DAL 20 FEBBRAIO FINO AL 1° APRILE È ANDATO IN SCENA IL CAPOLAVORO DI FEDERICO GARCÍA LOCA AL CERVANTES THEATRE DI LONDRA.
Londra, Gran Bretagna.
Federico García Lorca (1898-1936), poeta e drammaturgo, è stato uno dei più grandi scrittori spagnoli del XX secolo. Fu ucciso dalle truppe nazionaliste all’età di trentotto anni all’inizio della guerra civile spagnola e due mesi dopo aver completato La casa di Bernarda Alba, opera che esplora i temi della repressione, della passione e del conformismo attraverso la rappresentazione del dominio di una matriarca sulle sue cinque figlie. Descritto dall’autore come “un dramma di donne nei villaggi della Spagna”, l’esclusione deliberata di qualsiasi personaggio maschile dall’azione contribuisce a costruire l’alto livello di tensione sessuale che è presente in questo capolavoro. Il regista Jorge De Juan, veterano del teatro spagnolo e fondatore della Spanish Theatre Company, riporta in scena a Londra l’opera di Lorca, sempre attuale e di grande impatto.
Agenda Viaggi ha avuto l’occasione di intervistare una delle protagoniste di questa iterazione dell’opera. Laura De Marchis, che in La Casa di Bernarda Alba interpreta Martirio, una delle cinque figlie di Bernarda, è un’attrice italo-spagnola diplomata alla Royal Central School of Speech and Drama di Londra. Nella seguente intervista abbiamo discusso della sua carriera, della recitazione da un punto di vista più tecnico e del suo ruolo in La Casa di Bernarda Alba.
“Com’è stato affrontare un testo così importante?”
“É stato bellissimo. Io mi sono diplomata in una scuola di recitazione specializzata in teatro contemporaneo, perché ero convinta, appunto, che quella fosse la mia inclinazione. Avere, tuttavia, l’occasione di pormi a confronto con un testo classico, un monumento del teatro spagnolo, per me è stato meraviglioso e anche una scoperta perché non avevo mai recitato in spagnolo. C’è anche da dire che Lorca è un autore bello intenso e complesso; quindi, sono partita con qualche perplessità e tanta paura di non essere all’altezza, però poi (questo testo) mi ha dato tantissimo. Poter dire quelle parole è stato veramente speciale.
“La Casa de Alba rimane un testo attuale anche nel 2023?”
“Diciamo che le condizioni di vita delle donne in Occidente è migliorata tantissimo rispetto ai tempi del franchismo in Spagna, però purtroppo resta un testo attuale perché in tantissimi altri posti del mondo la situazione è questa o ben peggiore, ed è per questo che il testo ha ancora un impatto forte sulle persone.”
“Com’è dover interpretare due volte al giorno un personaggio con una fisicità e un’espressività così specifica come Martirio?”
“All’inizio mi faceva molta paura. Ricordo che dopo la prima settimana di prove avevo mal di schiena, male agli occhi, mi sentivo una tale pesantezza addosso che ho dubitato di riuscire a interpretare questo personaggio ogni giorno per un mese e mezzo. Alla fine, però, il mio corpo si è abituato ed è diventata un’esperienza molto bella, perché Martirio è un personaggio talmente interessante e particolare in un mosaico di personaggi talmente affascinanti che, nonostante tutto, è stato un piacere poter interpretarla.
“Qual è stato il tuo approccio nel trovare il personaggio e trovare le giuste misure per interpretarlo correttamente? C’è stato un processo di ricerca?”
“Fino all’anno scorso Martirio era interpretata da un’altra attrice. Quando il regista mi ha chiamata, mi ha comunicato che avrei avuto solo una settimana di prove prima di andare in scena, che è pochissimo, perché sostanzialmente è andare in teatro e riprovare le battute all’infinito. Non c’è stata occasione, dunque, di fare tanto studio sul personaggio a livello pratico. Non ho avuto particolare spazio per improvvisare o quant’altro. È stata più una questione di analizzare il testo originale e carpire la personalità e le caratteristiche di Martirio, imparandola a conoscere così.”
