Puzzle, fumetto, graffito: il multiforme ingegno degli azulejos

Puzzle, fumetto, graffito: il multiforme ingegno degli azulejos

Scritto da Camilla Castellani on . Postato in Cultura, Destinazioni

Azulejos: la storia del Portogallo raccontata a cielo aperto.

Lisbona, Portogallo.
Quando il 1 novembre 1755 le campane hanno iniziato a suonare da sole nessuno si sarebbe immaginato, figuriamoci aspettato, qualcosa del genere. Si gridava al miracolo, a una sorta di segnale divino per celebrare la festa di Ognissanti. Lisbona, come tutto il Portogallo, era gremita di gente. Persone in chiesa, persone per le strade, persone alle prese con le loro attività. Poi, tutto inizia a tremare. Tremare e crollare, crollare e tremare. Sei minuti di scossa, un lasso di tempo infinito per un terremoto che nemmeno si sapeva cosa fosse. Edifici, case, botteghe si sgretolano come castelli di sabbia e i palazzi superstiti vengono travolti da un altro fenomeno sconosciuto: le scosse sono così violente da avvertirsi in due continenti, Europa e Nord Africa, per poi ritornare e riversarsi sul territorio portoghese in uno tsunami devastatore. 

Difficile immaginarsi un Portogallo diverso da quello che attualmente si conosce. Altrettanto difficile è pensare a una diversa Lisbona. Affascinante, a tratti fascinosamente diroccata, decisamente esotica. Eppure, non riesco a separarla dai colori. Impossibile non pensarla variopinta; e la storia sembra essere dalla mia parte. 

Il Portogallo infatti non è solo una intrecciarsi di infiniti spazi aperti, natura selvaggia, città arroccate e incastrate tra coste, pianure, colline e monti, ma è anche il più interessante e mai completo puzzle di ceramiche dipinte: gli azulejos

Dopo infiniti e chiaramente fallimentari tentativi di azzeccare la pronuncia – ɐzuˈleʒu – scopro che il termine deriva da al-zuleique. La cosiddetta pietra liscia è la femmina alpha della decorazione medievale araba che, insieme ai mori, conquista il Portogallo nell’VIII secolo. Conquista dal sapore sentimentale oserei dire: i sovrani portoghesi ne sono totalmente rapiti, tanto da incuriosirsi alla tecnica e farla propria. 

Il Portogallo è un tripudio di quadrati sapientemente lavorati e dipinti a mano. Lucidi, laccati, sono il riflesso del buon umore anche nei periodi decisamente più bui. Sono passati dai palazzi di pochi, i sovrani committenti, agli edifici di tutti: chiese, istituzioni, piazze e infine anche le case. Ma sempre per mani artigiane. Hanno cambiato volto: dagli arabeschi ispanico-moreschi dell’arte islamica, ai passi biblici dell’arte sacra fino all’esotismo zoomorfo e alle figure barocche blu cobalto. Ma azulejos tipicamente portoghesi? Il loro essere mutevoli, il loro oscillare dalla tradizione più antica alla più contemporanea arte urbana rasentando il graffito. 

Se siete audaci, e un po’ tuttofare, l’internet vi intrappolerà in malefici e magnifici video su come realizzare azulejos fai da te: insomma, evviva il DIY – do it yourself – ma preferisco non assumermi responsabilità di esperimenti molto poco riusciti. Come direi amichevolmente: io ve la butto lì. Ricordo, in tempi non sospetti, di aver scritto di volare con la fantasia ma ricordiamoci che la nostra casa non è una bottega. Arriviamo ad un compromesso: scriviamo il Portogallo tra i buoni e speranzosi propositi per quando si tornerà a viaggiare. So che in loco molti artigiani organizzano piccoli laboratori di ceramica (strizzo l’occhiolino). Nel frattempo godiamoci un tour virtuale alla scoperta di questo primordiale, antico, pazzesco fumetto a cielo aperto: artsandculture.google.com/project/the-arts
Foto dall’alto: José Manuel, Miguel DaSanta Amatar, José Manuel.

Per maggiori informazioni: www.visitportugal.com/it

Camilla

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Camilla Castellani

Camilla Castellani

Arte, fotografia e musica i suoi giù grandi interessi. Appassionata di cultura urbana. Le entusiasma viaggiare e lo farebbe, se avesse soldi. Le piace scrivere di tutto, tranne la sua bio.