Cosa fare a Pantelleria, un’isola composita, con le tracce di una storia antica e un entroterra aspro come la vita e le coltivazioni da secoli presenti.
Pantelleria, Italia.
Un’isola vulcanica a sud di Tunisi, dove la roccia, le vallate interne e le cime delle montagne prevalgono sul mare.
Questa è Pantelleria, 110 chilometri a sud della Sicilia, la roccia scura che con riccioli e pinnacoli acuti si protende verso il mare, una strada costiera che seguendo l’andamento delle scogliere la perecorre tutta, una serie di località dai nomi arabi, Bukkuram, Khamma, Gadir, eredità dei coloni arabi che ripopolarono l’isola dal IX secolo.
Popolata precedentemente dai fenici che fondarono Cossyra, dai romani e dai bizantini e successivamente dai normanni, dagli angioini e dagli aragonesi, è tutt’ora un affascinante crogiuolo di tradizioni e tracce diverse: non è un luogo facilmente “leggibile”. La si scopre un po’ per volta, esplorandola, imparando a conoscere le sue anime.
IL CALORE DEL SUO VENTRE
Quella vulcanica, la prima, è quella che l’ha fatta emergere dal Mediterraneo, a partire da 500mila anni fa, con una serie di esplosioni sottomarine. Andare a caccia delle manifestazioni vulcaniche secondarie consente affascinanti escursioni. Come quella lungo i sentieri tracciati a mezza costa della Montagna Grande – la più alta dell’isola con i suoi 836 metri – che si addrentrano fra una selva di fichi d’india e finocchietto selvatico sulla roccia rossastra di trachite.
Si risale fino alla grotta di Benikulà, affacciata sulla valle di Monastero e sul mare. E’ una sauna naturale con emissione di vapore acqueo ad alta temperatura, dove trascorrere qualche minuto per poi rinfrescarsi all’esterno al vento di maestrale (ma sono ben cinque i venti che spirano sull’isola). Proseguendo, con una camminata di un’ora si raggiungono le favare, emissioni di vapore che fuoriescono da crepacci, fra cui quella Grande, particolarmente spettacolare.
Dall’altro lato dell’isola, invece, cala Gadir unisce il termalismo ai bagni di mare e nel porticciolo di un tranquillo villaggio di pescatori ci si può calare nell’acqua calda delle vasche, scavate nella pietra dei moli, per poi tuffarsi in quella fresca del mare.
Ma un luogo assolutamente imperdibile per il fascino unico che emana, è il lago Specchio di Venere, “u vagno i l’acqua”, il bagno dell’acqua, una antica caldera in contrada Bugeber cdi 500 metri di diametro. Nel bianco della sabbia minerale, spicca il blu intenso delle acque che trascolorano verso la riva. Nell’acqua sgorgano diverse sorgenti termali , i “quadareddri” che arrivano fino a 50°C, ricche di silice e carbonato di soda. Si percorre il perimetro, ci si cosparge di fango e quando si secca ci si immerge nell’acqua calda trasparente. Il silenzio intorno crea un’atmosfera surreale.
IL SUO CUORE VERDE
Lasciando la strada costiera e inoltrandosi all’interno si scopre la seconda anima di Pantelleria, quella rurale. Le vallate profonde sono coltivate a vite e ulivi e sui rilievi abbarbicati alle rocce rosse le piante dei capperi creano un meraviglioso giardino. Ma fra il verde intenso delle foglie, i boccioli non fioriranno mai: verranno colti prima, per essere conservati e sprigionare profumi e sapori mediterranei nei piatti.
Finocchio, rosmarino, corbezzoli, menta, ai bordi delle strade strette, alcune bianche, spandono nell’aria i loro profumi mentre si viaggia nella Piana della Ghirlanda. Intorno vi sono solo pochi dammusi, le tipiche costruzioni quadrate nate nel V secolo d.C.con il tetto a cupola per incanalare le rare piogge verso le cisterne. A poca distanza dal fabbricato si vedono gli alti muri di pietra lavica del giardino pantesco, a forma ovale, che protegge dal sole e dal vento un albero d’agrume – arancio, limone, cedro – un tempo vera ricchezza dei contadini insieme a “u scecco”, l’asino pantesco. Arrivando in contrada Giubbiuna, in un isolato boschetto di querce, si ha una sorpresa: Protette dal resto del mondo dal verde degli alberi si trovano cinque tombe bizantine dell’Alto Medioevo.
