L’antica città di Olinto, la Pompei della Penisola Calcidica. Un itinerario attraverso; 1) La nascita del mito: la Gigantomachia. 2) La parte storica: il fiorire di Olinto e della Lega dei Calcidesi. 3) Filippo II° e la distruzione della città. 4) I ritrovamenti archeologici. 5) La visita ai resti dell’antica città.
Grecia.
Una furibonda battaglia scuote l’antica Macedonia: si svolge nella Penisola Calcidica, le cosiddette “tre dita” protese verso il mare Egeo. È la lotta fra l’ordine ed il caos, fra gli dei dell’Olimpo ed i Giganti, figli di Urano e di Gea. Esseri enormi e selvaggi, con la parte superiore del corpo a forma umana e le gambe unite a formare la coda di un serpente, nascono con l’istinto guerresco nelle cellule e bramano la conquista del regno degli dei. Il loro capo è Alcioneo e sono 24, invincibili persino per Zeus, Atena ed Apollo, che non riescono a sottometterli in alcun modo. Per riuscirvi, gli dei sono costretti a chiedere l’aiuto di un semidio, figlio di Zeus e di una mortale: Eracle, l’Ercole dei romani. Lo scontro sarà terribile e vedrà nascere isole, terremoti e distruzione, e verrà dai Greci chiamato Gigantomachia, da gigas gigante e machia, battaglia. Alla fine sarà l’ordine a prevalere, in una regione che vedrà una gloria che abbraccerà il mondo antico alternarsi poi a secoli di totale dimenticanza.
Malgrado la furia della distruzione, l’area in cui si svolge lo scontro sarà sempre abitata nella storia come nel mito, e da esso prenderanno il nome le tre penisole: Kassandra Pellene, Sithonia e quella del Monte Athos. L’uomo si è insediato in quest’area infatti da tempi remotissimi, come ha confermato il ritrovamento in una grotta a 50 km a sudest di Salonicco dei resti di un ominide di circa 700.000 anni fa, una specie di transizione fra Homo Erectus e Neanderthal. In tempi più recenti non si contano i ritrovamenti di età neolitica, e da questi si giunge di nuovo al mito, questa volta legato allo sbarco di Enea e di altre genti provenienti da Troia in fiamme. Tra i secoli VIII° e VI° a.C. vi fu una seconda colonizzazione da parte di greci provenienti da sud, Bottiei, Calcidesi ed Eretri, che si fermarono in questa zona dopo aver scoperto le ricchezze date dal legname delle immense foreste e dai ricchi giacimenti d’argento. A partire dalla metà del VI° secolo la zona risulta infatti molto urbanizzata, soprattutto nella parte occidentale e lungo la costa; vengono infatti fondate diverse città, fra le quali la più importante era quella di Olinto, la cui fama valicava i confini della penisola Calcidica. L’area controllava d’altronde il commercio dell’argento con l’Occidente e venne quindi anche interessata dalle Guerre Persiane; nel 492 a.C. durante la prima, Mardonio, genero di Dario, perse la propria flotta durante una terribile tempesta scatenatasi al largo del promontorio del Monte Athos. Dopo questa dura esperienza, nel corso della terza campagna re Serse aprì un canale che tagliava il terzo “dito” (ora interrato), affinché le sue navi non dovessero circumnavigare la penisola del Monte Athos e poi prese con la forza del suo esercito tutto il territorio, obbligando le città della Calcidica a riconoscerlo come signore. Con la vittoria greca di Salamina, le città di Olinto e Potidea si ribellarono però all’invasore persiano, causando una sua dura reazione che portò all’assedio di Olinto ed all’uccisione dei suoi abitanti.
