Alla stessa ora, il prossimo anno al Manzoni di Monza

“Alla stessa ora, il prossimo anno” al Manzoni di Monza

Scritto da Elena Borravicchio on . Postato in cinema

Parte con leggerezza la stagione 2021/2022 del Manzoni di Monza. Lo spettacolo “Alla stessa ora, il prossimo anno” non brilla per originalità o spessore del testo di Bernard Slade, del 1975, ma riscuote comunque un buon successo di pubblico. Alberto Giusta e Alessia Giuliani risultano credibili. Bravissima Doris/Giuliani

Monza, Italia.
Parte senza infamia e senza lode la stagione 2021/2022 del Manzoni di Monza. Lo spettacolo Alla stessa ora, il prossimo anno, pur non brillando per originalità o spessore del testo di Bernard Slade, anno 1975, comunque diverte il pubblico, grazie soprattutto all’indiscussa bravura dei due personaggi Alberto Giusta e Alessia Giuliani. “È uno spettacolo leggero, divertente: avevamo bisogno di uno spettacolo così per ricominciare – ha commentato Paola Pedrazzini, Direttrice artistica del teatro – La differenza la fanno i protagonisti, la loro prova attoriale è eccezionale”.

La storia è semplice: siamo nel 1951; quando si solleva il sipario, la radio suona un pezzo classic rock di quell’anno in una camera d’albergo, un uomo si sta rivestendo e una donna è ancora sotto le coperte che finge di dormire, divertita. I due, uno in viaggio per lavoro, l’altra diretta a un ritiro spirituale, entrambi sposati con tre figli (quattro alla fine della commedia) si incontrano in un motel di San Francisco e subito scatta la scintilla. La storia continua per 24 anni e passa attraverso i cambiamenti sociali, politici ed estetici di due decadi.

In 24 anni i due si incontrano solo per un weekend, “alla stessa ora, il prossimo anno”, come recita il titolo.

Bravissima Alessia Giuliani nei panni di Doris: di scena in scena, di anno in anno, il suo personaggio evolve e si trasforma. All’inizio un po’ svampita, non si inquadra facilmente questa donna che sembra leggera nel vivere il momento, a differenza del suo compagno d’avventure che più volte tira in ballo il “senso di colpa”. Nel corso degli incontri dimostra una maturità e una consapevolezza crescenti: smaschera il perbenismo di George che si sente una brava persona perché sbandiera di sentirsi colpevole come fosse il solo ad avere una coscienza; si interessa con sincerità della moglie e dei figli del compagno; si presenta incinta e inizia il travaglio proprio nella camera d’albergo; si appassiona alla letteratura (anche grazie a George che fa il commercialista e poi si mette a insegnare); si diploma prima e dopo si iscrive all’università; si appassiona alla politica e diventa una perfetta figlia dei fiori che marcia per la pace e poi una donna in carriera che avvia una propria attività, a cui successivamente rinuncia per assistere il marito vittima di un infarto. Sempre credibile in ogni sfaccettatura e ogni cambiamento (forse troppi in una stessa persona?), determinata e sorridente in ogni circostanza, empatica quando George le racconta di aver perso il figlio Michael e alcuni anni dopo la moglie. Riempie la scena.

Molto più opaco il personaggio di George/Giusta: cambia abito ma non espressione. Volendo chiudere un occhio sulle papere nelle quali talvolta inciampa. Il risultato degli scambi tra i due è comunque piacevole e più volte strappa una risata.

Gli appalusi del pubblico hanno richiamato gli attori sul palco più e più volte.

Photo Elena Borravicchio

Elena Borravicchio

Torinese di nascita e monzese di adozione, avendo vissuto, nel mezzo, un pezzo di vita a Milano e uno ad Abu Dhabi, prende la vita con filosofia, come la sua laurea. Appassionata di sociale, educazione, teatro, danza e viaggi, non esce mai di casa senza penna e taccuino e pensa di non aver vissuto fino in fondo un’emozione se prima non l’ha trasferita sulla carta. Circondata di amici monzesi, ma soprattutto stranieri, si dedica con gioia alla sua famiglia e al mestiere di freelance.