
L’ “inventario” di Lucia Pescador in mostra alla Leogalleries di Monza

In mostra alla Leogalleries di Monza “I portatori d’anima” dell’artista Lucia Pescador, vincitrice del premio alla carriera “Morlotti Imbersago” giunto alla 17esima edizione. A cura di Simona Bartolena e Giorgio Seveso. In primo piano la collezione della memoria, dai grandi maestri del ‘900 a particolari minuti di bellezza. Un’anima bella e sempre giovane.

Monza. Italia.
Lucia Pescador, sorprendentemente prossima agli 80 anni, riceve il premio Morlotti Imbersago alla carriera ed espone una selezione di opere scelte da lei stessa presso la Leo Galleries di Monza, in mostra fino al 16 marzo.
L’allestimento è immersivo
L’allestimento, distante dai soliti allestimenti piuttosto minimal della galleria, è immersivo: propone un concentrato di opere della “collezionista della memoria” del ‘900. Come entra nello spazio espositivo, il visitatore vive un’esperienza del mondo dell’artista. Geometrie, colori, suggestioni comunicano con lo spettatore che si trova davanti a una citazione della cultura del secolo passato, stratificata ed emotiva. L’artista “copia” – come lei stessa dichiara – i grandi maestri che l’hanno ispirata e guidata nel suo percorso artistico (primi fra tutti gli avanguardisti russi) ma anche raccoglie e colleziona tutto ciò che incontra sul suo cammino e la colpisce; e lo fa in modo bulimico, creando un inventario, che ha la stessa radice di inventare, e dunque non è mai un copiare neutro (come potrebbe essere altrimenti, trattandosi di una mente creativa?) ma un omaggiare, rievocare, conservare, ispirare.
I portatori d’anima
La mostra si intitola I portatori d’anima come l’artista definisce i grandi maestri del ‘900 e come è certamente lei stessa, capace di esprimere, nella poesia del dettaglio, la sua anima sensibile.
Anche chi non conosce la Pescador o il suo background coglie immediatamente nei suoi lavori una comunicazione a più livelli: i supporti non sono mai tavole bianche bensì carte già scritte, registri, spartiti, libri di preghiere. Il segno verbale non manca mai nelle opere dell’artista, spesso compare la parola a chiosare il contenuto del quadro. Il tratto grafico poi è molto spesso gioioso, quasi infantile, in apparenza. Semplice come era semplice la pittura di Picasso che – diceva lui stesso – “ci mise tutta la vita per tornare a disegnare come un bambino”.
Notevole l’abitudine dell’artista di usare la mano sinistra, lei non mancina, perché “la destra disegna troppo bene e invece la sinistra, facendo fatica, esprime maggiore forza espressiva“.
Nel ciclo Il giardino delle esperidi disegnato sulle pagine di preghiere di un testo in latino prevalgono il rosso e il nero, colori per antonomasia della vita e della morte; nel ciclo Vasi prevale l’oro, colore del sacro e del simbolico; in L’oriente per sentito dire si evoca un mondo a metà tra oriente e occidente, con il sentore della globalizzazione e quello della tradizione, in Zuccheriere affiora un mondo antico, quello dei pranzi della domenica con il servizio pregiato; il gioco geometrico di Permutazione dell’abate Dovat è disegnato su manoscritti musicali, matematica sotto e sopra; la grande tavola Interno – Rietveid – Huzar Berlino 1923 è una citazione dei suoi maestri russi.

Un esempio di donna che fa riflettere
“La Pescador è un esempio di donna che fa riflettere, ha iniziato giovanissima in un mondo prettamente maschile e si è imposta con la forza del suo lavoro – ci spiega sinceramente ammirata la gallerista Daniela Porta – è una femminista vera, un esempio di come coraggio, cuore e testa non hanno bisogno di protezionismi: non siamo mica panda. Si è affermata grazie al suo talento, non grazie alle quote rosa”.
Foto Elena Borravicchio