Dal 14 giugno al 14 luglio 2025, il Comune di Carugo ospita MANIFEST’ART- La città che si immagina, un progetto di arte pubblica promosso da FAS2018 in collaborazione con il Comune di Carugo, con la curatela di Valeriangelini.
Carugo (CO), Italia.
“MANIFEST’ART- La città che si immagina” coniuga il concetto rinascimentale di “città ideale” con l’intento politico (nel senso originario di gestione della polis) di intervenire nel tessuto urbano interagendo con la comunità.

F.A.S. (famiglia artistica seregnese), oggi FAS2018
“L’associazione è nata nel ’59. Io ne sono la presidente da gennaio – spiega Valeriangelini, artista romana, in Brianza da 25 anni – Ruotavano personaggi veramente importanti, come Agostino Bonalumi o Enrico Castellani; Seregno era una piattaforma collaterale a Milano, tanti imprenditori e tantissimi collezionisti d’arte erano veramente interessati a fare cultura! Negli anni Sessanta c’erano cinque o sei gallerie in città, oggi ne è rimasta una, che però ha preso le distanze dall’associazione: la storica galleria San Rocco, aperta dal collezionista Luciano Silva e sede delle quattro edizioni del Premio Nazionale di Scultura di Seregno”.
Tema della mostra
““La città che si immagina” può trarre spunto da Italo Calvino, ma anche dal Rinascimento, quando gli artisti immaginavano di suggerire un prototipo di città che potesse far coesistere in armonia architetture e vita quotidiana. I valori spirituali e umani accompagnavano le persone nel quotidiano: lo spazio e la persona erano sintonizzati; nello spazio armonico le qualità spirituali si elevano”.

Arte pubblica
L’arte pubblica (attraverso gli spazi dei manifesti referendari, in questo caso) nasce con l’intento, tra gli altri, di riqualificare un territorio: “Ho fatto un giro nella città di Carugo – continua Valeriangelini – Mi avevano chiesto un progetto per la città e io ho pensato, viste le risorse (non c’è un museo, una galleria civica), di creare un progetto diffuso, che invitasse lo sguardo. Anche laddove i passanti non sono interessati vengono travolti dalle immagini.
La nostra intenzione è dare l’accesso all’arte, alla bellezza, all’immaginazione attraverso i manifesti”.

Carugo
“Carugo è una città un po’spenta, fu teatro di una grande urbanizzazione tra gli anni Ottanta e Novanta, sede di grandi multinazionali, come Molteni, Cassina eppure piccola: ci sono 6600 abitanti.
Le vecchie esposizioni sono chiuse, sulla via principale ci sono l’edicola, il tabaccaio, il panettiere, è una città che ha perso l’anima.
La nuova giunta ha voluto puntare alla valorizzazione del territorio attraverso il verde: Carugo è tra i 100 siti europei più verdi, ha un’area verde che si estende fino a Como con un percorso delle acque molto interessante”.
Gli artisti in mostra
I quindici artisti partecipanti sono: Lucio Barlassina, Luigi Belicchi, Vittorio Brunello, Antonella Casazza, Gianni Depaoli, Rolando Gabaro, Peter Hide, Emanuele Magris, Kris Natarò, Tiziano Pulze, Isabella Rigamonti, Francecsa Scarfiello, Rossella Tramet, Tiziana Trezzi, Valeriangelini.

Il verde
“Gli artisti hanno immaginato la città dal punto di vista ambientale. Tiziano Pulze ha immaginato questi ulivi e i bambini che in bicicletta attraversano il campo di ulivi, quasi una pittura impressionista. Gianni Depaoli ha fatto uno studio sull’acqua; ha ereditato un’azienda di prodotti ittici, crea sempre progetti legati al mare, all’acqua con un’attenzione a sensibilizzare riguardo l’inquinamento. Le opere vanno dalle illustrazioni per bambini a manifesti impegnati”.
Un atto politico
“Si dice “manifestare”: si usa un manifesto per portare avanti delle idee politiche anche per portare avanti idee che rompono uno schema. Questa mostra rompe gli schemi. Vuole dire: “L’arte, la bellezza possono cambiare la prospettiva di quello che vedete!”.
Durante inaugurazione ho voluto far intervenire gli artisti: ne è nato un bel dialogo con il pubblico”.

Progetti futuri
“A volte le affissioni sembrano una piccola cosa, in realtà rispetto alla galleria sono veramente accessibili a tutti h24. In futuro vorrei che i nostri progetti avessero la possibilità di uscire dal territorio cercando collaborazioni anche con altri comuni”.
Photo Elena Borravicchio