Le sorgenti sulfuree che sgorgano nella Campagna romana, a circa 6 km da Tibur, sono una risorsa preziosa dalla lunga storia. Plinio le chiamava “Acque Santissime” perché riuscivano a curare le ferite dei militari colpiti in battaglia; il cagionevole cardinale Ippolito d’Este ne beneficiava ogni giorno e anche noi, oggi, stupiti dal suo colore argentato, godiamo fino all’ultima goccia dell’antico liquido ricco di proprietà minerali.
Tivoli, Italia.
Due specchi d’acqua, a nord della Via Tiburtina, da migliaia di anni custodiscono il segreto dell’elisir di lunga vita: sono i laghi della Regina e della Colonnella e ogni secondo della giornata accolgono 3 mila litri di quell’acqua che dalle profondità calcaree dei Monti Sabini risale lungo i tratti vulcanici dei Monti Albani per riposarsi infine nei minuscoli bacini, fra le croste del Travertino Tiburtino.
Il liquido, che dopo tutto quel viaggio si è arricchito di minerali come il carbonato di calcio, viene convogliato nell’area di Tivoli Terme, con un luccichio diffuso tutto intorno per il colore lattiginoso da cui le sorgenti prendono il nome: acque albulae, le acque bianche.
La fluida e cangiante tinta nasconde marziane sfumature azzurrine date dall’alta concentrazione di zolfo il cui intenso odore si diffonde nel territorio.
Ma non è l’inferno, bensì un paradiso, che garantisce armonia e benessere grazie alle proprietà curative delle sorgenti in grado di “curare malattie della pelle, dell’umore, delle vie urinarie e respiratorie e dell’intestino” (così come dice il riconoscimento ufficiale della Medicina risalente al XIX secolo).
Provare per credere, immergendosi in una delle cinque piscine di acqua calda (temperatura costante di circa 23 gradi) del complesso termale, le Terme di Roma, ma che è più suggestivo chiamare con il nome dell’architetto romano Vespasiano Agrippa, il costruttore che le ideò e le costruì su commissione dell’imperatore Augusto.
Gli ambienti sorgevano sulle rive del lago della Regina dove ancora oggi sbuca qualche vestigia a ricordo di quei bagni, che in seguito furono distrutti dai barbari.

Se davvero la salute passa attraverso l’acqua, alle rinnovate terme di Agrippa avvolte in un bel parco, per un totale di 6500 metri quadrati (con un resort all’interno e uno all’esterno dell’area) si può aspirare a ritrovare la forma, il benessere e il relax, tra le varie cure studiate dagli specialisti del centro, come la fangoterapia, la balneoterapia, le inalazioni.
Quegli stessi trattamenti predisposti per il cagionevole cardinale Ippolito d’Este, il quale su consiglio di un docente ferrarese di medicina fece costruire personali terme all’interno della sua magnifica residenza, sfruttando le generose e abbondanti sorgenti del territorio.
Un flusso costante e benefico di cui poteva usufruire la popolazione di Tivoli che ne avesse avuto bisogno e che nel 1860 fu rinnovato e razionalizzato con la costruzione di un nuovo stabilimento termale nei pressi delle sorgenti solfuree e a cui partecipò con mille scudi il pontefice Pio IX.
Credit photo Albarubescens
Testo Clelia Arduini