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AGENDA VIAGGI
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Autunno in Vallese: tra foliage e buon vino

Romantiche passeggiate tra i vigneti o lungo scenografici sentieri nei boschi, intervallate da visite a rinomate cantine vinicole e da golose pause gastronomiche: il Vallese è perfetto per una pausa di relax ad alto tasso scenografico. 

Canton Vallese, Svizzera.
Se il Vallese, il cantone della Svizzera metà francofono e metà di lingua tedesca che si distende sulle due rive del Rodano, è affascinante in ogni stagione, con il suo incredibile mix di vigneti, borghi storici e ghiacciai, in autunno – complici giornate soleggiate e mai troppo fredde – i suoi colori e i sapori dei suoi prodotti raggiungono l’apice, regalando ai visitatori emozioni sensoriali indelebili. Andiamo allora alla scoperta di questo piccolo paradiso, dall’inaspettata biodiversità (oltre a essere il principale produttore di vino della Svizzera, il Vallese vanta differenti terroir che gli consentono di coltivare circa una cinquantina di varietà di vitigni differenti, distesi su cinquemila ettari di terreno). Il tutto, a due passi dal confine italiano.

Martigny, dove la cultura è di casa


Appena due ore e mezza: è quanto ci vuole, seduti comodamente in treno, per arrivare dalla Stazione Centrale di Milano al cuore di Martigny, elegante località dalla vibrante vita culturale e dagli importanti lasciti storici, risalenti addirittura al IV secolo avanti Cristo, quando l’area era sotto il dominio dell’Impero Romano. Qui è d’obbligo una visita alla Fondazione Gianadda che, oltre a ospitare rilevanti mostre temporanee di pittura, un’interessante collezione di auto d’epoca e una ricca sezione archeologica – la Fondazione stessa è costruita attorno ai resti del più antico tempio celtico di tutta la Svizzera, scoperto dall’ingegnere e mecenate Leonard Gianadda nel 1976 – dispone di uno scenografico “giardino delle sculture” dove, tra alberi slanciati, piccoli specchi d’acqua e aiuole curatissime, emergono le opere di Mirò, Rodin, Indiana e di altri artisti del XX secolo.
Chi viaggia con bimbi al seguito, inoltre, non potrà non fare un salto al museo dedicato al San Bernardo, dove sarà possibile incontrare “live” anche i simpaticissimi esemplari di uno dei cani più amati di tutti i tempi. Un’ultima tappa è degna di nota, questa volta dedicata ai più grandi, quella alla Distilleria Morand, nata nel 1889 con la produzione di sciroppi di frutta e gazzosa e oggi famosa – soprattutto – per la Williamine e la Apricotine, due liquori a base rispettivamente di pere Williams e albicocche.

Chamoson: il borgo dei record


Vanta la più grande concentrazione di vigne del Vallese, l’area di Chamoson, con ben 30 produttori, sei dei quali certificati biologici; ma anche la chiesa più antica del cantone, risalente all’XI secolo, che domina con la sua austera mole in pietra il delizioso abitato di Saint-Pierre-de-Clages, che a sua volta ha il vanto di essere una vera booktown, con ben sei librerie.
Record a parte, a incantare chi si avventura da queste parti sono proprio le distese di vigne a perdita d’occhio, che si spingono fino a valle a lambire il Rodano, ma che salgono anche verso la cima della aspre montagne, scandite in suggestivi terrazzamenti bordati da muretti a secco. Una serie di sentieri consente di immergersi completamente tra i filari, che in autunno abbandonano il verde brillante per declinare le loro foglie nei più caldi toni ramati e ambrati, mentre lo sguardo può spaziare libero abbracciando un territorio di rara bellezza. In realtà l’intero Vallese è disseminato di scenografici sentieri, accessibili anche ai meno allenati e assolutamente ben segnalati e, oltre ai numerosi percorsi “vitivinicoli”, meritano un cenno gli itinerari che si dispiegano lungo i tracciati delle “bisse”, gli antichi canali di irrigazione che raccoglievano l’acqua dai ghiacciai e la portavano a valle. 
Tornando a Chamoson, sono ancora – almeno – due le tappe assolutamente imperdibili: la visita a una cantina locale, degustazione inclusa, e un rilassante bagno caldo nelle vasche all’aperto delle Terme d’Ovronnaz, mentre l’aria frizzante del tramonto soffia sul viso e il paesaggio alpino si mostra in tutta la sua maestosità. 

