VAL MAIRA NEL CUNEESE: UNA SCOPERTA

VAL MAIRA NEL CUNEESE: UNA SCOPERTA

Scritto da Franca Dell’Arciprete Scotti on . Postato in carnet-di-viaggio, Destinazioni, Itinerari

GRAZIE A UN LUNGO ISOLAMENTO, LA VAL MAIRA CONSERVA UNA NATURA INTATTA, PERFETTA PER IL TURISMO ECOSOSTENIBILE, ACCOGLIENZA E RICETTE DELLA TRADIZIONE, BELLISSIMI AFFRESCHI NELLE CHIESE DI MONTAGNA.

Milano, Italia.
C’è una  valle nel Nord Italia, in cui  si possono incontrare per strada cervi, caprioli e marmotte.
In cui gli hotel si chiamano “locande” e i ristoranti si chiamano “ristori”.
Una valle dove 60 abitanti per comune sono la norma.
E’ la Val Maira nel cuneese, percorsa da uno degli affluenti del Po.

Una valle stretta come un canyon e chiusa in fondo, dove sono le sorgenti del Maira, senza accesso alla Francia.
Una sfortuna negli anni ‘50, quando non si trovava lavoro e la gente era costretta a emigrare.

Una  grande fortuna oggi perché la valle si è conservata intatta: aria pura,  vegetazione rigogliosa, acque cristalline, una infinita rete di sentieri sui pendii o lungo le creste delle montagne, tra cui i famosi Percorsi Occitani.

Proprio tutto quello che cerca il turista moderno, attento all’ambiente e alla sostenibilità, desideroso di relax e passeggiate in libertà, nel verde, a piedi o in bicicletta.
Oggi la Val Maira rivive dunque una nuova stagione di rinascita fatta di turismo responsabile.

La valle inizia a Dronero e corre per 40 chilometri circa fino alle sorgenti del Maira, toccando piccole borgate di case in pietra dai classici tetti in “lose”,  grosse tegole di pietra locale, comignoli che fumano, campanili a punta sottili, a bifore.

E tante valli laterali ancora più strette portano alle borgate più alte a 1600/1800 metri. Ancora più in alto si vedono le cime coperte di neve dei giganti delle Alpi Cozie  a 3000 metri.
Non c’è da stupirsi, dunque, se per la strada si incontrano cervi e caprioli.
Ma il turismo in Val Maira non è fatto solo di passeggiate ed escursioni.

Una delle attrazioni più intriganti e inaspettate é la gastronomia

Anche questa è una bella scoperta, legata proprio all’isolamento della valle. Quella che era la classica cucina povera oggi è rivisitata e apprezzata.

Merito soprattutto di alcuni giovani che hanno la tenacia e la passione di rimanere attaccati alla loro terra, e valorizzare i prodotti locali.

Sono ad esempio Daniele Mattalia  di Lou Labrier che produce nel suo laboratorio a Elva composte, marmellate e  zuppe di frutta e verdure a chilometro zero, cotte sotto vuoto e quindi qualitativamente eccellenti grazie alle nuove tecnologie.

Oppure Alessandro Martini, il titolare del Caseificio di Celle Macra che produce formaggi tradizionali, tome fresche e Nostrale stagionato, con il latte delle sue mucche che porta personalmente in alpeggio.    

Oppure Stefano e Gabriele, fondatori di Alquimio D’Oc a San Michele di Prazzo, un liquorificio che  nasce direttamente nei luoghi di origine delle erbe aromatiche materia prima dei  loro liquori, genepy, serpoul, genzianella, arquebuse, tipici delle valli occitane.

Tutti prodotti che si possono acquistare presso i produttori oppure presso il Bar Bistrot Ape Maira a Stroppo, il  simpatico centro collocato in un punto strategico della valle dove si passa comunque, ideale anche per i picnic all’aperto.

E sono prodotti valorizzati nei piccoli ristoranti o “ristori” sparsi ovunque, come la Locanda Maraman di Celle di Macra o La Tano di Grich di  San Michele di Prazzo: pochi tavoli, anche all’aperto e recupero di vecchie ricette, capunet o involtini di verze, patate e aioli, cinghiale al civet, doba, uno stracotto a base di vino, i ravioles che sono gnocchi e non ravioli e l’immancabile bagnacauda.

