Red Bank, USA.
Quando si nomina Jon Bon Jovi subito vengono alla mente folle oceaniche di giovanissimi, e non, che cantano a squarciagola le sue epiche canzoni, che dalla fine degli anni ’80 ad oggi hanno saputo stregare migliaia di fan in tutto il mondo. Icona della musica pop, il cantante è da diversi anni impegnato in progetti umanitari con la JBJ Soul Fondation, organizzazione no profit sorta nel 2006 con l’obiettivo di recuperare dal declino e dall’indigenza “un’anima alla volta”, favorendo lo sviluppo di progetti internazionali di aiuto e sostegno a poveri e disadattati.
Ciò che rende interessante e curioso Soul Kitchen non è solo il suo patron ma anche la sua struttura e ciò che propone, ovvero una cucina casalinga regionale americana – un menù di tre portate realizzate con ingredienti biologici freschi e locali – ma soprattutto un vero e proprio servizio: il menù infatti non ha prezzo ma viene pagato con una donazione (a partire dai 10 dollari) oppure con lavoro volontario presso il ristorante; non è necessario né si può prenotare, poiché la mission sta nella condivisione del desco tra estranei, per favorire la costruzione di nuove relazioni.
Chi sceglie Soul Kitchen sa di non andare in un semplice ristorante, dove soddisfare la propria fame o curiosità, ma di sperimentare un nuovo modo di intendere il pasto, visto come celebrazione della comunità e come momento di pura e gratuita convivialità. Non è un caso, infatti, che il motto della JBJ Soul Fondation reciti: “felici sono le mani che danno da mangiare”.
D’altronde, come lo stesso Bon Jovi cantava “questa è la mia vita, ora o mai più” (“It’s my life, it’s now and never”), questo è il momento per fare la differenza: con la sua fondazione e Soul Kitchen lui l’ha fatta.
Soul Kitchen è aperto di giovedi, venerdì e sabato dalle 17 alle 07 e domenica dalle 12 alle 02.
Laura Carbonelli