La Collezione Peggy Guggenheim presenta Marina Apollonio. Oltre il cerchio, la più ampia retrospettiva mai realizzata in ambito museale in Italia dedicata a Marina Apollonio, tra le maggiori esponenti dell’Arte ottica e cinetica internazionale, sostenuta e collezionata da Peggy Guggenheim.
Venezia, Italia.
Appuntamento da non perdere alla Collezione Peggy Guggenheim: dal 12 ottobre 2024 al 3 marzo 2025 va in scena Marina Apollonio. Oltre il cerchio, la più ampia retrospettiva mai realizzata in ambito museale in Italia dedicata a Marina Apollonio, tra le maggiori esponenti dell’Arte ottica e cinetica internazionale, sostenuta e collezionata da Peggy Guggenheim.
Un meritato tributo all’artista
Curata da Marianna Gelussi, storica dell’arte e curatrice indipendente, l’esposizione vanta un centinaio di opere provenienti dalla collezione dell’artista, nonché da istituzioni museali nazionali e internazionali: si presenta come un meritato tributo all’artista triestina, mettendo in evidenza il rigore della sua ricerca visiva, tra pittura, scultura e disegno, opere statiche, in movimento e ambientali, bianco e nero e ricerca cromatica, sperimentazioni tecniche e di materiali.
Il ruolo di Peggy Guggenheim
Questo omaggio negli spazi della Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia, città d’adozione, dove Apollonio si trasferisce da bambina e compie i primi passi d’artista, diventa ulteriormente prezioso poiché mette in luce il ruolo di Peggy Guggenheim, collezionista attenta e lungimirante. Nel 1968, dopo aver visitato la personale di Apollonio alla Galleria Paolo Barozzi di Venezia, Guggenheim le commissiona Rilievo n. 505, tutt’oggi parte della collezione, a riprova del suo sostegno alle giovani avanguardie italiane. La mostra si inserisce nella tradizione espositiva del museo, che, accanto alle rassegne internazionali, ospita altre volte a celebrare i protagonisti della scena artistica nazionale del secondo dopoguerra, sostenuti dalla mecenate, quali Edmondo Bacci, a cui è stata dedicata la recente monografica, Tancredi Parmeggiani, e ora Apollonio.
Marina Apollonio
Figlia di Umbro Apollonio, critico d’arte, scrittore nonché direttore dell’Archivio storico della Biennale di Venezia dal 1949 al 1972, all’età di otto anni, nel 1948, Marina Apollonio si trasferisce a Venezia, città dove cresce circondata da intellettuali e artisti. “Contagiata dal virus dell’arte”, come le piace ricordare, inizia le proprie ricerche attorno alla percezione visiva nel 1962, in sintonia con la giovane avanguardia, attirata dal linguaggio oggettivo della geometria, in particolare dal cerchio.
Apollonio intraprende il proprio percorso senza aderire ad alcun gruppo e contro il parere del padre. Nel 1964 incontra l’artista Getulio Alviani che la incoraggia a mostrare i suoi lavori. Nel 1965 vince il Chiodo d’oro a Palermo e viene invitata a partecipare a Nuova tendenza 3 a Zagabria, mostra-biennale, movimento senza statuto costituito da affinità elettive, da una visione comune di arte e realtà, dove conosce l’artista Dadamaino, alla quale rimarrà legata da una lunga amicizia. Seguiranno anni di intensa attività, mostre personali e collettive in Italia e all’estero, insieme con la costellazione internazionale di artisti dell’Arte programmata e cinetica.
L’attività artistica
Apollonio è particolarmente vicina al Gruppo N di Padova (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi), frequenta il Gruppo T di Milano (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi, Grazia Varisco), gli amici Alviani e Dadamaino, artisti vicini ad Azimut/h, quali Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e del Gruppo Zero di Düsseldorf, come Nanda Vigo, e i già riconosciuti Enzo Mari e Bruno Munari. Con loro condivide l’impegno artistico e lo slancio utopistico, l’urgenza di superamento dello stato delle cose, di rivoluzionare l’arte e, attraverso l’arte, la realtà: andare oltre l’Informale, trasformare la figura e il ruolo dell’artista, elaborare un linguaggio artistico oggettivo universale che abbracci il presente, il continuo divenire della realtà, democratizzando l’arte.
