Oltre settanta opere straordinarie, provenienti da collezioni pubbliche e private, pongono l’attenzione sulla pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia dagli anni Venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento. La mostra PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo, va in scena al Castello di Novara, in corso dal primo novembre al 6 aprile 2025.
Novara, Italia.
Oltre settanta opere straordinarie, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, fanno luce sull’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia dagli anni Venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento. Un aspetto poco noto, ma peculiare per la storia dell’arte, di cui sono stati protagonisti alcuni dei più importanti artisti attivi in Italia e in Europa in quel periodo. Dalla campagna all’alta montagna, dai laghi al mare fino ad arrivare ai paesaggi urbani del cuore di Milano, ai Navigli e al Carrobbio, METS Percorsi d’Arte porta al Castello di Novara un tema sempre molto amato e foriero di approfondimenti nuovi con la mostra PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo, in corso dal primo novembre al 6 aprile 2025.
Scopriamola nel dettaglio analizzando le diverse sezioni.

Sopra Giovanni Segantini_Mezzogiorno sulle Alpi_olio su tela 77,5 x 71,5 cm.
Foto grande in alto, Filippo Carcano_Dall’alto_olio su tela_88x137,5 cm
Sezione I: La “Pittura di paese”: dalla veduta al paesaggio
La prima sezione è dedicata al paesaggio di età romantica rappresentato da alcuni dei più valenti artisti di area settentrionale. In mostra esempi delle diverse tipologie della “pittura di paese” che in quegli anni si configurava nella veduta prospettica, nel paesaggio vero e proprio – tratto dal vero, di invenzione e di composizione – e nel paesaggio istoriato. Dal bergamasco Marco Gozzi (1759-1839) – trait d’union tra il gusto neoclassico e quello romantico – si prosegue con l’alessandrino Giovanni Migliara (1775-1837), il bresciano Luigi Basiletti (1780-1859), il veronese Giuseppe Canella (1788-1847), il torinese Massimo d’Azeglio (1798-1866) e il genovese Giuseppe Bisi (1787-1869), quest’ultimo titolare della prima cattedra di paesaggio dell’Accademia di Belle Arti di Brera, istituita nel 1838 ad personam. Gli anni Trenta e Quaranta sono gli anni della piena affermazione della pittura di paesaggio e del grande successo dei “pittori di paese”, di anno in anno, esposizione dopo esposizione, sempre più numerosi e ricercati dai collezionisti.
Sezione II: Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano
La seconda sezione offre il giusto spazio agli apporti fondamentali della pittura di paesaggio romantico naturalistica di area mitteleuropea. Ed ecco il ginevrino Alexandre Calame (1810-1864) e il tedesco Julius Lange (1817-1878), i quali, presenti fin dai primi anni Cinquanta alle esposizioni braidensi, influenzeranno la nuova generazione di paesaggisti operante nel Nord Ovest italiano, di cui sono esempio Angelo Beccaria (1820-1897) e Gaetano Fasanotti (1831-1882), i quali, seguendo l’esempio dei colleghi stranieri, cominceranno a recarsi a dipingere sul motivo e a studiare la natura dal vero aprendo la strada alle future ricerche. La sezione si chiude con Antonio Fontanesi (1818- 1882).

Carlo Fornara_L’Aquilone_olio su tela_135x154cm
Sezione III: Incontri, amicizie e sodalizi artistici
Oltre a Fontanesi e al genovese Tammar Luxoro (1825-1899), tra i fondatori nel 1849 della Società Promotrice di Belle arti di Genova, Alexandre Calame e la sua prestigiosa scuola attirano la maggior parte dei giovani pittori paesaggisti. A parte Carlo Pittara (1835-1891) che si trasferisce a Ginevra e si perfeziona frequentando lo studio del pittore animalista Charles Humbert (1813-1881), per le nuove leve della pittura di paesaggio Ginevra è la Scuola di Calame. Tra i primi a seguire le sue lezioni il torinese Vittorio Avondo (1836-1910), il portoghese Alfredo deAndrade (1839-1915), lo spagnolo Serafin de Avendaño (1838-1916), il genovese Ernesto Rayper (1840-1873).
Incontri, amicizie, sodalizi che si rafforzeranno ai tavolini del caffè du Bourg, luogo privilegiato anche da Ernesto Bertea (1836-1904), da Gustave Castan (1823-1892) e dallo stesso Fontanesi, e che saranno fondamentali per le successive esperienze d’ambito realista, quelle oggi note con i nomi delle località dove gli artisti si riuniranno a dipingere sul motivo: Rivara, nel canavese, dove i pittori saranno ospitati a Villa Ogliani, residenza di Carlo Ogliani, cognato di Carlo Pittara, e Carcare, in provincia di Savona, dove i ‘liguri’ de Avendaño, de Andrade e Rayper daranno vita alla ‘Scuola dei Grigi’. In sala alcuni esempi tra i maggiori capolavori di questi artisti.

Filippo Carcano Il Ghiacciaio di Cambrena 1897 circa_ olio su tela_135 x 195 cm_collezione privata.
Sezione IV: Verso la pittura di impressione
Dalla prima metà degli anni settanta il paesaggio diviene il luogo privilegiato per il confronto con il vero anche per un pittore di scene di genere come era stato considerato fino ad allora Filippo Carcano (1840-1914); proprio intorno a quegli anni egli si spingerà, in compagnia di Eugenio Gignous (1850-1906), a lavorare en plein air nelle terre dei laghi lombardi, nei dintorni di Stresa, sulle alture del Mottarone, cercando di elaborare un nuovo linguaggio che potesse rappresentare al meglio “l’impressione del vero”.
Sezione VI: Il naturalismo nel paesaggio urbano, tra i Navigli e il Carrobbio
La sala è dedicata ad alcuni scorci del paesaggio urbano milanese, colto in pieno sole e sotto la neve, da Giovanni Segantini (1858-1899), Mosè Bianchi (1840-1904), Emilio Gola (1851-1923) dall’inizio degli anni Ottanta ai primi anni Novanta.
Sezione VII: Tra vita en plein air e intimità familiare
Le opere in sala accompagnano il visitatore tra le alture della montagna verbanese, nella campagna nei dintorni di Gignese, tra i fiori del giardino del villino del pittore all’Alpino – costruito proprio sulla strada che da Gignese conduceva al Mottarone –, luogo amatissimo da Bazzaro e dalla moglie, la nobildonna Corona Douglas Scotti della Scala.

Antonio Fontanesi_Il mattino_1861 circa_olio su tela 60,3 x 91,7 cm_Genova_Museo delle Raccolte Frugone
Sezione VIII: Dalle Prealpi all’alta montagna
La sala presenta alcuni dipinti eseguiti negli anni Novanta: tra questi la vasta tela de il Lago del Mucrone (1890) di Lorenzo Delleani; due straordinari dipinti di un ormai celeberrimo Filippo Carcano, Dall’alto (1895) e Il ghiacciaio di Cambrena (1897), e una tela del giovanissimo Ludovico Cavaleri (1867-1942), Dalle montagne del lago maggiore (1898).
Sezione IX: Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo
L’ultima sezione della mostra è dedicata alle opere di autori che hanno operato in ambito divisionista come Giovanni Segantini (1858-1899), Angelo Morbelli (1853-1919), Giuseppe Pellizza (1868-1907), Emilio Longoni (1859-1932), Carlo Fornara (1871-1968), per alcuni dei quali il paesaggio diventerà soggetto privilegiato non solo di sperimentazione linguistica ma anche luogo ideale per qualche incursione nel clima simbolista.
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Photo courtesy of Castello Sforzesco di Novara