Dall’Olimpo al palcoscenico, il mito rivive. “Iliade, il gioco degli dèi” non è una semplice rappresentazione, ma un’esperienza. L’epica omerica si fonde con una sorprendente vena contemporanea, oscillando tra luce e ombra in un equilibrio precario e affascinante.
Monza, Italia.
L’Iliade proposta dal collettivo Il Quadrivio – Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer – si spinge oltre il racconto epico che abbiamo imparato a conoscere a scuola. È piuttosto un canto corale, che restituisce al mito la sua natura originaria di specchio del presente. Uno spettacolo che fonde la forza magnetica del poema con una prospettiva moderna, giocando sapientemente sul filo tra commedia e tragedia.

Avvolti dalle ceneri della gloria perduta, gli dèi dell’Olimpo si interrogano sul proprio destino. Dimenticati dal mondo, non sono più arbitri onnipotenti delle vicende umane, ma ombre in un universo che li ha messi da parte. Ma che cosa ha portato a questo declino? È stata la guerra, la più grande guerra mai combattuta. La scena di “Iliade, il gioco degli dèi” non è Troia in fiamme, ma il ricordo spettrale di quella rovina, specchio della decadenza divina e umana.
Attraverso un “teatro nel teatro”, le divinità greche ripercorrono le vicende della guerra, mostrando il loro coinvolgimento nel conflitto, il loro ruolo di orchestratori di un’efferata tragedia umana ma anche di vittime di quelle stesse passioni. La caduta di Troia diventa metafora di un’epoca che si conclude, di un’innocenza che è definitivamente persa – se mai esistita – e di un’era di eroi ormai consegnata al mito.

Lo spettacolo muove i primi passi con toni ironici e irriverenti, ma presto la narrazione lascia spazio a un registro più serio e carico di tensione. Il poema viene riletto non come celebrazione epica, ma come racconto oscuro di un’umanità vittima dei capricci e delle ripicche degli immortali. Achille, Ettore, Paride, non sono altro che strumenti nelle mani di divinità capricciose, crudeli, infantili. Tutti però, dèi ed eroi, sono solo pedine più o meno consapevoli di un Fato ineluttabile, al quale nessuno può opporsi.
La messinscena è essenziale ma carica di tensione e si affida a una fisicità profondamente espressiva. La scelta di impiegare maschere e burattini manovrati dagli attori, espediente che rimanda direttamente al teatro classico, dà un taglio interessante e inaspettato alla narrazione.

L’intensità interpretativa degli attori è magnetica: ciascuno dà voce a più soggetti, attraversando registri radicalmente diversi senza mai perdere profondità. Il risultato è un quadro scenico imponente che alterna commedia e tragedia, luce e ombra, silenzio e frastuono. Eccellenti le interpretazioni di tutto il cast, con una menzione particolare per Alessio Boni, protagonista nel doppio ruolo di Zeus e Achille, che grazie a un registro amplissimo di voce e movenze rappresenta perfettamente la tragedia personale dei due personaggi.

Questa Iliade è un viaggio nel mito che parla in modo diretto al nostro presente e che, pur raccontando la guerra, suggerisce forse la possibilità – fragile ma reale – di una scelta diversa, che ci permetta di spezzare le catene di un destino già scritto. Ne emerge quindi una riflessione potentissima sul nostro tempo: quanto del nostro agire è davvero scelto, e quanto è reazione cieca a meccanismi di potere, paura, desiderio?
Con questo spettacolo il mito ritorna alla sua funzione originaria: interrogarci sul presente, sulle nostre scelte e sul nostro destino. Un’esperienza catartica da non perdere.
INFO
Info, abbonamenti e biglietti: www.teatromanzonimonza.it
Photo Filippo Manzini
Testo Eleonora Boscacci