
Proseguiamo il viaggio nei manieri d’Italia, infestati da spettri e presenze paranormali, quasi sempre impalpabili, che rendono la visita da brivido.

Milano, Italia.
Dopo l’interesse dimostrato nei confronti del primo articolo Castello che vai fantasma che trovi, pubblicato su questo magazine, ho ritenuto di aggiungere una seconda, ed ultima puntata. Un secondo ghost tour per parlare di altri manieri popolati da misteriose presenze, che si manifestano, a volte, con l’accompagnamento di suoni, lamenti e pianti, di volta in volta sommessi o disperati.

I fantasmi del Maniero della Rotta di Moncalieri
Prima tappa Moncalieri, una bella cittadina di circa 60mila abitanti alle porte di Torino. La destinazione è nella borgata La Rotta, dove si trova un antico edificio di epoca medievale. Posto in una posizione completamente isolata ed a ridosso di una vecchia chiesetta e di un’area boscosa ed ombreggiata, nelle vicinanze dell’Autostrada A6 Torino Savona. Questa meraviglia andrebbe però adeguatamente ristrutturata per renderle gli onori che merita. Infatti, dopo essere stata per tanto tempo dimora di gente influente, tra cui Cavalieri di Malta e Casa Savoia, si trova attualmente è in uno stato di forte degrado. La sua storia si perde nella notte dei tempi: in origine era una modesta “casaforte” costruita in un punto strategico, nei pressi del ponte sul torrente Banna, dove transitava la strada romana proveniente dall’antica Pollentia, oggi Pollenzo, una frazione del Comune di Bra, in provincia di Cuneo.
Oggi il maniero è completamente disabitato e, da alcuni decenni, è considerato uno dei più “infestati” d’Italia. I bene informati sostengono che guardando verso le sue finestre si ha sempre l’impressione di essere osservati da “qualcuno” o “qualcosa”.
Il castello fu teatro di molti scontri armati con spargimento di sangue e morti violente. Molti dei soldati che perirono nei combattimenti furono sepolti nelle vicinanze del castello e, si dice, che i loro spiriti vagano tutt’ora senza meta per le varie sale del castello alla ricerca di pace. Fra gli spettri ci sarebbero anche quelli di un monaco murato vivo nei sotterranei dell’edificio, di una bambinaia accusata di essere lasciata sfuggire il bambino che doveva controllare, che poi è stato travolto da un cavallo e quello di un uomo decapitato che apparirebbe con in mano la propria testa.
Maccastorna una Rocca con 70 fantasmi
Dal Piemonte alla Lombardia per parlare di un altro luogo “super infestato”. Si tratta della Rocca di Maccastorna, che si trova nell’omonimo piccolissimo comune della bassa lodigiana, che si affaccia sull’Adda. Un significativo esempio architettonico di epoca feudale e un simbolo delle lotte per il governo del territorio fra il XIII e il XIV secolo. Ebbene, questo austero maniero parrebbe infestato da ben 70 fantasmi (ben di più dei 59 abitanti dell’intero comune di Maccastorna) che da oltre 600 anni vagano alla ricerca di vendetta. Queste anime senza pace sarebbero quelle dell’allora signore di Cremona, Carlo Cavalcabò, dei suoi notabili e del drappello di armigeri al seguito, trucidati nella notte del 24 luglio 1406 dagli sgherri del capitano di ventura Cabrino Fondulo che aspirava a prendere possesso del titolo e delle ricchezze del Cavalcabò. I corpi vennero poi gettati nel Pozzo delle Taglie, che si trova all’interno del maniero. Si dice che da allora nelle varie stanze si sentono grida, porte che sbattono e rumori di spade e coltelli che aumentano di intensità proprio nella ricorrenza della notte della strage.

