Location accogliente, dal design contemporaneo, perfetto per chi vuole intraprendere una vera e propria innovativa esperienza culinaria, degustando tartare dagli accostamenti particolari e sushi dai sapori univoci, grazie anche alla sperimentazione dei contrasti e di combinazioni atipiche. L’unico ristorante di sushi di carne in Campania, frutto della creatività dello chef Michele Di Nardo.
Aversa (CE), Italia.
Una location esclusiva nella città di Aversa, collocata nel territorio casertano e a pochi chilometri da Napoli, dove la ricerca dei sapori autentici si trasforma in realtà. Vers Food Experience è il primo ristorante di Aversa e in Campania a fare del Sushi di Carne, ponendo al centro della scena carpacci, tartare e rolls sfiziosi. Un vero e proprio laboratorio di creatività e gusto, un continuo evolversi studiando accostamenti univoci e innovativi: Michele Di Nardo, fondatore e Chef intende offrire un’alternativa ai soliti sapori e risvegliare emozioni culinarie spesso dimenticate. Il primo Ristorante ad Aversa ed in Campania a fare del Sushi di Carne, dei Carpacci e delle Tartare il suo centro.
Le proposte culinarie
Chi si reca da Vers Food Experience sa che sta per intraprendere un viaggio culinario, un’esplorazione di sapori peculiari e combinazioni innovative, un’esaltazione della materia prima attraverso accostamenti e contrasti. Ogni piatto è pensato per stupire, per offrire nuovi gusti e contrasti mai esplorati prima, in un ambiente raffinato ed accogliente.

Le tartare da scoprire
Da non perdere le varie tartare presenti in menù, in particolare il soffio di rosa, che rievoca la forma del fiore creata con carpaccio di Fassona su una crema di bufala al basilico, soffice e avvolgente come un abbraccio estivo, il dolce incontro, ossia tartare con stracciata di bufala, amarene sciroppate e crumble al cioccolato, un ballo tra dolce e salato, avvolto in un soffio di poesia, la tartare mediterranea, creata con battuta di manzo tenera e saporita, arricchita da una marmellata di peperoni che aggiunge una dolcezza leggermente piccante e una cialda croccante che regala il giusto contrasto di consistenza, mentre la polvere di olive nere dona un tocco di sapidità e profondità e i fiori del cappero aggiungono una nota fresca e leggermente acida, perfettamente bilanciata.
Sushi di carne da provare
Tra i vari rolls presenti in menù, assolutamente da provare: i maki chocolate Rolls di sushi in tempura, tartare di fassona, crema di cioccolato bianco aromatizzato al limone e polvere limone disidratato; gli uramaki alla genovese, guarniti con genovese di angus, maionese kewpie e cipolla croccante; i maki smoke, con pulled beef e bbq al teriyaki; gli uramaki sweet con tartare di fassona, maionese giapponese, guarnito con ciuffetti di philadelphia, frutta fresca, gel di mango e sale maldon; gli uramaki red drug, con filetto di fassona guarnito con droga rossa, clorofilla di basilico e terra di olive nere; gli hosomaki al tartufo, con filetto di scottona e carpaccio di tartufo.

Le proposte culinarie sono frutto della creatività e dell’impegno dello chef Michele Di Nardo, spinto dalla voglia di sperimentare e stupire.
Come nasce l’idea di un sushi di carne?
L’idea del sushi di carne nasce dalla voglia di proporre qualcosa di diverso e, soprattutto, di far conoscere il crudo di carne in un modo completamente nuovo. Non ho mai voluto un ristorante classico, la mia idea di ristorazione è sempre stata quella di rompere gli schemi e creare esperienze che facciano dire “wow”, qualcosa che non trovi da nessun’altra parte. Da questa filosofia è nato tutto il concetto di sushi di carne: un modo innovativo e audace di vivere il crudo, che sorprende e spiazza, ma poi conquista.
Il menù propone piatti ricercati e peculiari, dove domina la creatività. Come hanno origine i piatti e le combinazioni?
Ogni piatto ha la sua storia. Alcuni nascono per caso – magari da amici che mi sfidano a creare un fuori menù – altri da errori che si trasformano in intuizioni geniali. E poi ci sono quelli che, sembra poetico dirlo, ma nascono proprio dal cuore. Quando creo un piatto, è come se iniziassi un dialogo mentale con gli ingredienti: li immagino, li ascolto, li metto insieme nella testa prima ancora che nel piatto. E poi ci provo, sbaglio, riprovo, finché non succede la magia. Così sono nati piatti come Profumi d’Estate, Mediterranea, Essenza di Sottobosco o l’ultima che hai assaggiato in anteprima, Eclissi, con caviale di cioccolato, pera caramellata e blu di bufala.
Ogni piatto racconta una piccola parte di me: il mio amore per il cibo (e sì, si vede dalla mia stazza!), la mia infanzia tra patatine rustiche e Nutella, il mio bisogno costante di sperimentare e di osare. Perché alla fine è questo: la cucina è come la vita, se non rischi non scoprirai mai nulla di nuovo.

Alcuni delle portate proposte presentano un connubio tra dolce e salato. Come mai questo accostamento?
Perché il dolce e il salato, quando messi insieme, creano emozione. È un equilibrio sottile, un gioco di contrasti che sorprende e poi conquista. Forse è una cosa che mi porto dietro da bambino, quando affondavo le patatine nella Nutella senza pensarci troppo. E oggi quello stesso istinto lo trasformo in abbinamenti più raffinati, ma con lo stesso spirito: il piacere della scoperta. Perché in fondo il cibo è questo, no? Un’emozione inaspettata che ti lascia il sorriso sulle labbra.
Quanto richiede lo studio e il perfezionamento di un nuovo piatto?
Tanto. Tantissimo. Creare un piatto non è solo un esercizio tecnico, è un vero e proprio viaggio. Quando cerchi di farlo ad alti livelli, non basta che sia buono: deve raccontare qualcosa, deve sorprendere, deve far nascere una reazione. Ci metti tutto te stesso, ed è questo che rende il processo così lungo e intenso. Ogni ingrediente deve avere un ruolo, ogni boccone deve avere un senso. Ma la parte più difficile – e più bella – è riuscire a trasmettere emozioni. Perché un piatto può essere perfetto sotto ogni aspetto, ma se non emoziona, non ha senso.

Sono previste serate a tema per comprendere la filosofia della cucina?
Sì, ogni due mesi circa organizzo delle serate chiuse, dedicate ai miei clienti più affezionati. In collaborazione con diverse cantine, creo dei menù degustazione speciali, pensati proprio per far vivere a pieno la filosofia della mia cucina. È un modo per ringraziare chi sceglie di tornare e, allo stesso tempo, per regalarmi un momento di puro scambio con chi ama il mio lavoro. Perché alla fine, prima ancora di essere uno chef, il mio mestiere è fare ospitalità. Voglio che chi entra nel mio ristorante si senta accolto, capito, coccolato. Non ho il piacere di conoscere tutti i miei clienti, ma con molti di loro ho instaurato un rapporto che va ben oltre il classico “ristoratore-cliente”. Sono amici. E queste serate sono un po’ un premio anche per me, perché mi danno la possibilità di interagire, di ascoltare, di creare un legame che va oltre il piatto. Perché, in fondo, il cibo è condivisione.
INFO
Per ulteriori informazioni e dettagli, consultare www.versfoodexperience.com
Photo courtesy of Vers Food Experience