Martedì 2 dicembre l’Associazione Culturale GENIATTORI Monza APS ha portato in scena al Teatro Binario 7 di Monza, pienissimo, il capolavoro liberamente tratto da “The dead poet society”, di Tom Schulman. “Un bel modo di passare la serata!”, citando il professor Keating. L’intero ricavato della serata è stato devoluto a sostegno dell’iniziativa “Ci sta a cuore. Progetto Ecuador”.
Monza, Italia.
È notizia di questi giorni che anche in Italia i medici sono autorizzati a prescrivere prestazioni artistiche o teatrali: come dire che il dottore, al posto (o a integrazione) di una scatola di farmaci, ti prescrive due ore di teatro. Anche la medicina ufficiale, dunque, riconosce i benefici dell’arte della rappresentazione.
Ma questo i Geniattori lo sapevano già, e da molto tempo.

L’Attimo fuggente
Martedì 2 dicembre hanno catturato il pubblico del Teatro Binario 7 di Monza, pieno sia in platea sia in galleria, con il capolavoro di Tom Schulman L’attimo fuggente, per la regia e messa in scena di Ilaria Cassanmagnago e Mauro Sironi (nei panni del professor Keating, oltre che di regista).
Perfettamente calati nella storia del celebre film, sia gli attori giovani sia gli attori adulti hanno dimostrato una disinvoltura sul palco degna dei professionisti. Una scenografia spoglia pensata per far emergere le emozioni, un adattamento più sintetico delle battute della pellicola (comunque fedelissimo) e dei ruoli maschili, distribuiti tra maschi e femmine hanno reso il messaggio de L’attimo fuggente con autenticità. Certo, la drammaticità di certi passaggi del film è stata difficile da raggiungere, ma si sa: più ardua è l’impresa, più rischiosa è la sua realizzazione. E i Geniattori sono riusciti ad ottenere un gran risultato.
Una compagnia di genitori
Paolo Piffer, consigliere comunale, visibilmente emozionato racconta: “I Geniattori nascono come una compagnia composta dai genitori di una scuola di San Donato, che poi si è allargata e adesso dedica buona parte del tempo ai laboratori sociali come quello che abbiamo fatto in carcere”.

Premio Maurizio Costanzo nelle carceri
I Geniattori con i detenuti della casa circondariale di Monza hanno realizzato l’opera teatrale Senza Parole, che ha vinto il Premio Teatrale Maurizio Costanzo nelle carceri nel 2025 ed è stato rappresentato al Teatro Parioli di Roma il 20 maggio.
Genitori, figli e amici
“Oggi fanno parte del gruppo adulti e ragazzi che in parte sono proprio i figli dei primi genitori/attori che adesso sono cresciuti e recitano anche loro – continua Piffer – Mettono in scena storie per sostenere progetti di bene. Io sono molto amico di Mauro Sironi, che è il direttore artistico, ci conosciamo da tanti anni. Sono un’associazione culturale straordinaria, che utilizza il teatro per raccogliere fondi, come in questo caso, e per raccontarsi e raccontare. Secondo me ha un valore aggiunto enorme rispetto a tante altre associazioni che conosco: c’è un’umanità all’interno dell’associazione, un’inclusività e anche una disponibilità di tempo, sono tutte persone che lavorano e che dedicano tanto tanto tempo ai Geniattori”.

Associazioni che riempiono il vuoto
“Io li conosco da sempre ma collaboro con loro da poco più di un anno, soprattutto sotto l’aspetto della rielaborazione delle emozioni, quasi un passaggio propedeutico alla rappresentazione teatrale. Anche coi detenuti mi occupo di loro sotto il profilo educativo e umano e non attoriale perché non ne ho le competenze, la stessa cosa con i ragazzi. Quest’opera poi che parla di libertà, di scoperta delle proprie passioni, di educazione si presta particolarmente. E questa cosa mi piace tantissimo, perché insomma, dove lo Stato non riesce ad agire perché non ha risorse o perché non è capace ci sono associazioni come i Geniattori che in qualche modo riempiono questo vuoto che sta travolgendo davvero le ultime generazioni”.
Progetto Ecuador
L’intero ricavato della serata è stato devoluto a sostegno dell’iniziativa Ci sta a cuore. Progetto Ecuador, di cui a inizio serata hanno parlato Bruna e padre Daniele, che insieme a tanti volontari e benefattori sostengono l’istruzione delle ragazze di un villaggio montano dell’Ecuador.
Photo Elena Borravicchio




