Tunisia da vedere, visitare, vivere, respirare e amare. Il più piccolo Paese del Maghreb racchiude alcuni tra i luoghi più belli ed evocativi del pianeta. Un paradiso aperto tutto l’anno: dalle splendide spiagge del Mediterraneo alle eleganti località termali, dalle rovine di Cartagine alla vivacissima medina di Tunisi, dal silenzio assordante del Sahara ai festival berberi che animano luoghi incredibili, al confine tra realtà e fantasia. Un Paese esotico abitato da un popolo caldo e ospitale, a due passi da casa. Agenda Viaggi ne racconta il momento difficile e assieme offre uno sguardo d’insieme sulle sue intramontabili bellezze.
NELLA GALLERY QUI SOTTO LE 10 COSE DA NON PERDERE IN TUNISIA:
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Tunisi, Tunisia.
Non è la tipica confusione dei mercati nordafricani quella che avvolge i souk di Tunisi. La medina della capitale africana è vivace, chiassosa, ma assieme è composta ed elegante. Si cammina per gli stretti vicoli, fermandosi qua e là, ora a chiacchierare con un artigiano locale di fronte a una bottega di ceramiche, ora a disquisire sul significato delle geometrie di uno splendido tappeto berbero fatto a mano. Si parla del più e del meno, ma alla fine la discussione arriva sempre lì, ai problemi che attanagliano il Paese. Problemi economici anzitutto, riflesso potente e persistente dei due terribili attentati che lo scorso anno hanno sconvolto le loro vite .
La Tunisia è stato l’unica nazione che ha intravisto uno spiraglio d’estate in seguito alle primavere arabe. Nessun governo militare, nessuna grande repressione, nessuna restaurazione religiosa. Gli Stati arabi, d’altra parte, sono abituati da secoli alla presenza di un capo, di un califfo al vertice della piramide del potere, politico e religioso insieme. La Tunisia rappresenta, in questo senso, la grande eccezione. Costruire una democrazia laica, aprirsi al mondo: questo il sogno della maggior parte dei tunisini. La costituzione tunisina, d’altronde, è anche l’unica al mondo tra i Paesi arabi ad affermare la libertà di culto e la libertà della donna, oltre che a definire la preminenza del principio di laicità su qualunque principio religioso. Una separazione tra potere spirituale e temporale che non poteva lasciare indifferenti i nemici della libertà e della pace. La codardia dei nemici del dialogo, fautori di un pensiero unico, in cui regnano oscurantismo, dominazione e violenza, resta impressa nella memoria del popolo tunisino, che non potrà mai dimenticare le urla dei feriti e le lacrime dei superstiti, che riecheggiano ancora per le strade di Tunisi e Sousse.
Oggi la Tunisia, Paese che reggeva gran parte della sua economia sul turismo, è impegnata su più fronti nella lotta al terrorismo e nella messa in sicurezza del territorio. La ministra del turismo Salma Elloumi Rekik sostiene che «La Tunisia è un Paese sicuro che può essere visitato tranquillamente». In questi due anni la Tunisia si è dotata di sistemi e protocolli di sicurezza importanti, segno che anche i peggiori avvenimenti possono nascondere il seme di una rinascita, di un nuovo inizio, di una maggior consapevolezza sulla strada da percorrere per tornare a vivere nella normalità. Il Paese non solo non è meno sicuro di altri luoghi ancora presenti nella mappa mondiale del turismo. Spesso lo è anche di più. Ci sono migliaia di tunisini pronti a fare qualunque cosa per rendere ancora più sicuro il luogo in cui sono nati, in cui vivono, amano, soffrono e ridono ogni giorno.
E così la Tunisia chiede aiuto all’Occidente, in un momento in cui il terrorismo globale ha dimostrato di poter colpire ovunque, dalla Turchia alla Francia, dal Belgio agli USA. Almeno apparentemente non esiste luogo sicuro sul pianeta dove difendersi dalla minaccia del terrore. Così i luoghi colpiti dal terrorismo diventano luoghi pieni di ombre, che i media spesso assurgono a simbolo di un fenomeno che è molto più complesso e ramificato di quanto non si voglia far credere.
La Tunisia non è solo la porta d’accesso dell’Europa all’Africa. È anche un avamposto importante per la lotta all’ISIS e all’estremismo islamico. La scelta di non abbandonare i nostri alleati nella lotta al terrore passa anche dalla parola turismo. Di fronte alla barbarie di chi ci vuole divisi e impauriti non si abbracci la via della sottomissione, ma quella della ragione e del coraggio. Abbandonare la nazione che più di tutti ha imboccato la via delle riforme significherebbe lasciare un popolo fiero, ospitale e amico nelle mani della propaganda jihadista. Abbandonare la Tunisia è l’anticamera di un pensiero che considera pericolosi ogni grande città del pianeta, ogni aeroporto, chiesa, museo, piazza, monumento. Allora davvero il mondo si restringerebbe ai confini di casa, la codardia del terrorismo avrebbe messo sotto scacco milioni di persone e, forse, in quel caso, avremmo davvero perso la partita.
Per informazioni: tunisiaturismo.it
Ivan Burroni
ivan@agendaviaggi.com