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Warhol tessile: a Biella la genesi pop di un’icona

“Andy Warhol. Pop Art & Textiles”: A Biella, capitale UNESCO del tessile, il volto inedito del designer pre-Pop e le sue icone in oltre 150 opere. Dal 31 ottobre al 6 aprile 2026, Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero ospitano la prima rassegna in Italia di circa 50 tessuti e abiti originali, direttamente dal Fashion & Textile Museum di Londra.

Biella, Italia.

Da New York a Biella: la mostra “Andy Warhol. Pop Art & Textiles” svela le trame inedite del designer che rese la quotidianità arte, in un dialogo inaspettato con la capitale italiana del tessile. Un viaggio a doppio binario tra Factory e filati.

Andy Warhol è un sistema solare, non una semplice stella: una costellazione di identità che si rincorrono e si moltiplicano in un loop creativo infinito. Illustratore, designer, artista, regista, collezionista e icona pop, incarna alla perfezione l’aforisma del suo erede spirituale, David Bowie: “L’unico modo per essere davvero se stessi è non esserlo mai del tutto“.

I molti volti del genio si intrecciano in un pattern visivo che trova la sua sede ideale a Biella, la città del tessile per eccellenza. La mostra “Andy Warhol. Pop Art & Textiles” non è solo un’esposizione, ma una vera operazione culturale.

Voci istituzionali e visione curatoria

Il progetto non è solo espositivo ma riflette una filosofia inclusiva. Michele Colombo, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, lo definisce “una sfida e un’opportunità per tutto il territorio“, un investimento in ottica generativa. L’obiettivo è creare un nuovo modello di attrattività territoriale che abbia al centro la cultura e la formazione. Biella, con la sua radicata cultura del tessile, accoglie così un progetto che ne esalta la storia, come sottolinea il Vice-Sindaco Sara Gentile, confermando che la cultura possa e debba essere un autentico motore di crescita e valorizzazione.

A definire l’approccio alla figura di Warhol interviene Umberto Pastore, Amministratore Delegato di Creation: “Warhol è stato un artista poliedrico, un riferimento per tutti coloro che hanno innovato e sperimentato negli anni ’60, ’70 e ’80. La nostra esposizione si propone di cogliere la complessità della sua persona, con l’obiettivo di facilitarne la comprensione e di creare connessioni inaspettate, anche con la storia del territorio.”

Un percorso a doppia trama: Pre-Pop e Iconografia totale

La forza della rassegna risiede nella sua articolazione in due sedi distinte. L’esposizione scardina gerarchie e categorie, unendo arte, design e produzione. In questo senso, la mostra restituisce al tessile il suo pieno statuto di arte applicata, come già aveva intuito la decana del design americano Ruth Reeves, capace di incidere sulla vita quotidiana forse ancor più di un dipinto o di un’architettura.

Il percorso si articola tra:

  1. A Palazzo Gromo Losa: la curatela, firmata da Vincenzo Sanfo e Alberto Rossetti, presenta circa centocinquanta opere che raccontano la parabola dell’icona Pop.
  2. A Palazzo Ferrero: si snoda la sezione “The Textiles”, dedicata al Warhol pre-Pop, l’uomo che, ben prima delle Campbell’s Soup, fu un acclamato designer.
La genesi del Mito: il Designer Tessile Pre-Pop

L’attenzione si concentra sull’affascinante corpus di tessuti, abiti e disegni originali esposti a Palazzo Ferrero. Questo nucleo, curato da Geoff Rayner e Richard Chamberlain, rivela il talento del giovane illustratore negli anni Cinquanta, e la nascita della sua cifra stilistica: la celebre blotted line, una linea irregolare e frammentata che anticipava la poetica seriale.

I tessuti di Warhol sono autentiche “novelty prints”, in cui la quotidianità dei grandi magazzini si traduce in racconto visivo. La collaborazione con Stehli Silks Corporation segna l’ultima stagione commerciale e la soglia d’ingresso nella Pop Art.

In merito a questa fase, Tina Fredericks, sua prima direttrice artistica, ricordava come: “Le linee d’inchiostro di Andy erano elettriche, spezzate, magnetiche: coprivano lo spazio come carta da parati. Solo più tardi capimmo che annunciavano le sue infinite serie di bottiglie di Coca-Cola, teste di mucca, Marilyn e Mao”.

