Annoiati in casa? Anche no. Il coronavirus ci concede davvero poco, ma basta per reinventarci o prendere qualche iniziativa, come quella di parlavi dell’isola della Réunion, visitata tempo fa durante uno dei miei numerosi viaggi in giro per il mondo.
L’isola appartiene all’arcipelago delle Mascarene, di cui fa parte la più famosa Mauritius. Vi porto alla scoperta di un vero e proprio paradiso naturale tutto da esplorare, un gioiello sperduto nell’Oceano Indiano situato a est del Madagascar. È un Dipartimento della Repubblica Francese e, per il suo straordinario patrimonio naturalistico, nel 2010 l’isola della Réunion è stata inserita nell’elenco dei siti naturali patrimoni dell’Unesco.
Réunion, Francia.
Va chiarito che La Réunion non corrisponde al modello convenzionale di paradiso tropicale tutto palme e spiagge bianche. L’Isola è un mosaico di ecosistemi diversi tra loro dove si alternano enormi conche chiamate Cirques, paesaggi lunari creati da tre suggestivi crateri inattivi nel cuore dell’Isola, Circo di Mafete, Circo di Salazie, e Circo di Cilaos. cascate simili alle vicine del Madagascar, coltivazioni di vaniglia, lagune, scogliere, spiagge di sabbia bianca e nera, e distese di orchidee.
La sua storia? Fin troppo a ritroso nel tempo: la Réunion ha una storia più grande di lei. 1507 data storica della sua scoperta attribuita al portoghese Lopez de Sequeira che vide in questo isolotto uno scalo per rifornimento delle navi di passaggio.
Seguirono a questa molte altre colonizzazioni finché non venne dichiarata colonia francese e da allora rimase tale.
Solo per un breve lasso di tempo (1642-1663) il cardinale Richelieu la diede in concessione alla compagnia francese d’Oriente. Bisognerà aspettare sino al 1848, Restaurazione francese, per l’abolizione della schiavitù e il definitivo battesimo: La Réunion che commemora la riunificazione tra marsigliesi e Guardia nazionale.
Il primo attracco diventò il porto principale nonché capitale dell’isola, Saint Denis, un crogiuolo di razze che si sono susseguite su quest’isola (creoli, neri, yemeniti, indiani, cinesi), lasciando segni tangibili della loro venuta.
Il contrasto di stili e abitudini sarà facilmente riscontrato nel centro in cui tipiche casette creole in legno con colonnati e dai bizzarri accostamenti di colori si alternano alle prosperose ville coloniali, ricordi di un glorioso passato, oggi divenuti prestigiosi musei artistici (Gauguin, Picasso…) o edifici pubblici.
Negozietti da ammirare per le vie del centro con un gusto inconfondibilmente francese da fare invidia persino ai sofisticati atelier parigini. Hotel abbordabili con maestosa vista sull’Oceano. Il centro conserva le atmosfere e i ritmi delle cittadine della provincia francese, café all’aperto su viali di tigli dove, fra una chiaccherata e l’altra, si può gustare un bicchiere di Pernod.
Interessante la visita della città sotto ogni aspetto, religioso con la cattedrale Saint Denis, il tempio Tamoul Kalikambal, la Moschea e alcune pagode buddiste; culturale, luogo in cui sbarcarono celebrità d’altri tempi, dall’aviatore Roland Garros a Léon Dierx, quest’ultimo poeta, nato proprio nell’isola, a cui è stato dedicato l’omonimo museo in cui vengono esposti dipinti di Gauguin e Picasso.
Un altro aspetto è quello naturalistico, da scoprire in tutte le sue forme. Il vulcano, immane pilastro che sorge dal fondo dell’Oceano, le cascate, più di 400, si infrangono in laghi di cristallo contornati da una ricchissima e profumata vegetazione. O ancora, immense distese di orchidee (circa 700 specie), e vallate punteggiate dal colore e il profumo dei fiori alla vaniglia.
Interessante anche la musica a cui viene data particolare importanza, già da secoli, partendo dal Maloya, un tempo il solo mezzo di divertimento degli schiavi che si ritrovavano la sera a cantare le loro storie, un po’ come il blues per i neri della Louisiana e Carolina del Nord: ritmi africani molto marcati con reminiscenze indiane scatenano i reunionesi che si gettano privi di inibizioni in una danza ipnotica e sensuale.
E poi gli orti botanici, gremiti di fiori alla vaniglia e cascate di rara bellezza, come il Jardin de l’Etat dove fanno bella mostra specie ornamentali e alcuni frutti tipici della foresta pluviale. Per gli appassionati dello sport spettacolari percorsi di trekking e canyoning, ma anche escursioni di whale watching, per ammirare il passaggio e le evoluzioni delle balene, straordinari mammiferi.
Per ultimo non vi perdete il venerd mattina i mercati a Saint Paul e Saint Denis dove le bancarelle si riempiono di frutta dalle forme morbide e voluttuose, mentre sinuose figure femminili si accingono a offrire cappelli di paglia intonando canti creoli. Pulsano così i coloratissimi mercati, un crogiolo di razze dagli occhi chiari dei creoli ai volti mori degli arabi, ai fisici imponenti degli africani, agli sguardi fieri degli indiani. Intanto si eleva il suono di qualche steel band, che accomuna e appassiona a ritmo musicale l’inconfondibile stile creolo.
Photo Carlo Ingegno