Dopo la fine delle guerre persiane, le città della zona vennero costrette da Atene ad aderire alla Lega Ateniese, fino a quando nel 430 a.C. Olinto si mise a capo di 32 città costituendo il “Koinòn ton Chalkidèon”, la Comunità dei Calcidesi; questa era una federazione economica, politica e militare, retta dal principio dell’uguaglianza delle leggi e dei diritti. Erano questi gli anni dei duri scontri fra Atene e Sparta e dopo la battaglia di Anfipoli del 421 a.C. le due città stipularono un trattato di pace della durata di 50 anni, nel quale venne sancito che le città della Calcidica avrebbero versato tributi ad Atene, ma con la possibilità di rimanere autonome. A partire dal 393 a.C. i Calcidesi divennero sempre più potenti, tanto da intromettersi nelle vicende del re Macedone Aminta III°, che ne ottenne l’aiuto ma fu costretto a cedere loro terre ed approvvigionamenti. La forza delle città della Calcidica divenne quindi tale che le loro truppe invasero il regno Macedone e conquistarono Pella, la capitale; a questo punto intervennero gli Spartani, temendone la forza crescente, che riuscirono a sconfiggerli in battaglia. Malgrado questo la lega di Olinto continuava a mantenere una grande importanza, ed Olinto era sempre più forte e fiorente. Filippo II°, padre di Alessandro Magno e creatore della potenza militare macedone, una volta salito al trono cercò in prima istanza l’alleanza con i Calcidesi contro Atene: era il 356 a.C. Per il re si trattava però di un accordo di comodo, che gli serviva per far crescere le forze del suo esercito; dopo sette anni era ormai chiaro che l’alleanza si stava incrinando e Filippo II° voleva avere l’egemonia sulla regione, ed in più vendicarsi dell’affronto subito dal padre Aminta. Quindi improvvisamente attaccò la Lega Calcidica. In breve tempo 32 città vennero sottomesse e gli abitanti di Olinto, terrorizzati, chiesero aiuto proprio agli ateniesi, i loro vecchi avversari. Ad Atene Demostene prese la parola in favore delle libere città calcidesi, pronunciando le tre orazioni dette Olintiche, con le quali il celebre oratore cercava di convincere i suoi concittadini della necessità di accorrere in aiuto: se la città cadrà sotto l’assalto dei barbari, a chi capiterà in seguito? Quale altra città finirà sotto il giogo macedone?
Gli ateniesi però, a causa dei discordi interni inviarono le truppe in numero insufficiente e con lentezza, senza alcun esito. Dopo il tradimento dei suoi comandanti militari, Olinto venne infatti presa da Filippo e rasa completamente al suolo, i suoi abitanti uccisi o venduti come schiavi. Da quel momento la Calcidica entrò a far parte del regno macedone ed Olinto non verrà mai più ricostruita.
La penisola Calcidica è dunque attualmente un territorio assai importante per la ricerca archeologica, ma la scarsità di fondi unita ad una vasta possibilità di scavi in tutto il territorio greco hanno fatto sì che venisse lasciata come da parte. Questo territorio è così ancora tutto da scoprire dal punto di vista storico, e delle città della Lega Calcidica non vi è ancora praticamente traccia. Con una eccezione, un caso particolare, quasi unico: Olinto. La città ha infatti subito una distruzione improvvisa, senza ricostruzioni successive: tutto è rimasto congelato come in una fotografia di 2300 anni fa. Una specie di Pompei, e quindi una situazione straordinaria per gli archeologi.
I resti dell’antica città sono stati rinvenuti su due colline congiunte da un valico, situate a est del fiume Sandanos ed a quattro chilometri dalla costa bagnata dal mare, dove sorgeva la città di Mecyberna, scalo marittimo di Olinto a partire dal 421 a.C. Siamo nel centro della penisola Calcidica, tra Kassandra e Sithonia, in un territorio poco abitato e ricco di colline piene di ulivi.
L’eponimo Olinto significava “fico selvatico”, e proveniva probabilmente dal figlio di Eracle e della ninfa Bolbe che secondo la leggenda qui fondò una città che prese il suo nome, prima di morire durante un combattimento contro un leone. Quello che è accertato storicamente dai reperti rinvenuti, è invece che la presenza umana in questo luogo data al Neolitico, indicativamente al 3000 a.C.; nelle cronache antiche viene citata da Erodoto e da Tucidide come il luogo in cui si insediarono i Bottiei nel 650 a.C. Le sue monete, ovviamente d’argento, recavano da un lato la testa di Apollo e dall’altra la rappresentazione di una lira od un tripode, ed erano estremamente diffuse all’epoca del massimo fulgore della città.
