
L’ACCADEMIA DI FRANCIA A VILLA MEDICI. VISITA ALLA VILLA ED ALLA MOSTRA TEMPORANEA – “I PECCATI” – DI JOHAN CRETEN

Chi non ha avuto ancora occasione di visitare questo splendido gioiello architettonico della Capitale, alla riapertura dei musei e dei luoghi dell’arte italiani non tarderà a precipitarvisi, salendo dietro la bellissima Piazza di Spagna dalla Scalinata di Trinità dei Monti fin quasi al Pincio. L’aspetto ed il pregio di questa elegante villa si deve al Cardinale Giovanni Ricci, che diede disposizione di modificare l’edificio preesistente, tra il 1564 ed il 1575. Nel 1576 la Villa passò in mano a Ferdinando de’ Medici, che l’estese, le donò magnificenza e l’abbellì con una galleria di statue. E’ inaspettato lo splendore davanti al quale ci si trova, passeggiando attorno alla residenza e nello splendido giardino, il quale conserva gran parte della sua struttura originaria, delle sue siepi e dei suoi immensi viali. Dal 1804 Villa Medici è sede dell’Accademia di Francia, molto attiva nella formazione artistica internazionale e nell’allestimento di mostre temporanee di grande risonanza: vale assolutamente la pena recarsi in visita alla mostra “I Peccati” di Johan Creten, non appena le restrizioni in atto lo permetteranno. Un artista enigmatico che si è distinto nel panorama internazionale contemporaneo attraverso i suoi contenuti forti.

Roma, Italia.
Villa Medici e la sua storia
Ma cos’era la meravigliosa Villa Medici prima di essere acquistata dai Medici e prima di diventare l’Accademia di Francia?
La costruzione sorge nel luogo in cui, in età antica, erano siti gli Horti Luculliani, così chiamati perché composti da terrazze e scalinate che conducevano alla Villa di Lucullo. Come si apprende durante l’interessante e dettagliata visita guidata organizzata in gruppi, tenuta da una delle guide abilitate dell’Accademia nel rispetto delle norme di sicurezza anti-covid, la proprietà venne abbandonata e dimenticata per secoli, dopo la caduta dell’Impero Romano. Dopo la decisione del Cardinale Giovanni Ricci di riqualificare la struttura e modificarne l’architettura nella seconda metà del Cinquecento, divenne proprietà di Ferdinando I de’ Medici, che si impegnò nella costruzione della grande villa, arricchendone la facciata con fregi e metope dal gusto classico, senza trascurare gli spazi adiacenti, come s’intende dai giardini che ancora oggi è possibile ammirare.
E’ qui che, passeggiando durante la visita guidata, ci si perde per le labirintiche vie incorniciate da siepi e arbusti, ascoltando solamente i rumori della natura, in una dimensione che sembra ovattata e lontana dal traffico cittadino sottostante di Viale del Muro Torto. Nondimeno, è molto probabile durante il tour imbattersi in qualcuno dei tanti esemplari di pavoni che vivono nei giardini della Villa, colorando e allietando i pomeriggi dei borsisti dell’Accademia e sorprendendo i visitatori.
Nel periodo mediceo, fino alla prima metà del Settecento, Villa Medici fu un luogo di grande fama ed aggregazione sociale, elegante e raffinato, dov’erano soliti soggiornare nobili, personaggi politici e membri dello Stato Pontificio. Dopodiché, quando il Granducato de’ Medici passò sotto il controllo dei Lorena, la Villa romana venne letteralmente svaligiata di molte delle sue pregevoli opere d’arte, alcune delle quali vennero riportate a Firenze. Al termine di una serie di passaggi e vicende politiche caratteristiche dell’epoca napoleonica, Villa Medici passò in mano ai francesi: Napoleone trasferì proprio qui l’Académie de France di Roma, nel 1803.
L’Accademia di Francia
Cosa s’intende quando si parla dell’Accademia di Francia? Ci si riferisce ad un’importante istituzione culturale ed artistica nata nel 1666, che premiava i vincitori delle borse di studio Prix de Rome, gli artisti preferiti dai nobili dell’epoca, ospitandoli a Roma, dove avrebbero arricchito la loro formazione. Durante la loro permanenza avevano il privilegio di studiare le opere italiane antiche e rinascimentali, copiarle, riprodurle. Entravano così in contatto con la pittura, la scultura e l’architettura italiane.
La sede originaria dell’Accademia di Francia, che si trovava inizialmente sul Gianicolo, venne trasferita a Villa Medici solo dopo vari spostamenti e vi è rimasta fino ad oggi. Il ruolo e lo scopo di base sono gli stessi che aveva in origine: ogni anno 25 artisti fra scultori, pittori, restauratori, storici dell’arte, fotografi, musicisti e cineasti, (che tempo fa dovevano necessariamente essere cittadini francesi ma oggi possono giungere da tutto il mondo), a seguito della presentazione di una regolare domanda e di un progetto preciso, approdano nei meravigliosi edifici ed atelier di Villa Medici.
L’Accademia di Francia è famosa nella Capitale anche per i suoi favolosi eventi, che hanno spesso luogo durante l’estate in precisi giorni della settimana, con un ricco calendario che spazia tra mostre, concerti, convegni, incontri d’arte ed eventi culturali. Roma non vede l’ora di tornare a vivere anche grazie alle celebri serate di festa organizzate a Villa Medici.
Al termine della visita esterna ed interna, nelle sale interne che è possibile visitare in tempi di covid, l’istinto è quello di voler rimanere lì per sempre. Il panorama che si ammira al tramonto, dalla terrazza adiacente alle stanze dell’antica residenza medicea, ma anche quello che si apprezza dal piazzale d’ingresso all’Accademia, è decisamente impagabile ed offre una prospettiva visiva della Capitale davvero unica nel suo genere. Sopraggiunto il momento di andare via, non resta che concludere la giornata con una passeggiata sulla collina del Pincio, fra le sue ville nascoste ed i giardini incantati, per una breve sosta sulla sua celebre terrazza panoramica unica al mondo. Per chi volesse aggiungere qualche elemento in più al proprio tour, Villa Borghese, Trinità dei Monti e Piazza del Popolo si trovano solamente a pochi passi. La Roma della cultura, la Roma della storia, del barocco, del lusso, dell’autentica bellezza.

