Quando l’identità si sgretola, i frammenti si muovono autonomi. Billy è un mosaico disordinato, un puzzle senza soluzione, ogni suo pezzo ha una storia diversa. Chi decide chi è davvero? Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo, in scena al Parenti di Milano in prima nazionale fino al 13 aprile, si ispira alla vicenda di Billy Milligan, protagonista di uno dei più controversi procedimenti giudiziari della storia americana.
Milano, Italia.
Appuntamento al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 13 aprile con la prima nazionale di Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo: il regista Fausto Cabra incontra Gianni Forte (Compagnia Ricci/Forte) per una pièce che trae ispirazione dal caso che scosse profondamente l’America degli anni ’70, già raccontato nel libro Una stanza piena di gente di Daniel Keyes che ha ispirato la serie The Crowded Room. Lo spettacolo infatti si ispira alla vicenda di Billy Milligan, protagonista di uno dei più controversi procedimenti giudiziari della storia americana. La visione è vietata ai minori di 16 anni.

Lo spettacolo
Alla fine degli anni ’70, Milligan fu accusato di aver rapito, stuprato e rapinato tre studentesse. Durante il processo emerse un elemento senza precedenti: il giovane ospitava dentro di sé 24 personalità diverse.
La sua condizione lo portò a essere il primo imputato nella storia degli Stati Uniti a essere dichiarato non colpevole per infermità mentale dovuto ad un disturbo dissociativo della personalità, dando il via a un acceso dibattito tra giustizia, psichiatria e opinione pubblica.
Le parole di Fausto Cobra
“Da molti anni coltivavo la fantasia di sviluppare uno spettacolo su questo caso – afferma il regista Fausto Cabra – ma volevo che fosse più di un semplice racconto giudiziario. Ho chiesto quindi a Gianni Forte di trasformarlo in un viaggio più ampio sull’identità, la finzione, l’auto-menzogna e il processo di liberazione dal trauma. Attraverso Billy, figlio di un attore comico suicida e cresciuto in un ambiente familiare ostile, abbiamo immaginato un attraversamento delle zone più oscure e disturbanti della mente umana, una riflessione sulla necessità di smettere di cercare certezze assolute e di confrontarsi, invece, con la complessità di ciò che siamo.”

Un mosaico da decifrare
La messinscena si sviluppa come un flusso continuo di piani narrativi sovrapposti, riflettendo la frammentazione mentale del protagonista. Il pubblico è chiamato a orientarsi tra realtà oggettiva, percezione soggettiva e stratificazioni interiori, immergendosi in uno spazio scenico in cui i confini tra sogno, ricordo e presente si dissolvono.
Il palcoscenico diventa un luogo fluido, un territorio mutevole dove le certezze si sgretolano e la narrazione assume la forma di un mosaico da decifrare.
Drammaturgia di Gianni Forte
Questo gioco di sovrapposizioni si riflette nella drammaturgia di Gianni Forte, che costruisce la storia intrecciando tre livelli narrativi distinti ma intrecciati tra loro. Da un lato, l’indagine legale segue il processo giudiziario, tra prove, testimonianze e contraddizioni, cercando di far emergere una verità processuale su Billy Milligan e sui crimini di cui è accusato. Parallelamente, l’indagine psicologica penetra nei labirinti della sua mente dissociata, esplorando i traumi e i meccanismi di difesa che hanno frammentato la sua identità in molteplici personalità. A queste due dimensioni si aggiunge l’indagine teatrale, che si interroga sulla natura stessa della rappresentazione e sulla capacità del teatro di smascherare le illusioni, rivelando al tempo stesso la potenza e il pericolo della finzione.

Raffaele Esposito è Billy Milligan
Nel ruolo di Billy Milligan, Raffaele Esposito si immerge in un vortice di trasformazioni, dando corpo e voce ad alcune delle molteplici identità del protagonista. Attraverso un continuo passaggio da un’identità all’altra, si trasforma con un’abilità camaleontica, capace di esaltare e restituire tutta la complessità del personaggio. Attore di teatro, cinema e televisione, Esposito ha collaborato con alcuni dei più importanti registi della scena italiana e internazionale. Dopo un sodalizio artistico decennale con Luca Ronconi, ha lavorato anche con Peter Stein, Federico Tiezzi, Declan Donnellan e Massimo Popolizio.
Altri contributi
Accanto a lui Anna Gualdo ed Elena Gigliotti si alternano in tutti gli altri ruoli della messa in scena. Lo spettacolo si avale inoltre del contributo di Stefano Zullo per le scene, Eleonora Rossi per i costumi, Mimosa Campironi per la drammaturgia sonora e le musiche, con grafica e contributi video curati da Francesco Marro.
INFO
Per informazioni e dettagli, consultare www.teatrofrancoparenti.it
Photo courtesy of Ufficio Stampa Franco Parenti