Crans-Montana: il glamour abita qui


Se Crans-Montana non ha certo bisogno di presentazioni, la perla degli sport invernali in autunno sfodera boschi a perdita d’occhio, dove il foliage aggiunge un tocco di romanticismo all’imponenza del paesaggio – siamo a 1.500 metri di altitudine, ma basta spostarsi di una manciata di chilometri per raggiungere i 3.000 – mentre il calendario della famosa località è sempre ricchissimo di eventi culturali e sportivi. E a proposito di sport. non c’è davvero attività che non si possa praticare “da queste parti”: prima che la neve imbianchi ogni dove, infatti, si può esplorare il territorio sulle due ruote, grazie ai circa 200 chilometri di percorsi ciclistici e agli 11 tracciati specifici per mountain bike; si può giocare a golf su quattro green differenti; ci si può dedicare all’arrampicata o all’equitazione, o ancora mettersi alla prova salendo sugli alberi dell’adventure park, per non fare che qualche esempio. E a fine giornata, gli amanti dello shopping avranno di che sbizzarrirsi, scegliendo tra oltre 180 negozi esclusivi, mentre i gourmand avranno a disposizione circa 150 tra ristoranti di livello e bar.

Sierre e Salgesch: raclette per intenditori


L’ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta del Vallese scende a valle per ammirare il Rodano e valica il confine tra il territorio francofono e quello di lingua tedesca: partendo dalla bella Sierre, con i suoi palazzi storici e il suo elegante castello, si arriva – percorrendo i circa sei chilometri della suggestiva “strada del vino”, ça va sans dire – al raccolto Salgesch, un borgo dove si respira aria di altri tempi e dove i vigneti si spingono addirittura fin nell’abitato, inframmezzandosi alle case di foggia teutonica. Le due località sono unite proprio dal vino, o meglio, dal museo dedicato al prezioso nettare di Bacco, che qui si sdoppia in due sedi (una a Sierre e una a Salgesch), idealmente collegate proprio dalla passeggiata tra le viti.
Gli amanti del formaggio, qui scopriranno che la raclette – l’irresistibile piatto a base di formaggio fuso – non si fa solo con il latticino omonimo; al contrario, esiste una varietà incredibile di formaggi da fondere, ognuno con sapore e consistenza definiti e differenti: in molti ristoranti si potrà fare una vera e propria degustazione di formaggi per raclette, provando differenti tipologie prima di scegliere la preferita, in una sorta di “raclette all you can eat”. Una curiosità: se con il formaggio “freddo” i vallesani bevono il vino rosso, con quello fuso preferiscono rigorosamente il bianco, un Fendant possibilmente, leggero e dai raffinati sentori floreali.

IL TACCUINO DI AGENDA VIAGGI

DOVE DORMIRE
Hotel Arkanum (hotelarkanum.ch)
Salgesch  
Hotel dall’atmosfera tradizionale. In una delle camere il letto è posto all’interno di una botte.

Hostellerie de l’Ardéve (www.hotelardeve.ch)
Mayens-de-Chamoson
Immerso nei paesaggi montani e a due passi dalle Terme d’Ovronnaz.

DOVE MANGIARE
Restaurant dePlan-Cerisier (www.plan-cerisier.ch)
Martigny-Croix
Dalle sale di questo ristorante si domina la vallata di Martigny. In autunno propone la famosa Brisolée, piatto a base di castagne arrosto, formaggi locali e salumi.

Oh! Berge (www.planeville.ch)
Chamoson
Lo chef francese propone piatti di cacciagione serviti con prodotti di stagione in sfiziosi accostamenti.

Tout un Art (www.art-vivre.ch)
Crans-Montana
È il ristorante grourmet dell’hotel Art de Vivre: lo chef italiano mescola made in Italy e sapori svizzeri in piatti originali e d’impatto visivo.   

Foto Simona Daviddi

Simona PK Daviddi

Simona PK Daviddi

Emiliana per tre quarti (l’ultimo quarto è top secret) è convinta di essere la discendente diretta di Matilde di Canossa, perché come lei “chiacchiera” in una manciata di lingue, tra le quali il russo e il giapponese. Nessuno la chiama con il suo primo nome di battesimo – neppure i suoi genitori né il suo editore – ma con le iniziali degli altri due (anche questi top secret), Pikappa. Ha scoperto le tre grandi passioni della sua vita – viaggiare, fotografare e scrivere – quando aveva otto anni e le hanno regalato la prima reflex e la prima moleskine; da allora, appena può, infila “due cose” in valigia e parte, rigorosamente in compagnia della sua Nikon. Il jet lag la rende euforica. Di recente si è innamorata del rugby e della Sicilia: si sospetta che la “colpa” sia di Massimiliano, il suo fidanzato, rugbista trinacrio. Se non facesse la giornalista, farebbe la ballerina di danza del ventre o la bailaora di flamenco.

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