Appuntamento al Teatro Franco Parenti con La reginetta di Leenane, primo grande successo del pluripremiato autore angloirlandese Martin McDonagh, maestro del teatro contemporaneo e del grottesco, noto per il suo stile crudo, ironico e spietatamente realistico. Protagoniste Ambra Angiolini e Ivana Monti, con la regia di Raphael Tobia Vogel.
Milano, Italia.
Appuntamento al Teatro Franco Parenti con La reginetta di Leenane, primo grande successo del pluripremiato autore angloirlandese Martin McDonagh, maestro del teatro contemporaneo e del grottesco, noto per il suo stile crudo, ironico e spietatamente realistico. Il thriller psicologico torna ad emozionare il pubblico dal palco della Sala Grande, in scena dall’8 Ottobre fino al 2 Novembre, interpretato da Ambra Angiolini e Ivana Monti e diretto da Raphael Tobia Vogel.
Lo spettacolo
Lo spettacolo è ambientato nel villaggio di Leenane, una remota comunità della Contea di Galway sull’Atlantico. Il testo racconta l’asfissiante convivenza tra madre e figlia, in un contesto segnato dall’isolamento, dalla povertà e da legami familiari profondamente corrosi.
Protagoniste dello scontro, Ambra Angiolini nel ruolo di Maureen e Ivana Monti in quello della madre Mag. Accanto a loro, Stefano Annoni interpreta Patrick, e Edoardo Rivoira il giovane Ray.

Il ciclo Il Teatro è donna
Oltre alla rassegna La Grande Età, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ravasi Garzanti, lo spettacolo rientra anche nel ciclo Il Teatro è donna, che il Parenti organizza con la partnership culturale del settimanale Grazia e in collaborazione con Cristalfarma.
Il progetto vede protagoniste alcune tra le più importanti figure femminili della scena, come Ambra Angiolini, Ivana Monti, Sonia Bergamasco, Giuliana De Sio, Rosita Celentano e Lucrezia Lante della Rovere.
La trama
Maureen Folan ha quarant’anni e vive da sempre con l’anziana madre Mag in una casa isolata tra le colline della Contea di Galway nell’Irlanda rurale degli anni Novanta, immobile e senza prospettive.
Il loro legame si è trasformato in una prigione emotiva fatta di dipendenza, silenzi e piccoli ricatti quotidiani. Mag è fragile e manipolatrice, Maureen aspra e sola: la loro convivenza è un meccanismo doloroso che si ripete identico giorno dopo giorno.
Il ritorno in paese di Patrick Dooley, vecchia conoscenza di Maureen emigrato in Inghilterra, apre alla donna uno spiraglio: la possibilità di una vita nuova, lontana da quella casa. Mag, incapace di accettare la solitudine, agisce con strategica crudeltà: una lettera nascosta, una verità taciuta e una speranza infranta scatenano un lento scivolamento verso l’abisso, dove la vicinanza diventa veleno e il rancore si trasforma in rabbia.
In questo spazio claustrofobico, Martin McDonagh costruisce una tensione costante, fatta di gesti minimi e parole taglienti, dove ogni personaggio si muove sul confine ambiguo tra vittima e carnefice.

I temi
La reginetta di Leenane si presenta come una tragedia quotidiana, impastata di humour nero, solitudine e crudeltà repressa. Un dramma che scava nelle ferite dei legami familiari, nella paura di restare soli, nel senso di immobilità di chi vive in un mondo dove nulla cambia, se non in peggio.
Al centro, un tema disturbante e drammaticamente attuale: la violenza psicologica all’interno della famiglia, il luogo che per eccellenza dovrebbe proteggere. McDonagh non mostra mai il colpo, ma lascia che siano le parole, i silenzi e le abitudini tossiche a scavare voragini emotive. La dipendenza – dalla madre, da un’idea d’amore, da un bisogno mai nominato – diventa gabbia.
Ma il dramma si spinge oltre, evocando una riflessione più ampia: quando le parole falliscono, quando l’intimità diventa prigione e il dolore non trova altra via d’uscita, la violenza – anche la più estrema – si insinua come unica soluzione percepita.
Un meccanismo oscuro che risuona, inquieto e familiare, nelle crepe del nostro presente.
McDonagh stempera questa tensione con un umorismo nero che fa ridere e poi raggelare, interrogando lo spettatore sul confine sottile tra amore e possesso, tra cura e dominio. Una storia di donne che si feriscono, perché nessuno ha insegnato loro ad amarsi senza distruggersi.
INFO
Per informazioni e dettagli, consultare www.teatrofrancoparenti.it
Photo courtesy of Teatro Franco Parenti