Nel Castello di Mantova si aggira il fantasma di Agnese Visconti
Da un piccolissimo borgo ad una importante città d’arte, Mantova, per parlare del suo Castello di San Giorgio. L’edificio fu costruito alla fine del XIV secolo per volere della famiglia Gonzaga, sulle macerie della preesistente chiesa di Santa Maria di Capo di Bove. A pianta quadra, è circondato da un ampio fossato ed è molto simile al Castello di Ferrara. Sul maniero primeggiano quattro torri. In quella di nord est, Andrea Mantegna ha affrescato la splendida Camera degli Sposi, a cui si accede da una scala elicoidale detta “dei Cavalli”. L’affresco descrive in modo perfetto e naturale un momento di vita quotidiana a corte. In primo piano anche l’intera famiglia Gonzaga,
Dalla storia al mistero: leggenda vuole che nel Castello di San Giorgio si aggiri, senza meta, un fantasma illustre: quello di Agnese Visconti, la prima moglie di Francesco Gonzaga.
Agnese, figlia di Bernabò Visconti e Beatrice della Scala, era stata data in moglie a Francesco I Gonzaga, quando aveva appena 14 anni. Il marito ne aveva tre in più. L’unione tra i due sposi risultò fin da subito traballante e divenne difficilissima dopo che Agnese scoprì che il marito era diventato amico di quel Gian Galeazzo Visconti, che aveva assassinato suo padre Bernabò. Agnese decise di vendicare il padre e per questo chiese aiuto ad un certo Antonio da Scandiano, un gentiluomo di corte, di cui, si dice, divenne amante. Avuta notizia del presunto adulterio il marito Francesco I Gonzaga fece rinchiudere i due nelle segrete del castello. Sottoposti a processo sommario, furono condannati a morte, lei per decapitazione e lui all’impiccagione. I loro corpi furono sepolti davanti al castello in terra sconsacrata ed una targa ne ricorda ancora oggi la barbara esecuzione.
Si dice che da allora, nelle notti di luna piena il fantasma dell’infelice Agnese si aggiri per le sale del castello, con pianti disperati, per chiedere vendetta nei confronti di chi l’ha trucidata, assieme al fidato Antonio, sulla base di colpe e reati mai commessi.

I tre fantasmi del Castello di Monselice
Spostiamoci dalla Lombardia al Veneto e precisamente a Monselice nella Bassa padovana. La bella cittadina, placidamente adagiata nella rigogliosa piana veneta ha antiche origini, come testimoniano i ritrovamenti archeologici databili tra l’Età del Ferro e quella del Bronzo. La sua attrazione più significativa è il Castello, la cui silhouette svetta su un alto sperone di roccia. Attualmente il monumento è di proprietà della regione Veneto che ne ha fatto una sede museale. Il maniero è composto da quattro nuclei edificati nell’arco di cinque secoli, dall’XI al XVI secolo. La parte più antica è costituita dal Castelletto e dalla annessa Casa Romanica a cui si aggiunge una massiccia Torre fatta costruire da Ezzelino “Il Terribile” quando il famoso condottiero elevò il maniero a sede del suo governo.
Il Castello però oltre ad essere storia, è anche mistero. Infatti nelle sue sale sono state segnalate presenze paranormali. Il plurale è d’obbligo in quanto si tratterebbe di ben tre fantasmi. Il primo è quello di Avalda (o Ivalda) l’amante di Ezzelino III da Romano. La dama medievale però aveva anche altri amanti, che adescava tra i cavalieri che frequentavano il castello e che poi uccideva nei modi più crudeli. Quando lo spietato Ezzelino scoprì i suoi tradimenti la uccise e da allora lo spirito della donna, vaga senza pace per le stanze del castello e si manifesta quando meno te lo aspetti.
