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CORTINA: LE REGOLE NEL FUORI STAGIONE

l’alpe Lerosa – ph Elena Bianco

Cortina (Bl). Italia.
Spenti i riflettori della stagione estiva, Cortina entra in una calma pre-invernale. Sarebbe però un errore attendere l’apertura delle piste, ignorando un periodo dell’anno bellissimo, quando l’autunno fa i larici giallo vivo. Allora si può scoprire che dietro tanto glamour c’è una piccola città che non dimentica la sua storia, con gli abitanti che rinnovano antiche istituzioni tutt’ora in vigore dettate dai rigori della montagna, le Regole.

L’arte cortinese delle filigrana – ph Elena Bianco


«Le Regole d’Ampezzo sono un’istituzione millenaria, consolidatasi con le invasione longobarde dal 578 d.C., creata per salvaguardare il territorio, eredità delle future generazioni», spiega Gioia de Bigontina, curatore presso i Musei delle Regole d’Ampezzo. «Sono un ente con un’impostazione patriarcale, formato dalle famiglie autoctone di Cortina, per regolamentare l’uso collettivo e democratico del patrimonio agro-silvo-pastorale». Si tratta della più grande proprietà terriera privata d’Italia, di 16.000 ettari inalienabili e indivisibili, di cui usufruiscono le famiglie suddivise oggi in 11 Regole (alte e basse), cioè territori di appartenenza. I Regolieri – 1200 persone – sono i capifamiglia discendenti dall’antico ceppo ampezzano che amministrano e tutelano il territorio secondo i Laudi, antiche leggi approvate dall’Assemblea. L’istituto regoliero è riconosciuto dal diritto dello Stato italiano attraverso specifiche leggi.

Gioia de Bigontina illustra la storia antica di Cortina – ph Elena Bianco


«Oggi le Regole hanno lasciato spazio anche alle donne», prosegue Gioia. «Seppur con delle limitazioni maggiori, le donne partecipano ai doveri previsti per ogni regoliere e tutte le cariche dell’ente possono essere ricoperte da entrambi i sessi. Basti ricordare che uno degli ultimi presidenti delle Regole è stata una donna».
Un volto inedito della Perla delle Dolomiti, dunque, che la rende ancora più interessante, come interessante è il trekking fuori stagione, quando è più facile incontrare gli animali e meno gli umani. Ecco tre itinerari.

La Tofana di dentro dall’alpe Lerosa – ph Elena Bianco
Da Malga Ra Stua a Forcella Lerosa – Facile

E’ una passeggiata adatta a tutti, perché si arriva comodamente in auto (su strada asfaltata dalla SS di Alemagna) a Ra Stua, nel Parco delle Dolomiti d’Ampezzo al confine con quello Naturale di Fanes-Senes-Braies. Dopo la malga si sale a destra su una mulattiera (sentiero 8) che in un’ora di salita con vista sulla Tofana di Mezzo porta all’alpe di Lerosa in alta val di Gòtres. Si cammina fra cirmoli profumati aggrappati alle rocce calcaree, larici nei prati assolati, cespugli di mughi e abeti rossi, chiamati dai locali  “tzus”: sono piccoli perché le mucche li mangiano dato che la loro resina è un antibiotico naturale. In breve si arriva all’assolato alpeggio, all’ombra della maestosa croda del Becco.

Foliage sull’alpe Lerosa – ph Elena Bianco

Da qui si raggiunge una piccola malga delle Regole e un cimitero militare della Grande guerra. Si scende poi completando un anello al punto di partenza. Per chi volesse prolungare la discesa oltre Ra Stua verso la statale di Alemagna, di recente è stato realizzato un sentiero (appena sotto al parcheggio) che con un sistema di ponti e scalette metalliche scende in un canyon dove scorre fra cascatelle e piscine naturali il fiume Boite, affluente del Piave, che poi si allargherà nella conca Ampezzana.

La Marmolada vista da passo Giau – ph Elena Bianco
Da Passo Giau al Rifugio Palmieri – Media

Arrivare al Passo Giau è di per sé un piacere per gli occhi, con Ra Gusela, Nuvolau, Averau, Tofane, Cristallo, Croda Rossa, Pelmo in un anello di montagne da togliere il fiato. Questa è un’escursione che non richiede capacità alpinistiche ma per lunghezza (almeno 3 h in andata) e dislivello (600 mt complessivi) richiede un minimo di allenamento. Dal passo s’imbocca il sentiero 436 che per alpeggi conduce alla parte più faticosa del percorso, la forcella Giau, che guadagna quota rapidamente fino all’altipiano di Mondeval, dove si tira il fiato. Qui si apre un mondo alpino straordinario, sovrastato dai Lastoi di Formin, antica piattaforma corallina in un mare tropicale.

