Venerdì 21 febbraio 2025 al Teatro Manzoni di Monza è andato in scena Marco Baliani con “QUANDO GLI DEI ERANO TANTI”. Dedicato alle scritture di Roberto Calasso.
Monza, Italia.
“Ma l’oralita’ del mio narrare non si esaurisce nell’offrire la visione, o meglio l’ascolto, di quei territori numinosi e misteriosi. Ognuno di quei miti racchiude altre strade…”
Baliani narra, ed il palcoscenico si riempie delle potenti immagini delle sue parole. Si palesa la Reggia di Caserta, le allegorie legate dal fluire delle acque fino alla fontana di Diana e Atteone.
Atteone, giovane cacciatore, sorprende la dea Diana mentre, in compagnia di ancelle, fa il bagno.
E’ violata un’intimità, lo svelato mette a contatto due mondi, due visioni, differenti adrenaliniche ormonali. In questo contesto i differenti percorsi narrativi del mito vedono Atteone assurgere alla ancestrale natura animale e da questa trasformarsi da predatore a preda: il branco dei fedeli cani, guidato dal più fedele di essi, l’assale vedendo in lui solo la mutata natura.

Marco Baliani
Si dipana il racconto nel racconto…
Passaggi di consapevolezza di genere, le Metamorfosi ovidiane, l’involontaria evoluzione dal sentire al sentimento, lo spaesamento e lo stupore prendono visibilità dalla voce di Marco Baliani: specchi che riflettono agli spettatori rimandi di passato, presente e, per i più giovani, di futuri ancora in divenire. Si dipana il racconto nel racconto, l’inserire la narrativa del mito abbracciato alle esperienze personali ed alle numerose letture che si muovono all’interno degli estremi restituendol’essenza della genesi e della vitalità del mito.
Anche lì, a saperle ascoltare, ci sono voci antiche che ci parlano
“Quello che ne esce è una mappa di eventi da percorrere nello stupore, e nell’ incantamento della voce che li fa rivivere. Grotte, boschi, mare, scogli, la natura tutta parla con le voci potenti degli dei che l’hanno abitata e che sono ancora lì nascosti alla nostra vista assetata solo di merci e votata al consumo della natura stessa. Sono ancora lì anche quando ai boschi si sostituisce l’intrico di una metropoli o di strade brulicanti di esistenze in corsa. Anche lì, a saperle ascoltare, ci sono voci antiche che ci parlano. Sono ancora lì a ricordarci del tempo in cui il frondire delle foglie aveva una voce, un ascolto è una necessità. Mi piacerebbe con questo spettacolo ritrovare quell’ascolto”. Nb i virgolettati sono di Marco Baliani.
Grazie Pippo Biassoni
Info: Teatro Manzoni Monza
Photo dall’alto: Elena Borravicchio. Daniele Signaroldi. Courtesy of Teatro Manzoni Monza