Corfù, Grecia.
Un crocevia. Questo è sempre stata Corfù, Kerkyra, la più settentrionale delle isole Ionie, summa di mediterraneità da sempre, méta privilegiata dagli italiani, perché così greca e così italiana insieme.
Anzi Veneziana, perché la città, dominata da due fortezze imponenti, parla ad ogni passo della Repubblica Serenissima che resse l’isola tra il XIV e il XVIII secolo. Ad iniziare dal suo salotto buono, il “liston” in lucida pietra d’Istria come i selciati di Venezia; lo stesso dicasi per i vicoli stretti come calli e le piazzette che sembrano campielli, adorni di vere da pozzo così belle e conservate che neanche a Venezia.
Ma a Corfù si sente anche il tocco della dominazione inglese, non solo grazie ai romanzi autobiografici del naturalista Gerald Durrel, ma nella struttura imponente del palazzo di San Michele e San Giorgio, che oggi ospita una collezione d’arte orientale di sorprendente bellezza e rarità. E pure un afflato di civetteria francese, lasciato in epoca napoleonica, nelle architetture neoclassiche e nei boulevard.
Un Festival per le tante anime dell’isola.
Questa la cornice affascinante del secondo “Taste Corfù”, festival gastronomico che vuole essere anche un ripensamento della propria storia. A partire dal pay off di quest’anno “Discover Yourself” che allude a Ulisse- Odisseo che qui, ultima tappa del lungo viaggio di ritorno a Itaca, svelò a se stesso e al re dei Feaci Alcinoo il suo vero nome e ottenne una nave per raggiungere la patria.
Ma soprattutto vuole alludere alla riscoperta delle comuni radici che uniscono all’Italia e al rigenerarsi degli ospiti dell’isola a contatto con la natura e la bellezza del luogo.
Quest’anno dunque il festival parla di cibo e di storia. Quella antica, che unisce le due rive dello Ionio, Corfù alla Magna Grecia; Pitagora, nella sua scuola di Crotone, speculò sul cibo e sul nesso fra dieta e filosofia. Alcinoo, mitologico re dei Feaci, era fratello dell’eroe eponimo Crotone. E allora ecco che la cucina corfiota danza a quattro mani con quella calabrese.
Marina Beska, chef locale con l’animo della globetrotter per condividere la sua esperienza (a MedTaste 2017, progettato dalla società veneziana Marco Polo System), ospita nella sua taverna Gaetano Nicoletta, giovane chef crotonese di Le Stanze. Insieme hanno concepito una serie di contaminazioni dal sapore intenso, dalle crocchette con baccalà e ‘nduja alle cozze gratinate, dal baccalà arriganato al bourdeto (di chiara derivazione dal brodéto veneto).
Nello stesso spirito di condivisione si sono incontrate due scuole, la locale School of Tourism Professions e la Fondazione ITS Albatros di Messina, scambiandosi conoscenze, tecniche e prodotti.
Un po’ veneziana, molto internazionale
Più recente, ma di grande interesse, la storia narrata seguendo le tracce di Ioannis Kapodistrias, il figlio più famoso di Corfù che nel XVIII secolo studiò Giurisprudenza e Medicina a Padova, fu ministro alla corte dello Zar di Russia, protagonista nella costruzione della Costituzione della Svizzera e primo presidente della Grecia unificata.
Nel campiello con al centro una splendida vera da pozzo che riporta magicamente alle sere veneziane, la musica ottocentesca di un quartetto d’archi e i versi di poemi greci declamati da un attore, sono stati la cornice al menù degustazione dello chef Iannis Vlachos del ristorante Venetian Well che ha saputo reinterpretare i prodotti locali con eleganza degna del desco del nobile Kapodistrias; dalla sua cucina, escono quotidianamente la zuppa di zucca con il prosciutto noumboulo corfiota, dolci gamberi in tartare, il rognone con funghi, tartufi e mousse di scorzonera, l’agnello a bassa temperatura su puré di melanzane.
L’anima di Corfù aperta al mondo oggi come un tempo è rappresentata anche dalla comunità ebraica, presente sull’isola dal XII secolo proveniente dai Balcani e arricchitasi nel periodo veneziano. Oggi, dopo la seconda Guerra Mondiale, si è ridotta, ma rimangono alcune famiglie, una bella sinagoga nel centro storico e il medesimo spirito di accoglienza dei greci, che ha portato lo scrittore Albert Cohen a dichiarare alla stampa “je suis corfiot”.
Per l’occasione la Sinagoga è risuonata delle musiche tradizionali ebraiche e di alcune letture di Asma Asmaton, lirica contro la guerra che allude al cantico dei cantici di Salomone. Massimiliano di Matteo, chef italo-israeliano, vincitore di un’edizione di Masterchef Israele, ha trasportato quindi gli ospiti nel mondo di una cucina che ha seguito (e si è adattata) alla diaspora del popolo ebraico in tutto il mondo.
Una natura prorompente, un mare cristallino, bellissimi monasteri.
A far da cornice la bellezza cristallina dell’isola, il verde vivido delle montagne, i cipressi, i tanti agrumeti (qui un botanico inglese, Sidney Merlin, ha importato le “sue” arance Navel e il kunquat) che hanno reso l’ottima gastronomia ancora migliore. Imperdibile Paleokastriza sulla costa occidentale, con le alte rocce bianche che si tuffano nel mare cobalto, le spiagge candide dalle acque trasparenti e il monastero della Madonna che veglia dall’alto abbracciando un panorama maestoso.
Romantico, piccolo, quasi commuovente, un altro monastero e un’altra Panaghia (Madonna). E’ Panaghia Vlacherna che si allunga nel mare dalla spiaggia di Kanoni, bellissima location all’incontro con i produttori di vino, olio, liquori al ristorante Flisvos. In lontananza, l’isola di Pontikonissi (o del topo) che si dice fosse la nave donata ad Ulisse e trasformata in roccia dalla furia di Poseidone.
Per mangiare il pesce freschissimo, calamaretti fritti, cozze in guazzetto, polpo e gamberi alla griglia con i piedi praticamente nell’acqua, il ristorantino di Nikos nella baia di Agni sulla costa orientale, offre tranquillità, un molo sul mare trasparente, le montagne dell’Albania all’orizzonte, in un’atmosfera lenta e rilassata.
E come sempre in occasioni conviviali, esce lo spirito greco: il sorriso, la musica, le danze, la grande ospitalità degli abitanti dei piccoli villaggi come Benitses, spiaggia di pescatori dove le donne della locale associazione culturale si sono esibite in danze gioiose – Furlana, Kalamatianòs, Sirtòs – e magnifiche ricette di casa che solo a Corfù si possono gustare, come una pita al baccalà, una moussakà di pesce, le seppie alle verdure selvatiche, il sofrito, carne speziata cotta nel vino, in un vero tripudio di sapori e allegria.
Dormire:
Bella Venezia – storico albergo in un bel palazzo neoclassico, costruito in periodo inglese che fu un collegio femminile. In pieno centro storico
Corfù Palace Hotel – grande cinque stelle, buon servizio, ottimo ristorante, una bella piscina d’acqua di mare e grande vista sul porto e la fortezza