isola, le tinte accese delle case a Soper’s Hole, oggi attracco di numerosi imbarcazioni, una volta rifugio di pirati che infestavano la zona, come il temerario Francis Drake.
Ed eccoci a Road Town, sede del governo locale e del governatore britannico. La strada principale è fatta da case ottocentesche in legno. A due passi dal mare c’è un mercatino di stoffe variopinte tra le palme, che sembra un gigantesco puzzle di colori. C’è anche traccia del passato. Un monumento chiamato Sunday morning well ricorda con una targa di bronzo il luogo in cui nel 1834 fu proclamata la fine della schiavitù, con la liberazione di circa 6000 persone.
Da non perdere un’escursione all’O’ Neal Botanic gardens, che ospita un’esuberante flora ‘nativa con più di sessanta specie di elicorie, alberi del pane, anthurium, piante di zenzero e flamboyant.
A grande velocità un ferry vi conduce a Virgin Gorda, la seconda dell’arcipelago. Dell’isola meritano di essere menzionate due meraviglie: The Baths, la spiaggia più celebre, con una serie di giganteschi massi di origine vulcanica che si impennano in forme stranissime creando grotte e laghi d’acqua, e Savana Bay, una lunga lingua di spiaggia bianca.
Si prosegue per North Sound, una delle estremità nord dell’isola, con fondali splendidi e ricchi di pesce. Nelle profondità di queste acque vi si trova anche uno dei più grandi cimiteri sottomarini del mondo, con decine di galeoni e velieri spagnoli, olandesi, inglesi e francesi, colati a picco nei secoli, molti dei quali con forzieri d’oro. Qui vengono organizzate numerose spedizioni subacquee.
Si salpa da North Sound (durante il tragitto è facile avvistare balene) per Anegada, la più distante, circondata dalla barriera corallina. Il mare è calmo e limpido, ideale per fare un tuffo. Infine si raggiunge Jost van Dyke, e Little Jost Van Dike, una bellissima spiaggia circondata da palme e mangrovie. Dietro la vegetazione alcune casette colorate di legno. Qui una ragazza, forse discendente degli antichi Amerindi, tiene in mano alcune noci di “luckynut”, fiori carnosi color pesca che i locali usano come portafortuna, offrendo dell’ottimo rum ai passanti e regalando portafortuna.
Ritorno a Tortola in catamarano e serata da Bomba Shack, luogo di culto e ritrovo per surfisti, molti dei quali californiani.
Stessi miti, stessi costumi e stessi oggetti di culto, i capelli, per esempio, quasi tutti li portano lunghi. Indossano T-shirt, Gotcha o Adidas su short coloratissimi. Ai piedi Nike Air Jordan. Leggeri ed energici, con girlfriend scalze ed inguainate in jeans sdruciti, sembrano muoversi al ritmo dei Red Hot Chili Peppers, il celeberrimo gruppo californiano capace di fondere con naturalezza la forza del rock ed il ritmo funk. Da Bomba, aperto 6 giorni su 7 dalla mattina all’alba, si ritrovano i riti della beach generation; seduti intorno al fuoco alternano spiedini di pesce a litri di birra, meglio se Corona, quella messicana. E poi si canta e si balla fino alle prime luci dell’alba. La pubblicità dice tutto: “Bomb’s get there…have fun”.
Carlo Ingegno
Long Bay
Tortola tel.8662373491
The Bitter end Yacht Club
Virgin Gorda Tel. 8008722392
DOVE MANGIARE
The Sugar Mill
Tortola tel. +2844954355
Brandywinebay
Road Town, Tortola Tel. +2844952301
Ente del Turismo Isole Vergini Britanniche
c/c AIGO
tel.+390266714374