Ma lo spirito di Avalda non vaga da solo. Infatti si sposta in “compagnia” di altri due spettri, quello di Jacopino da Carrara, signore di Padova, che lo zio Francesco fece rinchiudere nelle segrete del Castello di Monselice con l’accusa di tramare e congiurare contro di lui. Jacopino morì di fame e stenti e qualcuno, recentemente, dice di avere intravisto un fantasma “magrissimo” con i capelli grigi aggirarsi alla ricerca di cibo e di Giuditta, all’epoca sua amante. La bella Giuditta che, fino all’ultimo, fu tenuta all’oscuro della sorte del suo amato, vaga ancora oggi attorno al castello, soprattutto nelle notti di luna piena, e chiede ai passanti, con pianti e lamenti, notizie del suo Jacopino.
Castello del Catajo ed il fantasma di Lucrezia Dondi Dall’Orologio
A Battaglia Terme, sempre in provincia di Padova, a poca distanza da Monselice, si incontra il Castello del Catajo. Grazie ai suoi saloni affrescati, al giardino delle delizie ed alle pertinenze di 40 ettari è conosciuto come la Reggia dei Colli Euganei: una delle dimore storiche più imponenti a livello europeo, che merita sicuramente una visita.
Costruito negli ultimi decenni del XVI secolo per volere di Pio Enea degli Obizzi, condottiero della Serenissima, comprende circa 350 stanze. Dalla grande terrazza panoramica, si possono ammirare i vasti giardini, testimoni delle varie trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Ci sono anche tre alberi tra i più importanti d’Europa: due gigantesche magnolie del ‘700 e una imponente sequoia, tra i primi esemplari importati dall’America. La maestosità del Castello appare già dal lungo viale d’ingresso che conduce al Cortile dei Giganti. Tra le diverse fontane che si trovano nel Castello, la più spettacolare è quella dell’Elefante. Scavata nella roccia e posta proprio di fronte all’ingresso, è arricchita da rappresentazioni mitologiche e dalla presenza della scultura raffigurante un elefante.
Anche il Castello del Catajo ha il suo fantasma: quello della marchesa Lucrezia Dondi dall’Orologio, moglie di Pio Enea degli Obizzi, che fu brutalmente assassinata nella notte fra il 15 e 16 novembre 1654. La notorietà della vittima, una delle più illustri nobili padovane dell’epoca, trasformarono ben presto il fatto di sangue nel più famoso caso di cronaca nera del ‘600 veneto. Donna Lucrezia venne barbaramente uccisa da un suo spasimante (tal Attilio Pavanello, amico del marito ed innamorato di lei) che, vistosi respinto, la accoltellò alla gola. Da allora una diafana presenza vestita di azzurro si aggira per il grande castello, ogni tanto sbircia per le finestre del piano nobile e qualcuno dice, in un sussurro, di averla notata anche vicino alla pietra con le macchie del suo sangue, che si trova ancora all’interno del Castello.
A Soragna il fantasma di Donna Cenerina
Altro balzo di regione per arrivare in Emilia Romagna. A Soragna in provincia di Parma si trova la Rocca Meli Lupi, una favolosa dimora storica da sempre di proprietà della famiglia nobile da cui ha preso il nome. Circondata da un bellissimo parco all’inglese con piante secolari, colpisce per gli arredi preziosi, per il tripudio di opere d’arte e stucchi, per i tanti affreschi di artisti famosi ed è citata come esempio straordinario del primo Barocco. Infatti le sue sale conservano inalterati gli originari mobili e arredi, realizzati e dorati in buona parte a Venezia, che spiccano per sontuosità ed eleganza. Per questo è da molti considerata una delle più sontuose dimore d’Italia cornice ideale per meeting di lavoro e congressi, cerimonie e matrimoni da favola. Inoltre la Rocca Meli Lupi è uno dei gioielli del Circuito dei Castelli del Ducato ed è ancora abitata dai proprietari.
In questa Rocca però si anniderebbe un fantasma color ….. grigio cenere. Si tratterebbe di quello di Donna Cenerina. Questo era il soprannome all’epoca affibbiato, a causa dei suoi lunghi capelli biondo chiaro, a Cassandra Marinoni, moglie del marchese Diofebo II Meli Lupi. La nobildonna mori assassinata il 18 giugno 1583, per mano del cognato Giulio Anguissola. L’omicidio rimase impunito e da allora leggenda vuole che il fantasma di Donna Cenerina compaia con un vestito color della cenere. Per fortuna le sue apparizioni sono molto rare perché si dice, che ogni sua apparizione sia presagio di lutti e morti imminenti per chi ne avverte la presenza.

