“Rembrandt in una storia meravigliosa” dell’Accademia Carrara di Bergamo coniuga la dimensione internazionale con il maestro fiammingo con il collezionismo caratteristico dell’accademia. L’esibizione metterà in mostra opere normalmente non esposte dell’istituzione bergamasca affiancate al prestito generoso del Rijksmuseum di Amsterdam.
Bergamo, Italia
Dal 9 luglio fino al 17 ottobre, l’Accademia Carrara avrà come suo protagonista indiscusso Rembrandt, il maestro olandese ossessionato dall’autoritratto. La mostra a cura di Cristina Rodeschini, direttore dell’Accademia, e Paolo Plebani, storico dell’arte e conservatore dell’Accademia, farà percepire l’influenza che la scuola olandese con Rembrandt ebbe sulla pittura e la cultura europea. In particolare, l’autoritratto giovanile, gemma dell’esposizione, verrà messo in dialogo e relazione con dipinti di altri maestri fiamminghi e italiani. “Un’ospite straordinario che esalterà la ricchezza delle raccolte dell’accademia e che fu punto di riferimento il maestro fu non solo per i suoi allievi ma per i pittori d’Europa”, commenta Nadia Ghisalberti, assessore alla cultura di Bergamo. Prende poi la parola Rodeschini ringraziando in primo luogo il Rijksmuseum e Taco Dibbits suo direttore per aver reso possibile questa mostra e l’apertura all’arte europea dettata da una profonda stima reciproca e solidarietà fra i vari musei. “Rembrandt è un artista raro, dalla vita complessa tinteggiata di momenti di successo ma anche di sfortuna”, descrive la direttrice introducendo la struttura dell’esibizione.
Il percorso
Divisa in due ambienti narrativi, il percorso si snoderà in una prima parte dedicata alla vita dell’artista, conoscitore dell’arte italiana anche grazie al collezionismo del secolo d’oro dell’Olanda che contava numerosi pezzi di Tiziano e Raffaello. La seconda parte invece si soffermerà sui collezionisti della Carrara, tra cui Giacomo Carrara stesso, Guglielmo Lochis e altri. “Questa mostra ha spalancato le porte ad almeno una decina di progetti all’interno della collezione permanente che spaziano non solo tra pittura e scultura ma si affiancano a nuovi mondi espressivi”, annuncia Rodeschini. L’itinerario per il pubblico riguardante la sezione su Rembrandt si dividerà in tre momenti differenti: un primo nella saletta video in cui una voce narrante, idealmente del pittore stesso racconta, la sua vita e opere su base di fonti documentarie e biografie antiche, un’ambiente audiovisivo concepito in collaborazione con lo Studio NEO di Milano. Nella seconda sezione, uno schermo gigantesco mostrerà lo studio continuo di Rembrandt sul ritratto e l’autoritratto, portato avanti per tutta la sua vita con circa 80 opere raffiguranti il pittore stesso e numerose altre con modelli e commissioni. Una ricerca instancabile iniziata proprio con l’autoritratto giovanile del 1628 prestato dal museo olandese. L’opera dalle dimensioni piuttosto ridotte (causate da esigenze storiche) ha comunque una forza magnetica che attrae lo spettatore con sguardo ombroso in uno tête-à-tête intenso, varco fra le epoche storiche. Il viso, affogato nell’ombra e tagliato da una lama di luce laterale, è manifesto precoce delle intenzioni del pittore che per tutta la vita cercherà la perfezione degli effetti di luce e oscurità. Con alcuna tradizione iconografica alle spalle, il pittore solo ventiduenne proponeva con fare quasi arrogante la sua unicità in una tecnica chiamata in olandese “tronie” e in italiano, teste di carattere.
Studi di espressione
“Parte della ricerca di Rembrandt, infatti, si soffermava sul tentativo di riprodurre le passioni dell’uomo su tela, dalla paura allo stupore e allo sbigottimento”, spiega Plebani. Questa fu una novità anche nella pittura di storia a cui si dedicata il pittore fiammingo che infatti si concentrava non solo sulla rappresentazione dell’evento o dell’episodio ma anche sui sentimenti delle persone coinvolte in esso. Una tecnica straordinaria che rendeva i ritratti delle messe in scena, dei “ritratti in azione”. Al ritratto sono affiancati oggi in Carrara anche opere di pittori della bottega di Rembrandt che furono ispirati dal suo lavoro, tra cui Nicolaes Maes, pittore di corte interessatosi poi maggiormente alla pittura francese più classica, van den Eeckhout, nel cui autoritratto ritroviamo molti tratti tipici di Rembrandt, come il berretto che costruisce il gioco d’ombre, e van Santvoort. L’influenza di Rembrandt non si ferma però ai soli fiamminghi ma si espande anche a pittori e incisori italiani, tra cui Grechetto, di cui si possono ammirare alcune teste di carattere del 1630 dal tratto fitto e intrecciato a formare un chiaroscuro, Giuseppe Nogari e Bartolomeo Nazari.
Una storia meravigliosa
Si arriva infine alle stanze dedicate ai collezionisti della Carrara. La prima del percorso è un focus sulla figura di Giacomo Carrara, di cui è esposto un profilo a cera di un artista romano, posto nella sala del Mantegna. Seguono poi il busto dedicato a Guglielmo Lochis, uomo politico e collezionista con oltre 500 dipinti di Bellini, Canaletto e altri pittori che avevano a suo tempo suscitato l’interesse della National Gallery di Londra, e la sala dedicata a Giovanni Morelli, autorità nel campo delle attribuzioni e conosciuto per la sua specializzazione in Botticelli ma anche grande estimatore di dipinti della scuola fiamminga. Chiudono il percorso alcuni pezzi delle collezioni Martinengo Colleoni, con ritratti di Fra Galgario e due magnifiche rotelle da parata in legno, e Franconi, con incisioni di Giovanni Fattori suddivise in tre aree tematiche: Maremma, paesaggi, e vita militare.
Foto Gowen Marletta
Per maggiori informazioni e prenotazioni, visita il sito dell’Accademia Carrara.