Questa sezione trova terreno fertile a Biella, Città Creativa UNESCO, dove l’arte di Warhol dialoga con il saper fare artigiano del distretto.

L’Universo iconico di Palazzo Gromo Losa

A Palazzo Gromo Losa, il viaggio prosegue nel Warhol più celebre. Serigrafie, copertine di vinili, ceramiche e fotografie compongono un mosaico in cui l’arte si confonde con il quotidiano.

Il curatore Alberto Rossetti, evidenzia come Warhol non creò solo uno stile, ma una nuova visione dell’arte, preferendo “un milione di copie da vendere ad un dollaro ciascuna”. Il percorso si snoda dalle copertine dei vinili (la sua palestra sperimentale) fino alle dieci Marilyn e alle icone come Campbell’s Soup e Mao.

La chiusura è un omaggio all’Italia: la sala speciale “Andy Warhol e l’Italia” ospita due serigrafie della serie “Vesuvius” (1985). Infine, due sculture luminose di Marco Lodola, dedicate a Warhol e a Marilyn, aprono e concludono il percorso come un omaggio contemporaneo all’immaginario pop.

La Factory: Teatro del Mito a Palazzo Ferrero

A completare l’esperienza, una sezione a Palazzo Ferrero è dedicata alla ricostruzione scenografica della Factory newyorkese, laboratorio e rifugio creativo.

Questa rievocazione è concepita come un organismo percorribile in cui l’arte si confonde con la vita, documentata dagli scatti di Stephen Shore e di tanti altri. Shore, in particolare, ne catturò la quotidianità senza mitizzarla, ritraendo Warhol e i suoi ospiti mentre il mito si stava ancora costruendo, restituendo un luogo che era più esperimento sociale che atelier.

Concepita da Warhol come spazio d’incontro e di metamorfosi, la Factory fu un epicentro di contaminazione e mondanità, frequentata da protagonisti assoluti del Novecento — da Lou Reed a Mick Jagger, da Truman Capote a Salvador Dalí e Allen Ginsberg.

Warhol non ha solo reinventato l’immagine; a Biella, ha trovato un luogo dove, ancora una volta, la vita imita l’arte e tutto può essere meravigliosamente pop.

INFO

Mostra “Andy Warhol. Pop Art & Textiles”
31 ottobre 2025 – 6 aprile 2026

Palazzo Gromo Losa (Corso del Piazzo, 22 – Biella)*
Palazzo Ferrero (Corso del Piazzo, 29 – Biella)*
(*) dal 1° settembre il servizio della funicolare sarà sostituito da un bus a pagamento.

Orari di apertura
Mercoledì e giovedì 15.00-19.00
Venerdì, sabato e domenica 10.00-19.00
1°novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1° e 6 gennaio, 5-6 aprile 10.00-19.00
25 dicembre chiuso

Photo courtesy of Maia PR & Comunicazione / Creation

Carlo Ingegno

Carlo Ingegno

Editore-Direttore Agenda Viaggi. Il primo grande viaggio? Quasi 15 ore di aereo per attraversare il mondo, ed arrivare in fondo al Sud America, tappa la bella Buenos Aires, dove ci rimane per ben dodici anni. Qui la prima esperienza lavorativa, nell'editoriale Rizzoli, che aveva acquistato nella città tanto amata da Jorge Luis Borges una nota casa editrice. Negli anni ‘80 torna in Italia, a Milano, questa volta per lavoro in Rcs, dove si occupa di costume, immagine e grafica. Inoltre viaggia, fotografa e scrive storie dal mondo con approccio esplorativo sempre attento ai dettagli. Oggi dirige Agenda Viaggi con un gruppo di persone molto speciali. Vive a Monza ma spesso si sposta a Verzimo, un paesino del XI sec. in provincia di Vercelli, in una casa piccola, soleggiata, per metà ristrutturata, un giardino incolto e mobili tutti diversi per epoche e stili, come la vecchia tavola da surf testimone di lunghe cavalcate sulle onde in California o come l'eccentrico menù del caffè Granola a Copenaghen, la foto scattata alla cisterna di vetro colorata da Dumbo, Brooklyn, dell'artista Tom Fruin, e le belle stampe che immortalano la piacevole solitudine sulla spiaggia di Margate nella contea del Kent in Inghilterra.

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