
ED ECCOCI GIUNTI NELLA SECONDA E ULTIMA PARTE: “ALLA (RI)SCOPERTA DELLA GARBATELLA”. ATTRAVERSO VILLINI E LOTTI NATI NEGLI ANNI ’20, SUGGESTIVE ARCHITETTURE DAL VALORE ARTISTICO INESTIMABILE, UN LUOGO DIVERSO DA OGNI ALTRO QUARTIERE DI ROMA, UN VIAGGIO COINVOLGENTE SOSPESO NEL TEMPO, TRA PALAZZI ROSSI, PIAZZE, SALISCENDI E SCORCI ANCORA TUTTI DA SCOPRIRE, A DUE PASSI DAL CAOS METROPOLITANO.

Roma, Italia.
In tempi antichi il territorio della Garbatella, fertile e coltivato a vigne, alberi da frutta e olivi, costituiva parte degli horti romani; tenute di campagna che i più facoltosi cittadini amavano avere. Anche durante lo Sato pontifico mantenne la sua vocazione agricola. Nel 1500 una nobile famiglia senese vi costruì il suo casino da caccia, poi trasformato in villa. L’edificio venne rimaneggiato durante la costruzione del quartiere e trasformato in scuola per l’infanzia. Oggi è una scuola materna.
Salendo alla Garbatella da San Paolo si possono seguire due vie. Una è Via delle Sette Chiese che lì inizia costeggiando una parete tufacea e prosegue fino all’Appia Antica alla Basilica di San Sebastiano (circa un’ora per l’intero percorso camminando lentamente). L’altra è Via Giulio Rocco al termine della quale c’è una scalinata che immette in Piazza Benedetto Brin. Il palazzo difronte, con un arco centrale, simboleggia l’ingresso alla Garbatella e una lapide, posta sul lato destro, indica la posa della sua prima pietra. È la prima costruzione realizzata. Sono case giardino e dopo poco segue la seconda fase costruttiva; le case rapide.
Furono costruiti anche il Cinema Teatro Garbatella, oggi Teatro Palladium, i Bagni Pubblici e la monumentale scuola elementare a suo tempo all’interno divisa in due ali; una maschile e l’altra femminile. Il quartiere ha quattro Chiese. Quella di San Francesco Saverio in alto accanto alla scuola elementare, che nell’immediato dopoguerra ospitò per circa due anni il giovane sacerdote polacco Carol Wojtyla, che dopo la nomina a Papa sarà la prima visita parrocchiale che effettuerà. Una sua statua in bronzo all’interno ne commemora l’avvenimento. Quella di Santa Galla, originariamente vicina al teatro di Marcello, che fu abbattuta per costruirvi l’Anagrafe centrale del Comune di Roma. Di quell’antica chiesa resta solo la pala dell’Altare Maggiore. Una piccola Chiesa ottocentesca preesistente e ancora in ottimo stato dedicata ai Santi Isidoro ed Eurosia, nota come Sant’Eurosia o semplicemente la Chiesoletta. Affianco a quest’ultima fu costruita negli anni cinquanta, dopo la guerra, la Chiesa di San Filippo Neri in Eurosia. Entrambe queste ultime sorgono lungo Via delle Sette Chiese. Sulla parete della Chiesoletta c’è una scritta Via Paradisi con due medaglioni. Uno è l’effige di San Carlo Borromeo e l’altro di San Filippo Neri. Quest’ultimo aveva a lungo, da giovane, meditato percorrendo la via sino alle Catacombe di San Sebastiano. Nella seconda metà del 1500 aveva riavviato il giro delle Sette Chiese. Nel 1575 i due santi l‘avevano effettuato insieme seguiti da migliaia di fedeli. Anche Michelangelo e il Vasari c’erano passati nel 1550.
Ci passò anche l’imperatore Carlo V, con l‘esercito al seguito, per andare da Papa Paolo III. Nell’aprile del 1536, venendo da Napoli lungo la via Appia, arrivato all’altezza di San Sebastiano, girò a sinistra e percorse tutta Via delle Sette Chiese sino a San Paolo, dove pernottò prima d’incontrare il Papa l’indomani a San Pietro.