I Peccati di Johan Creten in mostra all’Accademia di Francia
Cresce l’attesa per la riapertura di mostre e musei, che vedrà sicuramente fra i ritorni più attesi quello della mostra curata da Noëlle Tissier ed inaugurata a Villa Medici il 15 ottobre 2020, con proroga per il momento fino al 23 maggio 2021. Si tratta de ‘I Peccati’ di Johan Creten. Formatosi proprio qui, presso l’Accademia di Francia, quest’artista belga è considerato uno dei più importanti promotori della ceramica contemporanea; in questa sede presenta ben 55 opere in bronzo, ceramica e resina, dall’aria e dalle forme enigmatiche e dure, ma dai forti significati. Pungente, senza freni ed anticonformista, Johan Creten deve il suo successo internazionale alla capacità di produrre riflessioni e domande nella mente dello spettatore, fornendo una visione simbolica ma allo stesso tempo diretta e, se vogliamo, polemica, della società attuale. I Peccati di Johan Creten non restringono il campo ai classici sette peccati capitali, ma spaziano all’interno della psiche e delle dinamiche sociali, mettendo in luce quel caos interiore che albeggia in di ognuno di noi, quando ci troviamo a confrontarci con i temi che lui stesso ci sottopone, come la natura, la femminilità, la sessualità, il potere, la politica e la spiritualità. Con le sue opere, alcune anche di grande impatto visivo, lungo tutto il percorso espositivo sa esprimere metaforicamente ed in maniera innovativa la sua visione del mondo, nonché delle problematiche sociali e morali, dopo essersi distinto già negli anni Ottanta per l’uso rivoluzionario della ceramica. Per questo motivo, non poteva che iniziare la scalata alle vette del successo, guadagnandosi un posto nella scena artistica contemporanea ed internazionale. Ne I Peccati, Creten affianca le sue cinquantacinque opere ad alcune opere storiche di artisti celebri quali Lucas Van Leyden, Hans Baldung, Jacques Callot, Barthel Beham e Paul van Vianen. Nella prima sala, l’esposizione si apre con delle novità e delle rivisitazioni di opere ideate negli anni Ottanta. Troviamo lavori come The Garden, realizzato fra il 1996 ed il 1997 durante la permanenza di Creten a Villa Medici, ma anche Présentoir d’Orange e Plantstok: l’intento principale di questa sala è quello di invitare i visitatori a riflettere sulle proprie dinamiche interiori e sulla consapevolezza di sé stessi come esseri umani, attraverso i temi del paradiso perduto e della tentazione. Proseguendo nella seconda sala è possibile ammirare la nuova imponente opera in resina: Muses et Méduses, realizzata tra il 2005 ed il 2019, contrapposta alla serie iniziata nel 1998 ed intitolata Odore di Femmina, la quale tratta i temi della sessualità, della lussuria e delle relazioni. ì

Proseguendo la visita…
La sezione successiva della mostra si incentra su tematiche politiche, come mostra il bronzo dal titolo Il prezzo della libertà del 2015 ma anche Couch Potatoes del 1997 e la serie in ceramica dal titolo Wargames del 2019. Le coscienze sociali e la morale di ognuno sono chiamate a mettersi in discussione, mentre salgono i gradini lungo i quali sono disposti enigmatiche figure bronzee.
L’ultima parte dell’esposizione è letteralmente dominata dalla nuova scultura monumentale alta cinque metri, qui esposta per la prima volta, a cui è stato dato il nome The Herring.
La guida dell’Accademia fornisce ogni dettaglio sulle dietrologie delle opere esposte e sul significato che l’artista vuole trasmettere, invitando chi osserva ad esaminare le opere al di là del loro aspetto esteriore, per coglierne le connessioni profonde, i dettagli metaforici e nascosti.
Questo è ciò che Johan Creten difende con la sua arte: un ritorno all’introspezione ed alla cosiddetta Slow art, l’unica in grado di restituirci il nostro tempo, un tempo tormentato, ambiguo, da riesplorare attraverso le proprie emozioni. Ad arricchire la visione del mondo di Creten si aggiungono, accanto alle opere realizzate per la mostra ed a quelle risalenti agli anni Ottanta, antichi pezzi provenienti dalla collezione personale dell’artista, quali arazzi e bassorilievi del XVI e XVII secolo: una scelta creativa che potrebbe portare ad un disorientamento, ma in realtà rivela ed amplia il suo complesso processo concettuale che spazia dall’arte, alla storia, alla politica ed alla filosofia, stravolgendo i nostri punti fermi passati e futuri. I peccati non sono più sette, ma infiniti e dalle infinite interpretazioni, tutte senza censura. In fondo, siamo umani, siamo mortali.
Foto Michela Ludovici
Per ulteriori info: https://www.villamedici.it/