In scena dal 28 febbraio al 2 marzo lo spettacolo più esilarante di David Mamet, intitolato Boston Marriage, come in età vittoriana, nel New England, si definivano le convivenze tra donne economicamente indipendenti dagli uomini. Con le strepitose Maria Piato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria.
Monza, Italia.
Due attrici strepitose. Uno spettacolo esilarante, raffinato, che intrattiene con garbo e qualche colpo di scena un pubblico sempre meno abituato a un certo uso del linguaggio.
Grande successo
Grande successo al Manzoni di Monza per Boston Marriage, di David Mamet, del 1999, con la regia di Giorgio Sangati.

Una storia un po’ scabrosa
L’ambientazione tipica di un salotto borghese di fine ‘800 non farebbe presagire la storia un po’ scabrosa di due donne non più giovani che un tempo furono amanti e si rincontrano con grande emozione della padrona di casa, Anna. Tuttavia il motivo della visita di Claire non è quello che si potrebbe immaginare: non torna per stabilirsi dalla cara vecchia amica (che nel frattempo accetta la “protezione” di un uomo pazzamente innamorato di lei, in cambio di casa e costosi gioielli in regalo), bensì per chiederle ospitalità per un incontro amoroso con la sua nuova giovanissima innamorata.

Una mirabolante girandola di stati d’animo
La proposta sconvolge Anna/Maria Paiato che, da consumata e autoironica attrice di teatro qual è, si esibisce in una mirabolante girandola di stati d’animo: risentimento, disperazione, nostalgia, seduzione, provocazione, ripicca.
Infine accetta ma a una condizione: di poter in qualche modo “partecipare”…
Traduzione di Masolino D’Amico
Il testo, tradotto da Masolino D’Amico, è pura delizia per le orecchie. Con qualche voluto scivolone nel turpiloquio, è altrimenti sempre elegantissimo, parodia di una certa pomposità dell’epoca.
Un sentimento ambiguo
Mariangela Granelli/Claire, ugualmente brava, interpreta un personaggio più asciutto, che compensa perfettamente l’esuberanza di Anna. Porta in scena un sentimento ambiguo, in bilico tra amore e perversione.

Un colpo di scena
Ma il ritmo della pièce non lascia molto spazio alle analisi morali/psicologiche: un colpo di scena gustosissimo, annunciato dalla improbabile, tiranneggiata cameriera Catherine/Ludovica d’Auria, getta tutti nello scompiglio.
Le due donne, quasi pronte a rassegnarsi all’inevitabile, tentano un ultimo coup de théâtre: fingersi chiromanti!
Uno spaccato sociale
Il trio è impeccabile: le incursioni in scena della giovane domestica, immigrata dalla Scozia e continuamente presa di mira dalla padrona di casa, ritmano il dialogo tra le due protagoniste e offrono un impietoso spaccato sociale della borghesia statunitense della fine dell’Ottocento.

Una sensazione di dolcezza
Il finale ricompone ciò che all’inizio pareva impossibile da ricomporre, lasciando negli spettatori una sensazione di dolcezza che accetta le miserie umane e “in qualche modo” permette di cavarsela sempre.
Info: Teatro Manzoni Monza
Photo Elena Borravicchio. Courtesy of Teatro Manzoni Monza