
La bellezza della Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna torna al suo originario splendore

Inaugurata al Poldi Pezzoli di Milano la mostra/dossier “Mantegna Ritrovato”, sulla celebre opera pittorica del maestro del ‘400 italiano, mirabilmente restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il dipinto rimarrà in mostra un paio di mesi e poi verrà ricollocata nel Salone Dorato e tornerà a far parte della collezione permanente del Museo.
Milano. Italia.
In mostra al Museo Poldi Pezzoli di Milano un capolavoro del Quattrocento conservatosi miracolosamente quasi intatto e riportato al suo antico splendore dal mirabile lavoro di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con il sostegno della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus.
“Quando ci si è palesata la possibilità di riportare la tela del Mantegna al suo stato originale ci è sembrato straordinario e abbiamo accettato la sfida” si esprime così, con entusiasmo, Annalisa Zanni, direttrice del Museo.
La mostra/dossier presenta due stanze: la prima introduttiva, con pannelli esplicativi, e la seconda con la sola opera del Mantegna, isolata con una tenda dal resto del Museo, per concentrare tutta l’attenzione dei visitatori unicamente sul dipinto. Un interessante filmato sulle varie fasi dell’intervento di restauro completa il percorso.
L’opera al centro della mostra è la celebre rappresentazione della Vergine con il Bambino addormentato tra le braccia, guancia a guancia, acquistata da Gian Giacomo Poldi Pezzoli nel 1861 dallo storico dell’arte Giuseppe Morelli, uno dei più autorevoli conoscitori di opere d’arte antiche dell’Ottocento, che la vendette per saldare un debito di gioco. Nel 1863 il dipinto subì il restauro di Giuseppe Molteni, amico di famiglia e direttore della Pinacoteca di Brera. Il Molteni, purtroppo, realizzò un restauro di tipo non solo conservativo ma anche integrativo che lasciò la sua impronta sulla delicata immagine del Mantegna, dal sapore intimo e semplice, arricchendola, secondo il gusto dell’epoca, di marezzature dorate sul manto della Madonna, di cui anche allungò arbitrariamente le braccia, falsando la prospettiva del dipinto; infine verniciò la superficie con una vernice a mantice atta a proteggere gli strati di pittura, che purtroppo alterò e scurì l’intero equilibrio cromatico dell’opera rendendola simile a un dipinto a olio.
L’eccezionale esito dell’approfondita campagna diagnostica dell’Opificio ha rilevato un doppio strato di pittura: una stesura di Blu di Prussia, pigmento di sintesi diffusosi a partire del XVIII secolo con il quale Molteni aveva ricoperto il manto della Vergine e, sotto, la stesura originale, ancora molto integra, di Azzurrite, pigmento antico a base di rame. Ha inoltre dimostrato che, ad eccezione di un taglio nella zona centrale, in prossimità della mano di Maria, la tela si presentava in buone condizioni: si è deciso pertanto di mantenere la foderatura ottocentesca e ristabilire l’originale equilibrio cromatico e formale attraverso la graduale e selettiva rimozione della vernice.

Sono riafforati così l’effetto opaco eppure luminoso, quasi “polveroso”, della tempera magra, una particolare tecnica esecutiva in cui un sottilissimo strato di tempera si fonde con la texture del supporto tessile, creando una caratteristica morfologia visibile anche ad occhio nudo; le pagliuzze di oro in conchiglia negli occhi e nei capelli della Vergine; il colore originale del manto e una luce diffusa molto più naturale rispetto alla versione del Monteni.
“Con questo restauro l’Opificio delle Pietre Dure ha vinto una vera e propria sfida tecnica che apre la strada alla possibilità di altri recuperi di capolavori alterati da vecchi restauri” ha specificato il Soprintendente Marco Ciatti. In letteratura esisteva soltanto un altro caso, di parziale successo, operato sulla Adorazione dei Magi, del medesimo artista, del Getty Museum di Los Angeles, ad opera di Andrea Rothe, restauratore di formazione italiana.
Impossibile non lasciarsi toccare dalla realistica dolcezza di un bimbo che dorme placido appoggiato al corpo della sua mamma e dallo sguardo bellissimo della Madre, nigra sed formosa, come recita il Cantico dei Cantici, dove lo splendore non è dato dalla regalità materiale ma dalla regalità d’animo della “benedetta tra le donne”.
Il verso biblico, rinvenuto in fase di pulitura, è riportato in caratteri dorati sopra il capo della Madonna, visibile solo fotograficamente su un grafico, ricostruito a partire dalle immagini macro di ogni frammento d’oro individuato al microscopio, ma purtroppo invisibile a occhio nudo. L’intenzione quasi pauperistica del Mantegna infatti era presentare un’immagine di maternità intima e dolcissima, lontana da ogni intento celebrativo, quasi nobilitata dalla sua stessa povertà. L’intimità tenera di una madre con suo figlio diventa qui simbolo e icona della tenerezza di Dio per l’umanità.
Foto Elena Borravicchio
Info: Museo Poldi Pezzoli