
Milano, Italia.
L’Amarone sta alla cucina cinese come la Valpolicella sta al Guangdong: praticamente un’iperbole, almeno sulla carta. Poi però la realtà sorprende sempre più di qualsiasi volo pindarico si possa fare col pensiero, e quello che appariva a logica geograficamente e enogastronomicamente impossibile si realizza. Basta avere coraggio e iniziativa.
Virtù che non sono mancate ai vignaioli de Le Famiglie Storiche dell’Amarone, associazione di tredici cantine della Valpolicella formatasi nel 2009, con il comune obiettivo di far conoscere al mondo un territorio, la Valpolicella, e il suo vino peculiare, l’Amarone.
Le Famiglie Storiche hanno infatti deciso di celebrare il Capodanno Cinese 2022 abbinando il loro vino alla cucina cinese, facendo propria la forza e il coraggio della Tigre (il 1° Febbraio nell’Impero di Mezzo inizia il 2022, per l’oroscopo cinese sotto la Tigre d’Acqua, segno di forza e coraggio che si celebra solo ogni 60 anni, dal momento che ciascuno dei 5 elementi naturali ricorre ogni 12 anni).
Per cinesi un evento raro, come raro è l’Amarone frutto di maestria artigianale degustato nel corso di una memorabile cena da Bon Wei, ristorante di alta cucina regionale cinese che durante il Capodanno – dal 1 al 13 febbraio 2022 – proporrà un menu speciale studiato da chef Zhang Guoqing.

I canoni seguiti sono stati quelli di una cena sontuosa: dim-sum misti fra cui jaozi beneauguranti (ravioli), una zuppa brodosa a fine pasto per pulire la bocca e digerire, un ricco riso saltato e quattro portate principali a base di manzo, anatra, pesce grasso come la cernia gialla e taro (tubero simile alle patate) pastellato e condito col maiale.
L’abbinamento con l’Amarone, che tradizionalmente ci si aspetterebbe di bere insieme a un risotto o a uno stracotto, ha regalato risvolti sorprendenti e rivelato sintonie impensabili, grazie alla percezione falsamente dolce tipica di questo vino data dall’appassimento delle uve nella fase iniziale, in cui si perde acqua e si concentra lo zucchero.
«Siamo convinti che l’Amarone possa essere sdoganato dai soliti abbinamenti con cacciagione o carni rosse e che possa a pieno titolo dimostrarsi versatile con una cucina speziata e agrodolce com’è la cinese, proprio grazie alla sua “falsa” dolcezza e al sentore di glicerina che l’appassimento dell’uva conferisce al vino », racconta Alberto Zenato, presidente de Le Famiglie Storiche. «La peculiare dolcezza al naso dell’Amarone e la sua complessità aromatica», gli fa eco Zhang Le, direttore del ristorante e figlio dello chef Zhang Guoqing, «si adattano sorprendentemente alla cucina cinese, alle spezie, alla piccantezza. E’ un vino che si avvicina maggiormente rispetto ad altri che seguono una vinificazione più tradizionale, al vino di riso e in generale agli alcolici da pasto cinesi ».
Globalizzazione? Molto meglio, sincretismo culturale, capacità di compenetrazione fra patrimoni intellettuali sostanzialmente diversi, grazie al grande linguaggio comune del gusto. Di buon auspicio per iniziare a viaggiare almeno con il più percettibile dei sensi (almeno secondo Guy de Maupassant)