“Immagino che poi, di settimana in settimana, il personaggio ti entri sempre più dentro…”
“Esatto. Il personaggio come lo faccio adesso non lo facevo nella prima settimana; quindi, è semplicemente mettersi l’anima in pace sapendo che il personaggio evolverà. È anche il bello del teatro, perché se le interpretazioni fossero tutte sempre uguali sarebbe anche un po’ noioso.”
“Rimaniamo sempre in tema interpretazioni: negli ultimi tempi si sta parlando molto del Metodo Stanisklavski (l’immersione totale, sia fisica che mentale, in un ruolo da parte di un attore, andando a mascherare la propria identità), più comunemente noto come Method Acting nel mondo anglosassone, spesso oggetto di aspre critiche, soprattutto per ciò che concerne il cinema. Da attrice teatrale, qual è la tua opinione a riguardo?”
“Come quasi tutti gli attori ho avuto modo di studiare il Metodo Stanisklavski durante i miei anni di formazione. Chi non è del settore magari non lo sa, ma è un metodo molto pratico e diciamo che ha poco a che fare con la psicologia e le tue esperienze passate. Diciamo che quella è stata una ramificazione apportata in seguito da Lee Strasberg (regista teatrale e insegnante di recitazione). Per quanto riguarda il Metodo Stanisklavski, per me è anche sbagliato definirlo un metodo, perché a parer mio la parola ‘metodo’ implica qualcosa di molto rigido. Diciamo che le sue intuizioni (i 7 punti cardine dei suoi insegnamenti) sono molto utili perché sono molto pratiche. Si basano sul porsi domande del tipo ‘che cosa vuole il mio personaggio?’ ‘Da dove viene?’ ‘Dove vuole andare?’ ‘Quali sono le sue relazioni con gli altri personaggi?’ Sono tutte cose che tu devi sapere per andare in scena e avere le idee chiare, altrimenti sei un po’ perso. Per riassumere, sono degli ‘appigli’ per gli attori.
“Parliamo di te: com’è maturata la scelta di intraprendere la carriera da attrice?”
“È stata una scelta molto sofferta, nel senso che io già da quando ero al liceo sentivo questa urgenza creativa, ma è stato difficile perché, non venendo da una famiglia di artisti, avevo un conflitto interiore che mi diceva che forse era meglio lasciar perdere questa strada. Dunque, in realtà, ci ho messo tantissimo tempo a prendere la decisione di concentrarmi su questo mestiere. L’anno fondamentale per me è stato il 2019, quando mi sono trasferita a Londra e ho deciso di provarci sul serio.”
“Sei un’attrice bilingue con una formazione accademica anglosassone: questa ambivalenza quanto è importante per te e per il tuo mestiere?”
“È un tale privilegio parlare tutte queste lingue che idealmente sarei propensa e pronta a saltare da una lingua all’altra e non solo da personaggio a personaggio. Diciamo che non mi pongo limiti, a prescindere dalla lingua.”
“Si dice che la lingua che stiamo parlando plasma, in parte, anche la nostra personalità. Qualcosa cambia quando passi da una lingua all’altra?”
“Per quanto riguarda me come attrice, sento un cambiamento nella recitazione quando parlo in spagnolo. Lo spagnolo è la mia lingua materna, la prima lingua che ho imparato, la lingua con cui mi parlava mia madre; quindi, per me, è stato curioso riscoprire una sensazione di dolcezza mentre recitavo. Erano proprio delle sensazioni diverse rispetto a quando recito in inglese o in italiano.
La Casa De Bernarda Alba, diretto da Jorge de Juan. Cast: Laura De Marchis, Teresa del Olmo, Maite Jiménez, Estrella Alonso, Candela Gómez, Teresa Cendón, Paula Rodriguez, Adela Leiro, Judith Arkwright, Laura Arnaiz, Oihane Rodríguez, Wakana Deska. In scena al Cervantes Theatre London.