A partire dalla metà degli anni Settanta, pur continuando regolarmente ad esporre la sua opera e le incursioni verso nuovi materiali come il tessile, il profondo cambiamento del clima storico e sociale e la conseguente perdita di peso dell’Arte programmata e cinetica, influiscono sulla sua attività artistica, che ritrova un nuovo slancio all’inizio degli anni Duemila, sulla scia del ritorno dell’interesse per l’avanguardia cinetica internazionale e delle numerose mostre ad essa dedicate, in Italia e soprattutto all’estero. Nel 2007 Max Hollein, storico dell’arte e attuale direttore del Metropolitan Museum of Art di New York, inserisce Apollonio nella grande mostra da lui curata, Op Art, allestita negli spazi della Schirn Kunsthalle Frankfurt, mentre nel 2022, in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, Il latte dei sogni, viene scelta dalla curatrice Cecilia Alemani per essere esposta nel Padiglione Centrale, ai Giardini, all’interno della sezione Tecnologie dell’incanto, accanto a Dadamaino, Lucia Di Luciano, Laura Grisi, Grazia Varisco e Nanda Vigo.
La mostra
La mostra Marina Apollonio. Oltre il cerchio accompagna il pubblico attraverso molteplici linee di ricerca, modellate dal rigore del metodo e dall’instancabile lavoro sperimentale, attorno e al di là del cerchio, tra strutture e linee, diverse tecniche e materiali, che spingono la forma oltre i limiti della superficie e della cornice, dinamizzano lo spazio e la percezione, aprendola verso nuove dimensioni.
Nell’eleganza della composizione perfettamente programmata, le opere trovano la propria vitalità: la geometria, lontana dall’essere un ordine sterile, respira, si fa specchio dell’universo e del suo ordine matematico. Il cerchio ritorna, ossessivamente, in infinite variazioni, e nella ripetizione si carica di un valore simbolico, rivela il desiderio di espansione, fusione, l’aspirazione alla totalità. Oltre alle ormai iconiche Dinamiche circolari, serie iniziata nel 1963 di oggetti statici e mobili che esplorano la struttura e le possibilità di attivazione del cerchio, si potrà ammirare la brillante vitalità dei Rilievi, tra i primi lavori dell’artista. Non mancheranno, sculture strutturate attorno al cerchio e alla sua moltiplicazione, caratterizzate dal potere riflettente del metallo. Il percorso espositivo prosegue tra l’eleganza delle Gradazioni, pitture in cerchi concentrici realizzate nella seconda metà degli anni Sessanta, la sottigliezza dei Rilievi a diffusione cromatica, pitture-rilievo dei primi anni Settanta, monocromi bianchi i cui cerchi, intagliati nel supporto di plastica e dipinti nella scanalatura, prendono vita con il movimento dello spettatore, per arrivare alla forza delle Espansioni, pitture di piccolo formato dello stesso periodo, esplosioni cromatiche dalle linee di colore concentriche.
Marina Apollonio
La storia dell’opera di Apollonio
La mostra permetterà di entrare nella storia dell’opera di Apollonio attraverso i disegni, le prime prove di ricerca su carta e una selezione di inediti materiali d’archivio, mettendo in luce aspetti meno conosciuti della produzione dell’artista e consentendo di misurare l’estrema coerenza, l’armonia asciutta e vibrante della sua poetica. Il percorso include due nuovi progetti site-specific: l’ambiente Entrare nell’opera, realizzato dall’artista appositamente per la mostra, e l’ugualmente inedita istallazione musicale Endings, nata dalla recente collaborazione con il compositore Guglielmo Bottin che prende il via dalla spirale di Fusione circolare del 2016, a riprova dell’attualità delle ricerche di Apollonio.
INFO
Per ulteriori informazioni e dettagli, consultare www.guggenheim-venice.it
Photo Matteo DeFina. Photo courtesy of Collezione Peggy Guggenheim