Per costruire la Garbatella fu interrato il fiume Almone che l’attraversava
Da San Sebastiano, passando attraverso gli ampi spazzi verdi da cui si osservano i Castelli romani e sotto cui sono le Catacombe di San Callisto, si arriva alla Chiesa di Santa Maria delle Piante (dei piedi) detta anche del Quo Vadis. Sorge sulla Via Appia Antica nel punto esatto dove nel 66-67 D. C. secondo la tradizione Petro, uscendo da Roma per sfuggire alla persecuzione dei cristiani ordinata dall’Imperatore Nerone, incontrò Cristo che si dirigeva verso la Città. Meravigliato gli chiese: “Domine quo vadis” (Signore dove vai?). La risposta fu: “Venio Romam iterum crucifigi” (Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo). Pietro capì il messaggio, tornò indietro, fu arrestato e ucciso come sappiamo. All’interno della chiesa, dopo l’ingresso, un blocco di marmo bianco porta l’impronta di due piedi. Secondo la tradizione sono le orme lasciate da Cristo. È una copia perché l’originale è custodito all’interno della Basilica di San Sebastiano.
Da largo delle 7 Chiese, in pieno rione, parte Via Giovannipoli che si arresta davanti alla piccola rocca che domina San Paolo. Ricorda un tragico avvenimento dell’agosto 846 quando una flotta di 62 vascelli saraceni approdò ad Ostia. Con undicimila uomini e cinquecento cavalieri marciarono verso Roma depredando e distruggendo. Saccheggiarono anche le Basiliche di San Paolo e San Pietro razziando tremila chili d‘Oro e trentamila d‘Argento. Non potendo trasportare la grande urna di bronzo contenente il corpo dell’Apostolo Pietro, la spezzano distruggendone il contenuto. Trafissero con le loro lance tutte le immagini di Cristo e degli Apostoli. Papa Sergio II ne morì di dolore. Il suo successore, Giovanni VIII, costruirà nel punto alto della Garbatella che domina la Basilica e da cui si controlla il punto d’ingresso a Roma dal mare, una cittadella fortificata chiamata Giovannipoli. Oggi non ne restano tracce, sembra a causa di un violentissimo terremoto che nel settembre del 1349 interessò tutta l’Italia centrale facendo crollare anche parte del Colosseo e sia il campanile e sia l’atrio della Basilica di San Paolo.
I primi edifici costruiti hanno uno stile chiamato “Barocchetto romano” che mostra mascheroni, animali e fregi architettonici e non mancano esempi di architettura del periodo fascista come i quattro archi che chiudono Piazza Damiano Sauli posti difronte alla Scuola elementare Cesare Battisti.
Nel 2020, in occasione dei suoi primi cento anni, al quartiere, ex Borgata, Garbatella è stato conferito il titolo d Rione storico
A Sud Ovest la Garbatella confina con la Via Ostiense ove sorge la Basilica di San Paolo.
Ad Est con la Via Cristoforo Colombo. Il Governo italiano aveva ottenuto che nel 1942 l’Esposizione Universale si tenesse a Roma, acronimo E.U.R. e fu costruito l’omonimo quartiere. I visitatori sarebbero arrivati principalmente in treno alla stazione Termini. Per raggiungere i padiglioni da Termini furono previste due direttrici. Una con metropolitana e furono costruite le gallerie che dalla stazione arrivano sino alla Piramide Cestia. L’altra stradale tracciando la Via Dell’Impero. A causa degli eventi bellici quei progetti morirono. Nell’immediato dopoguerra fu completata sia la metropolitana utilizzando quelle gallerie e sia la via che prese il nome di Cristoforo Colombo.
A Nord con la Stazione ferroviaria Ostiense, vicina alla Piramide di Caio Cestio. Era un semplice scalo ma in occasione della visita a Roma di Hitler, nel maggio del 1938, fu convertita in importante stazione. Due grandi altorilievi in travertino sulla facciata e il mosaico con tessere bianche e nere sul pavimento dell’atrio, a imitazione di quelli dell’antica Roma, ne ornano l’ingresso. Il piazzale esterno fu anche arricchito di fregi che servivano a far capire all’altro dittatore in quali luoghi di antiche e fastose glorie fosse capitato.
L’ospite arrivò in anticipo rispetto all’inaugurazione ufficiale per cui molti ornamenti architettonici monumentali furono realizzai velocemente con pannelli di legno e stucco, per poi essere successivamente rimossi.
In un’intera giornata è possibile farne il giro completo, partendo da San Paolo, per visitarne gli angoli più caratteristici. Percorrere tutta Via delle Sette Chiese sino a San Sebastiano. Dirigersi a visitare la Chiesa del Quo Vadis e rientrare ove sorgono i quattro Alberghi, costruiti nella parte bassa del Rione.
A cura di Mauro Valeriani. Foto Giovanna D’Alterio
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