I cuochi (non chiamateli chef per carità!) sono orgogliosi di raccontare le ricette della nonna e le tradizioni di una volta.

Senza dimenticare, per concludere  in dolcezza, i famosi Droneresi al rum, forse progenitori dei cuneesi. Ovviamente prendono il nome da Dronero, il primo centro della Val Maira, arrivando da Cuneo o Torino o Milano. Qui furono  inventati alle fine dell’800 dal sindaco e pasticcere Galletti, e oggi sono prodotti dalla pasticceria Brignone con la stessa ricetta già premiata nel 1905 all’Esposizione Campionaria di Torino. Due soffici e croccanti meringhe bianche si uniscono  per custodire una ganache di gianduja delicato oppure una ganache al rum: quindi il dronerese è incartato  a mano pronto al piacere della gola.

Anche la ricettività è in tema con questo tipo di ristori

Si dorme in B&B o in Hotel  diffusi che hanno recuperato intere borgate abbandonate.

Al B&B Al Torch di Stroppo, se si arriva col buio, si potrebbe anche dubitare dell’indirizzo. Poi si trovano poche camere e tanto calore, legno ovunque, tendine fatte con i vecchi tessuti della nonna conservati nei bauli di casa, portasciugamani e portasaponi ricavati da un pezzo di slittino per bambini, grandi travi del tetto. E un’ottima cena.

Ha un altro stile, rustico e raffinato, il Brieis Relais alpino a Marmora, che ha ridato vita alla borgata Brieis: pasta e pane fatti in casa,  cucina eccellente, balconcini con vista spettacolare sulle montagne, silenzio assoluto, caminetti accesi e uno splendido centro benessere per il massimo relax.

Seles, il museo dei mestieri itineranti

Per capire che cosa fosse la vita in Val Maira settanta anni fa, il luogo ideale è Seles, il museo di Celle Macra dei mestieri itineranti.
Perché i poveri, per sbarcare il lunario, arrivavano a inventarsi mestieri che poi portavano in giro per il mondo.

Chi sa, per esempio, che qui si erano specializzati i raccoglitori di capelli, a cui è dedicato il Museo di Pels a Elva, gli addomesticatori di marmotte per raccogliere qualche soldo nelle fiere, i bottai, o ancora più famosi gli acciugai?
Non si sa con esattezza perché.

Qualcuno dice che ai Saraceni addirittura risale l’introduzione nelle valli del pesce salato, qualcuno racconta che il commercio delle acciughe era legato al contrabbando del sale che veniva appunto coperto dalle acciughe, qualcuno più semplicemente pensa che i bottai, di ritorno dal Mar Ligure, riempivano le botti di acciughe, iniziando un fiorente commercio nelle valli alpine.

Fatto sta che dall’800 la Val Maira aveva in molte borgate famiglie dedite a questo mestiere itinerante che si svolgeva con il classico carretto blu, i barilotti  e la stadera o bilancia. Dalla Val Maira gli acciugai più intraprendenti arrivarono poi ai mercati di Torino e di Milano, fino a costruire anche grandi imprese commerciali.

La povertà del secolo scorso in Val Maira contrasta in parte con lo splendore di alcuni affreschi che si trovano nelle chiese di montagna.

E’ il tempo del Marchesato di Saluzzo verso il 1500 quando a Elva, a Celle Macra e in altre chiese isolate fu chiamato a dipingere Hans Clemer, il famoso maestro  proveniente dalla Piccardia: soprattutto a Elva, non a caso era definito Maestro di Elva, Clemer ha lasciato uno strepitoso ciclo di affreschi che vale il viaggio.

“Ulteriori approfondimenti su www.visitcuneese.it”.

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Franca Dell’Arciprete Scotti

Franca Dell’Arciprete Scotti

Mille interessi potrebbero portare alla dispersione. Per fortuna non è così. Milanese di adozione, adora questa città che dà tutto, compresa la possibilità di sperimentare il giornalismo in vari settori, dalla moda, al beauty, al design. Ma la passione rimane quella dei viaggi a breve e lungo raggio, per cui scrive su varie testate, anche con proprie rubriche di benessere, gastronomia, cultura. La laurea in Lettere Classiche le ha regalato il piacere della precisione e del metodo, accompagnati dalla scoperta del bello e della leggerezza.