Il Pelmo si riflette nel lago delle Baste a Mondeval – ph Elena Bianco

Il verde sfolgorante dei prati contrasta col turchese del lago delle Baste in cui si specchia il monte Pelmo, detto il “trono di Dio” (e ci sarà pur un motivo…). Una breve deviazione porta al sito archeologico dove nel 1985 fu rinvenuta la sepoltura dell’uomo di Mondeval, un cacciatore d’epoca Mesolitica perfettamente conservato con il suo corredo funebre, oggi custodito nel museo Vittorino Cazzetta di Selva di Cadore. Dalla forcella Ambrizzola, punto più in quota dell’escursione (a 2277 mt), si scende al Rifugio Palmieri, sovrastati dal pinnacolo del Becco di Mezzodì. Il rifugio è sulle rive del laghetto Federa dove si specchiano i larici giallo oro e la Croda da Lago con le sue tante cime. Merita quindi una sosta (nella stagione estate/autunno): le camere sono confortevoli, il cibo semplice e buono e prima di cena ci si può godere una magnifica sauna in botte, con riscaldamento a legna, vista sul Becco e reazione in acqua gelata.

La sauna in botte al Palmieri – ph Elena Bianco


La discesa più conveniente e piacevole è dal sentiero 434/437 che arriva in località Ru Curto (e poi in autobus di linea fino al Giau, da chiedere orario al gestore).

L’attacco del sentiero attrezzato Astaldi – ph Elena Bianco
Sentiero Astaldi e Grotta di Tofana – Difficile

Nonostante non richieda doti alpinistiche, sono necessari piede fermo, assenza di vertigini, kit da ferrata e caschetto in caso di caduta di sassi. Si parte dal rifugio Dibona, ai piedi del gruppo delle Tofane, che si raggiunge in auto. Il sentiero attrezzato Astaldi, alla base della Punta Anna, è una vera e propria passeggiata nella storia antica delle Dolomiti: qui è stata trovata un’ambra antichissima che racconta del Triassico, quando il 96% delle specie viventi si estinsero. Successivamente i “biocostruttori” edificarono vere e proprie isole nel paesaggio marino tropicale, a cui seguì una fase vulcanica con fuoriuscita di lave e tufi che si innestarono sulle isole piatte, formando le montagne. Stratificazioni e incredibili colori che si vedono dopo aver guadagnato la partenza del sentiero ferrato (sentiero 421 che collega il rifugio Dibona al rifugio Pomedes).

Le stratificazioni rocciose sul sentiero Astaldi – ph Elena Bianco

Si cammina su ghiaie rosse argillose sovrapposte a lave nere, sovrastate a pareti marroni sfumate di viola, giallo, verde: sono i variopinti strati di Raibl di 220 milioni di anni fa. Alla bellezza della roccia tutto intorno fa da contrappunto la meraviglia del paesaggio, sui boschi di pini e abeti, sui Lastoi di Formin, sulla Marmolada. Terminato il sentiero ferrato su un pianoro erboso frequentato dai camosci, si può tornare al Dibona (sentiero 403) oppure proseguire su traccia di sentiero mantenendo la quota, fino a congiungersi al sentiero 442, che porta alla galleria del Castelletto e alla ferrata Lipella, ma prima alla deviazione a destra per la Grotta di Tofana.

L’imbocco su ferrata della Grotta di Tofana – ph Elena Bianco

E’ una grande apertura che conduce nelle viscere della Tofana di Rozes, formatasi nella Dolomia. Dopo una breve ma aerea ferrata, si sale al grande imbocco. Muniti di una pila frontale (in mancanza il cellulare) si può visitare tutta questa cavità a spirale, facendo attenzione a non scivolare: è lunga 300 mt e a volte alta una decina di mt. La vista dalla grotta sulle montagne circostanti è straordinaria e ripaga di un po’ di fatica.

Dentro alla grotta di Tofana – ph Elena Bianco

Elena Bianco
elena@agendaviaggi.com

Elena Bianco

Elena Bianco

Piemontese, cresciuta a Milano e vissuta a Venezia per un tot di anni, è laureata in Filosofia e diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. Giornalista dal 1991 e membro del GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica), scrive sulle sue vere passioni: cibo, vino, viaggi su DOVE, Style del Corriere della Sera, Food & Beverage, Confidenze ed altre ancora. Per sette anni si è dedicata alla pubblicità, come Amministratore Delegato di un’agenzia di advertising e ha lavorato come consulente per il turismo della Provincia di Venezia. Quando non scrive per i vari magazine e non naviga in rete con il suo blog (www.enogastronomiablog.it) coltiva altre passioni: il giardino della casa in campagna, le arrampicate sulle Dolomiti, la cucina per gli amici, la fotografia.

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