Oggi invece la ricchezza ed il futuro dell’isola passano attraverso un vitigno difficile da curare e da vendemmiare, la vite ad alberetto del Moscato di Alessandria, con cui una ventina di aziende agricole produce il famoso Passito. A giorni si saprà se questa vite diventerà il primo patrimonio UNESCO “vegetale”, e questo sarebbe un riconoscimento importante per un’agricoltura difficile che da origine ad un vino straordinario. Quella del Moscato è, infatti, una vendemmia “eroica”, per le temperature che costringono a volte a vendemmiare all’alba, la totale assenza d’acqua, le piccole piante su cui ci si deve chinare. Passando si vedono le serre dove l’uva appassisce o i grappoli stesi direttamente al sole. Ci si ferma in alcune delle numerose cantina, alcune in bellissime costruzioni pantesche, come Dommafugarta, De Bartoli, D’Ancona, per degustare passiti dal sapore caldo e sontuoso.
NEL BLU PROFONDO
Il modo migliore per scoprire le coste dell’isola è quello di passare una giornata in barca fra le tante che partono quotidianamente in stagione dal porto. Strapiombi vertiginosi, grotte e spiaggette incontaminate si altrernano per una serie di bagni da ricordare, uno diverso dall’altro. La genesi vulcanica si vede chiaramente a Punta Fram, originatasi dall’eruzione del cratere di Gelkamar, nera e frastagliata, con grotte di tale dimensione da poter essere visitate in barca. Successivamente, nella caletta di Sataria si scopre una grotta con una sorgente termale usata già in tempi antichi, mentre la costa alterna strapiombi alle “balate”, pietre lisce che agevolano l’accesso al mare. Nicà è sicuramente uno dei punti più suggestivi, con il piccolo porto riparato fra le rocce ed un’altra sorgente termale a 70 °C.
La roccia lavica offre a chi sa vedere forme fantasmagoriche. L’Arco dell’elefante, spettacolare, allunga nel mare la sua proboscide. Successivamente la costa apre un varco al laghetto delle Ondine, creando una meravigliosa piscina marina naturale, oltre la quale, un piccolo arco alla base della scogliera porta ad una stupefacente insenatura detta Scarpetta di Cenerentola. Molte delle località costiere sono raggiungibili da terra, con il sapore della conquista di trovare tanti piccoli paradisi dopo il cammino, più o meno lungo, ma comunque nella natura incontaminata.
Arrivare a Pantelleria
Da Milano Linate e Roma Fiumicino anche con voli diretti Alitalia in stagione o via Palermo.
Dormire a Pantelleria
Hotel Village Suvaki – piccolo villaggio fra i fiori sulla costa di Punta Fram, con grande piscina e accesso al mare . Prezzo €€€
Il Dammuso – Eleganti Dammusi privati, anche d’epoca immersi nel verde per una settimana di vacanza di grande pace. Prezzo €€€€
Mangiare a Pantelleria
Ristorante La Vela tel 0923 916566 – a Scauri, in una baia in riva al mare, frequentatissimo a pranzo dalle barche dei locali. Pesce freschissimo cucinato con semoplicità. Da provare il “bacio pantesco”. Prezzo €€
Azienda Agricola Basile – Il ristorante di un produttore di Passito, cucina pesce freschissimo e ottime verdure dell’orto. Prezzo €€€
Comprare il Passito di Pantelleria e gli altri vini dell’Isola
Azienda Agricola Marco de Bartoli – La cantina pantesca di uno dei ,miglior produttori siciliani. Da comprare il Bukkuram, il “padre della vigna”, assolutamente fra i migliori
Donnafugata – Il passito di Pantelleria, il Ben Ryé il “figlio del vento” è imperdibile
Azienda Agricola D’Ancona – Una piccola azienda di grande tradizione per il Passito.
Elena Bianco
Foto di Elena Bianco e Flickr