Tra chiese rupestri, paesaggi mozzafiato e un popolo dal portamento fiero: dove la natura e l’arte s’incontrano.
Tigrai, Etiopia.
Nel nord dell’Etiopia, nella regione del Tigrai e quasi al confine con l’Eritrea c’è un luogo magico. Poco conosciuto dai turisti e, forse anche per questo così accattivante, conserva in sé paesaggi strepitosi e una ricchezza culturale che ci riporta indietro nei secoli.
Oltre centocinquanta chiese rupestri sorgono a più di duemila metri di altezza sull’altipiano etiope, il più vasto acrocoro africano e tra i più grandi della Terra.
Sono chiese particolari, uniche nel loro genere. Aggrappate alla roccia e in esse scavate, testimoniano il meticoloso lavoro di una miriade di uomini tra artisti, architetti, abili scalpellini e pazienti scavatori che hanno prestato la loro opera tra il VII e il XV secolo.
Alcune sorgono in posizioni remote e difficilmente accessibili, altre si raggiungono dopo piacevoli passeggiate su strade sterrare in mezzo a scenari sconfinati.
Lungo il percorso gli incontri con la popolazione locale non sono rari e costituiscono anch’essi un buon motivo per un’escursione nelle montagne del Gheralta.
Capita molto spesso di imbattersi in un prete ortodosso orgoglioso di mostrare il proprio crocefisso ligneo. Oppure di incontrare un ragazzino che percorre quotidianamente un tragitto infinito per arrivare a scuola. Avrà con sé una cartella e un recipiente di plastica per trasportare l’acqua. Poi ci sono le donne che lavorano nei campi. Le loro capigliature sono già di per sé una vera e propria opera d’arte. Con loro ci sono i bambini più piccoli, saldamente ancorati sulle spalle e avvolti in stoffe colorate. Non è necessario conoscere la loro lingua, il tigrino, una delle tante parlate in Etiopia dove vivono ottanta etnie diverse, per comunicare con loro.
Bastano i sorrisi e gli sguardi intensi di una popolazione così fiera da risultare incredibilmente comunicativa anche solo con gli occhi.
La postura degli etiopi è elegante e il loro passo svelto. Anche la natura mostra la sua fierezza. Tutto è di proporzioni enormi e le specie endemiche sono numerose, a cominciare dai rapaci e dagli uccelli dai colori sgargianti. Non a caso, tra l’altopiano, le basse terre e la savana, l’Etiopia vanta il più grande numero di specie animali di tutta l’Africa.
TRA LE TANTE CHIESE
Premesso che non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra le tante, una comodissima da visitare e ritenuta da molti una delle chiese più belle di tutto il Tigrai è Abraha We Atsbeha.
Costruita nel X secolo e con affreschi murali ben conservati e risalenti al XVII e XVIII secolo, si trova a 15 chilometri a ovest di Wukro.
Difficilmente raggiungibile e assolutamente vietata per chi soffre di vertigini è invece Abuna Yemata Guh. Si tratta di una piccola chiesa ben conservata situata su uno sperone roccioso a metà di un pinnacolo e che si affaccia su uno strapiombo di duecento metri. Offre un panorama spettacolare.
CONSIGLI DI VIAGGIO
Arrivare nel Tigrai e, in particolare, nella zona del Gheralta Mountains non è complicato.
Da Addis Abeba partono numerosi voli giornalieri gestiti da Ethiopian Airlines e diretti a Macallè, il capoluogo del Tigrai.
Da Macallè per arrivare nella zona del Gheralta bisogna prevedere circa due ore e mezza di auto.
Il Gheralta Lodge a Hawzen, una delle poche strutture presenti nella zona e uno dei più incantevoli lodge di tutta l’Etiopia, mette a disposizione autisti per eventuali trasferimenti da e per Macallè.
Per soggiornare a Gheralta Lodge bisogna prenotare per tempo. Nonostante la zona non sia particolarmente battuta dal turismo, la sua fama di luogo spettacolare, si sta diffondendo e le camere a disposizione non sono molte.
Oltre a essere un luogo magico perché regala una vista strepitosa sui massicci del Gheralta, il Lodge ha una storia unica di integrazione tra manovalanze locali e il progetto di un imprenditore italiano illuminato, Silvio Rizzotti. La cucina si ispira alla tradizione italiana e il manager del Lodge, Ghebremedhin Kidane è una miniera di storie.
Testo e foto Paola Scaccabarozzi