
Il Tefaf racchiude bellezza

Riapre i battenti la mostra mercato più importante al mondo. Al Mecc di Maastricht, dal 10 al 19 marzo, 268 galleristi internazionali espongono capolavori di arte e antiquariato. Un appuntamento molto atteso dopo l’interruzione del 2020/21 causa pandemia e l’edizione breve del 2022. I prezzi vanno da alcune migliaia di euro fino a cifre da capogiro per i collezionisti più raffinati provenienti da tutto il mondo.

Maastricht. Olanda.
Partecipare al Tefaf è un’emozione. È come attraversare tanti scrigni che contengono tesori, come camminare nella storia ammirando pezzi che giungono dai quattro angoli del mondo. E mentre cammini senti l’inglese, ma anche l’olandese, il tedesco, lo spagnolo e moltissimo italiano.
268 le gallerie d’arte internazionali selezionate che espongono e propongono eccezionali reperti archeologici, icone e gioielli antichi, armature, argenti, porcellane, mobili, libri rari, oggetti di design, quadri e sculture di arte classica, moderna e contemporanea. Ognuno con il suo gusto personale. Una specie di paese dei balocchi per chi può permettersi non solo di ammirare ma anche di acquistare tali meraviglie.
Tefaf è alla 36esima edizione
Giunta alla 36sima edizione The European Fine Art Foundation riapre i battenti nella sua forma classica, dal sabato alla domenica successiva, dopo l’interruzione causata dall’emergenza covid nel 2020 e l’edizione ibrida del 2022 (una settimana soltanto, in giugno). Il flusso di collezionisti e appassionati è continuo. Il lavoro degli antiquari (che investono dai 100 ai 150 mila euro per l’affitto dello spazio, ndr) perché tutto sia perfetto quotidiano.
“Chiedere a un antiquario come va il Tefaf è come chiedere a un atleta come vanno le sue Olimpiadi”, scherza Luca Burzio, da Londra, torinese, figlio e nipote d’arte. “È la mostra d’arte a 360 gradi più importante al mondo”. “Tefaf è una vera e propria azienda: cura tutto l’anno la promozione dell’evento, dall’America alla Cina; prima di aprire le porte al pubblico c’è una riunione di tutti gli antiquari con il boarding, si aggiornano i dati di partecipazione e di vendita, si controlla l’andamento dell’evento minuziosamente” spiega Laura Burzio, consorte di Luca. “Siamo stati invitati – aggiunge raggiante – si partecipa così, su invito. È un grande onore, vi prendiamo parte da 20 anni”. “La selezione è severissima – ci spiegano – Nel corso di tutto l’anno veniamo “vagliati”: vengono verificati i musei con cui siamo in contatto, le pubblicazioni che facciamo, le vendite, la clientela e ogni anno è richiesta la referenza di musei e clienti. Può capitare che ti sia chiesto di non venire più dall’oggi al domani, nonostante decenni di partecipazione al Tefaf. Il comportamento dei mercanti d’arte che espongono qui dev’essere irreprensibile”.
Lo stand di Burzio London
Lo stand di Burzio London nasce in collaborazione con le ragazze e i ragazzi di San Patrignano, grazie a un progetto a cui i proprietari della galleria al 38 di Dover Street tengono moltissimo. “A San Patrignano ci sono ottimi artigiani, il top; senza farsi alcuna pubblicità collaborano con i migliori brand del mercato: per fare un esempio, realizzano a mano tessuti per Chanel, Gucci e Ferragamo. Ci sono sempre i progetti alla base di ciò che fanno. Noi abbiamo chiesto loro di realizzare e installare qui al Mecc dei wall papers ispirati al marmo, dipinti a mano. Collaborano con i più grandi interior decorators internazionali. Abbiamo voluto scegliere qualcosa di particolare, l’allestimento è stato curato dall’architetto Paolo Genta Ternavasio. Dopo anni di sfondi moderni, come “quinte” in pelle bianca o scatole colorate dove per forza il mobile antico spiccava, quest’anno abbiamo creato un ambiente. La scelta più coraggiosa è questa”. De gustibus non est disputandum. La scena quasi teatrale abbraccia un letto, una chaise longue e delle poltroncine degli anni ’20 del 1800, alcune commode di diverse epoche ed altri oggetti d’arredo. Particolarmente d’impatto i due Blue Boys: “Questi due mori risalgono alla metà del ‘600, già allora se ne conosceva il nome, non erano evidentemente schiavi ma portatori di armi” spiega Laura Burzio, che aggiunge: “Capisco la condivisibile intenzione della cancel culture ma ritengo che vada anche compreso il passato nel suo senso storico e valorizzato il buono anche delle culture lontane dalla nostra”.

Vendite e clienti
Le prime opere vendute nel corso del primo weekend dell’evento sono state un Tintoretto, Ritratto di studioso, del 1550 circa, a una cifra non dichiarata, e il quadro Bambine sulla spiaggia di Joaquin Sorolla, al prezzo richiesto di 2,7 milioni. Le nazionalità e i gusti dei clienti sono davvero molteplici tuttavia i clienti italiani si confermano numerosi: “In molte mostre mercato è rimasta solo l’arte moderna, contemporanea e arcaica. I clienti giapponesi e cinesi di solito sono orientati sul moderno. Noi trattiamo l’antiquariato e devo dire che se il cliente americano resta il top client, i clienti italiani si attestano al terzo o quarto posto”, chiarisce Laura Burzio. “Non basta avere soldi per apprezzare l’arte: gli italiani amano acquistare arte. Al Tefaf può acquistare chiunque – certo con qualche soldino nel portafogli – non per forza i milionari stanchi della vita”.
Siamo d’accordo e speriamo che in tanti possano approfittare di questa kermesse per acquistare arte per passione e non per noia.
Photo Elena Borravicchio