Bianca Maria Aloisia il fantasma del Castello Malaspina di Fosdinovo
Scendendo per lo Stivale, arriviamo in Toscana e precisamente nel cuore della Lunigiana. Il luogo è Fosdinovo, un comune di 5.000 abitanti in provincia di Massa Carrara, dove si trova il Castello Malaspina. L’antico maniero, abbarbicato sulla roccia, domina dall’alto l’abitato di Fosdinovo e la costa tirrenica, che dista una decina di chilometri. Nelle giornate di bel tempo lo sguardo si allunga fino alla Corsica.
Costruito in epoca medievale all’imboccatura della Val di Magra, proprio con funzioni di controllo dello sbocco al mare della Lunigiana e delle strade e dei valichi appenninici tra i più frequentati nell’Età di Mezzo. Il maniero è a pianta quadrangolare con quattro torri rotonde, un bastione semicircolare e due cortili interni. Molto belle le stanze affrescate.
Ma anche questo castello ha una storia da brivido da raccontare. È quella di Bianca Maria Aloisia figlia del Marchese Malaspina che si innamorò perdutamente di uno degli stallieri del castello. Il padre non poteva accettare una siffatta situazione e fece rinchiudere la figlia nel vicino convento, dove però rifiutò di prendere i voti. Rispedita a casa del padre ne dovette subire l’ira che fece subito uccidere lo stalliere e ordinò di murare viva la figlia, nei sotterranei del castello assieme al suo cane ed a un cinghiale, quest’ultimo simbolo della ribellione alle regole della famiglia. La giovane in breve tempo morì di stenti nel buio dei sotterranei ma il suo spirito inquieto continua ad aggirarsi senza pace da 500 anni per le varie stanze del maniero invocando il nome dello stalliere, suo impossibile amore. Nella sala del trono del castello, si possono ancora oggi vedere delle macchie sul soffitto, testimoni di questa brutta storia.

Castellamare di Stabia ed il fantasma della Dama Rossa
Il veloce tour del mistero tra i castelli della penisola si conclude a Castellamare di Stabia un interessante comune in provincia di Napoli, situato tra la zona vesuviana e la penisola sorrentina. Uno dei suoi punti di forza è sicuramente il Castello a Mare (da cui deriva l’odierno nome del comune) che si erge ad un centinaio di metri sul mare. Alle sue spalle i contrafforti del Monte Faito che si innalzano quasi verticalmente sul Tirreno. Il maniero fu costruito nel IX secolo per volere del Duca di Sorrento e nei secoli successivi acquistò grande importanza militare.
Anche questo castello ha il suo fantasma che pare legato alla “congiura dei baroni”: una vicenda realmente accaduta nella seconda metà del XV secolo, durante il regno di Ferrante d’Aragona. Una castellana, innamorata di un soldato delle forze nemiche, che stavano assediando il castello, decise di aprir loro le porte del maniero. In tal modo gli assalitori, capitanati da Giovanni d’Angiò, espugnarono il castello senza subire alcuna perdita. Il soldato, per cui la castellana era giunta al tradimento, respinse le sue attenzioni e così la donna respinta e bollata da tutti come traditrice cadde in una profonda depressione che la portò al suicidio. Da allora il suo spettro vaga disperato per il Castello, soprattutto nei periodi di luna piena, annunciando la sua presenza con pianti e lamenti. Qualcuno è pronto a giurare di avere visto una diafana presenza, vestita di rosso, spostarsi lentamente all’entrata del castello con le labbra piegate in una vana richiesta di perdono per il suo vile tradimento…. perdono che, probabilmente, non arriverà mai.