I primi scavi nell’area furono eseguiti in quattro successive campagne condotte tra il 1928 ed il 1938 dalla Scuola Archeologica Americana; da allora non sono cessati gli interventi, ma finora non è stato portato alla luce che il 10% dell’antica città. La collina sud, attualmente non visitabile e soggetta ad una campagna di scavo condotta congiuntamente da archeologi provenienti da diverse università, è quella di insediamento più antico, che dal neolitico porta alla città distrutta dai Persiani nel 479 a.C., e si era sviluppata senza un preciso piano urbanistico. Con la sconfitta dell’Impero Persiano, Olinto attraversò un periodo di piena rinascita e venne quindi di nuovo edificata sulla collina nord, questa volta però con un progetto molto moderno e preciso.
La città nuova era circondata da mura di mattoni spesse 3,25 metri, con l’eccezione del lato rivolto al brusco pendio che portava verso il fiume, dove non erano più larghe di 80 centimetri. Sul lato rivolto verso la collina sud, la città vecchia, si trovava l’agorà, la piazza principale della polis. Olinto aveva un organizzato sistema idrico e fognario, con l’acqua pulita che arrivava dalle colline a nord che si trovavano a 15 km di distanza, ed un efficace sistema di scolo delle acque reflue sulle strade lastricate. C’erano marciapiedi per i pedoni e spazi per le bancarelle dove venivano vendute le merci. La città nuova era costituita da isolati rettangolari delle dimensioni di 86 per 36 metri, delimitati da viali rettilinei di 5/7 metri. Ogni blocco era formato da due file di cinque case divise da uno stretto corridoio lastricato che portava luce e conduceva via l’acqua sporca; il tutto era replicato esattamente sull’altro lato della strada. Una struttura urbanistica che ricorda moltissimo quella di moderni centri residenziali di villette a schiera.
La forma delle case era rettangolare e sul lato nord si trovava la pastàda, un portico coperto con un colonnato dorico. Il piano terra comprendeva un cortile con il pozzo per l’acqua ed un altare, circondato da 8/10 camere fra cui l’androceo dove venivano tenuti i simposi degli uomini, le camere degli ospiti, l’oikos cioè la sala da pranzo con il focolare, ed il bagno con un lavabo, una tazza ed un tubo per la fognatura tutti di terracotta, così simili a quelli moderni. Al piano superiore si trovava il talamo nuziale, le camere per i bambini, le donne ed i servi. Alcune di queste case avevano mosaici all’ingresso, fra i più antichi di tutta la Grecia, con figure chiare su fondo scuro di tipo decorativo o mitologico (famoso quello ritrovato che mostra Bellerofonte intento ad uccidere la Chimera).
Fuori dalle mura, sul lato est, sono state identificate costruzioni residenziali di maggiore importanza, probabilmente di proprietà dei maggiorenti di Olinto, che vivevano fuori dalla sicurezza delle mura, certi che nessuno avrebbe osato attaccare la grande città. Queste sono però ancora tutte da scavare, come alla stesso modo si possono solo ipotizzare le posizioni del Tempio di Apollo o del teatro, ancora sotto la superficie.
La visita di Olinto si svolge nella tranquillità più assoluta, in un paesaggio dove è il colore verde a fare da dominante; il silenzio è assoluto e la sensazione è oggi di grande serenità. Un archeologo si trova presso la cartina che mostra la planimetria della città ed illustra quello che è stato tolto dal terreno, disponibile in inglese ad ogni informazione, che fornisce con grande piacere; in questo periodo si tratta di un americano di stirpe macedone, orgoglioso delle proprie origini. Viste le alte temperature dei mesi estivi starlo a sentire sotto un pergolato ombroso è ancora più piacevole.
Una volta giunti nella Penisola calcidica, magari alla caccia delle sue magnifiche spiagge, non si può evitare una visita ai resti dell’antica Olinto, così ricchi di storia e di leggende, malgrado che la parte portata alla luce sia ancora minima: in effetti c’è così poco da visitare da queste parti, che queste rovine assumono ancor più interesse. Sicuramente però se proseguiranno gli interventi di scavo, Olinto negli anni a venire sarà sempre più visibile e quindi sempre più bella.
Testo e foto a cura di Paolo Ponga
Info utili:
Visit Greece
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