“VIRGILIO MILANI E L’ARTE DEL ‘900 IN POLESINE” A PALAZZO RONCALE A ROVIGO

“VIRGILIO MILANI E L’ARTE DEL ‘900 IN POLESINE” A PALAZZO RONCALE A ROVIGO

Scritto da Marta Covre on . Postato in Appuntamenti, Cultura

Sopra, Paolo Gioli, foto delle opere monumentali di Milani.
Foto piccola in alto, Virgilio Milani, Ritratto della nipote, marmo, anni ’20.

Questa mostra, che per imposizione dello stesso Milani non deve essere una retrospettiva personale, raccoglie alcuni dei più alti esempi dell’arte del Novecento nella provincia di Rovigo, divenuta culla e rifugio di artisti italiani e stranieri tra i più significativi quanto sottovalutati del secolo scorso.

Vittorio Milan, Il casone delle angurie, 1955.

Rovigo, Italia. 

Pochi artisti sono così strettamente legati a una città quanto lo è Virgilio Milani (1888-1977) a Rovigo. Qui egli nacque, visse la maggior parte della sua vita e morì. Le sue opere di arte pubblica e monumentale sono sparse lungo le vie e sulle facciate dei palazzi; nel cimitero cittadino si incontrano esempi di gusto Liberty nelle tombe Oliva (1910) e Caniato (1915) e del successivo passaggio al Simbolismo nelle tombe Giandoso e Bacchiega. Dagli anni ’20 del Novecento Milani diventa di fatto lo scultore ufficiale dell’intero Polesine, disseminando opere nelle principali piazze e chiese del territorio. Eppure non è nella monumentalità che lo scultore esprime al meglio il proprio talento. Le opere “private” rappresentano il vertice della sua abilità: sculture in terracotta, terra cruda, gesso e bronzo sono i suoi capolavori.

Nello studio di Milani, presso la ex sinagoga di Rovigo, prendono forma opere palpitanti ed espressive come la Contadina polesana e il bassorilievo Volo a vela, nudi femminili a grandezza naturale, teste che sono veri e propri ritratti. Di particolare pregio è il Ritratto della nipote, un magnifico esempio della capacità di Milani di rendere le sue opere astoriche e atemporali, trasformandole in simboli universali di un concetto, in questo caso la giovinezza. Alla fine degli anni ’60 il suo stile vira all’Astrattismo assoluto: ne è un esempio la grande stele in acciaio inox di circa dieci metri posta nel cortile della scuola “Casalini” di Rovigo. Fino alla fine dei suoi giorni, Milani continua a progettare bozzetti e modelli di sculture astratte, giungendo però poi a disconoscere in parte il proprio lavoro e a distruggere ciò che non riconosceva più come espressione della sua arte.

La mostra

Questa mostra non s’aveva da fare. Per precisa volontà testamentaria dell’artista, che lasciò scritto “non venga allestita né ora né mai nessuna mostra dei miei lavori”. L’escamotage trovato dagli organizzatori è stato l’inserimento delle opere di Milani in un contesto più ampio, l’arte polesana del Novecento. La presenza di altri artisti che con lo scultore hanno lavorato, hanno avuto reciproche influenze, o sono stati suoi contemporanei ha permesso di trasformare quella che sarebbe stata una personale espressamente vietata in una celebrazione collettiva. Ecco dunque che, accanto a Milani, trovano posto Paolo Gioli, che ne fu allievo e figlio putativo, il pittore veneziano Giuseppe Santomaso, i rodigini Mario Cavaglieri ed Edoardo Chendi e il turco di origine armena Leone Minassian. Tutti artisti che avevano scelto di vivere, frequentare o semplicemente rimanere nel Polesine.

La mostra inizia nell’atrio di Palazzo Roncale, dove per la prima volta dialogano tra loro il gesso e il bronzo di un’opera emblematica di Milani, quella Contadina polesana già citata. Al secondo piano si incontrano numerose sculture: busti femminili, diverse teste, tra cui il Ritratto della nipote, e numerosi progetti, bozzetti, studi e prove in terracotta, gesso e bronzo. Un’opera degna di attenzione è un nudo femminile in bronzo, dalla superficie tutt’altro che levigata. Si tratta di un progetto denominato Virgilio Milani 1933 – Vittorio Milan 1973. Nel 1973 l’originale scultura in terra cruda di Milani fu vandalizzata e ridotta in pezzi. Milan propose di restaurarla: iniziò così un lavoro certosino di recupero e riposizionamento dei singoli frammenti e di ingabbiatura in una rete metallica, prima di procedere alla fusione in bronzo. Per volontà dell’autore, i segni dei danneggiamenti e del recupero sono ben visibili nella versione finale dell’opera.

Infine, una saletta è dedicata alle riproduzioni fotografiche delle maggiori opere di arte pubblica di Virgilio Milani, che per ovvie ragioni non potevano essere spostate. Una su tutte, la bellissima Fontana della Riconoscenza che troneggia nel piazzale della stazione ferroviaria, eretta in ricordo della terribile alluvione del 1951. In questo modo il visitatore ha la possibilità di ammirare anche l’aspetto monumentale della sua produzione e quelle opere a cui magari, camminando distrattamente in città, non fa sempre caso, ma che rendono Rovigo più ricca d’arte di quanto si pensi. O quelle opere che non vengono in genere considerate propriamente artistiche, perché legate al contesto cimiteriale e dunque escluse dalle canoniche passeggiate.
Foto Marta Covre

Palazzo Roncale, Rovigo.
Info

VIRGILIO MILANI e l’Arte del ‘900 in Polesine

A cura di Alessia Vedova, da un’idea di Sergio Campagnolo

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Palazzo Roncale, Rovigo – Piazza Vittorio Emanuele II, 25

25 marzo – 25 giugno 2023

Aperto tutti i giorni, lunedì-venerdì 9:00-19:00, sabato-domenica 9:00-20:00

Ingresso gratuito

www.palazzoroncale.com

Marta Covre

Trevigiana doc dal 1990, laureata in turismo, ora lavora a Venezia. Affascinata dalle lingue e culture del mondo, si cimenta da autodidatta negli idiomi che la attraggono – gaelico di Scozia in testa – mentre raccoglie il coraggio per affrontare il sanscrito. Da sempre appassionata di Storia, all’università ha iniziato ad approfondire la Grande Guerra partecipando a un progetto di ricerca, per poi entrare nel mondo del lavoro facendo diverse esperienze in ambito culturale. Sognatrice accanita, lettrice onnivora, ascoltatrice compulsiva di musica, è alla perenne ricerca di stimoli, nonché del suo personale Santo Graal. La sua giornata ideale comprende la ricerca di informazioni sulla prossima meta, la costruzione di itinerari, lo studio, magari pratico, della cucina locale, e infine il sogno a occhi aperti del momento di partire.