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In Cina sulla via della seta. Il Gansu

C’era una volta la Via della Seta, un reticolo di collegamenti e rotte carovaniere che per secoli ha consentito agli imperi d’Occidente e all’Impero Celeste di comunicare e commerciare. Globalizzazione ante litteram: di qua sono passati non solo seta, spezie, vasellame e preziosi. La Via della Seta ha consentito un flusso ininterrotto d’idee, tecniche, gusti e conoscenza.

Una delle principali diramazioni della Via della Seta passa dal Gansu, enorme provincia a forma di drago, grande una volta e mezzo l’Italia, con la testa immersa nella sabbia del deserto del Gobi, la schiena confinante con le antiche terre mongole e la pancia schiacciata dalle impervie cime dei Monti Qilian. La vastità dei suoi spazi e la varietà dei suoi paesaggi, naturali e culturali, fa del Gansu un vero caleidoscopio di ambienti. La difficoltà nel definire un’identità precisa di questa enorme provincia e dei suoi abitanti è insita nella sua posizione strategica e nella sua storia peculiare, che affonda le sue radici fin nel Neolitico, quando sulle rive del Fiume Giallo si sviluppava una delle prime civiltà urbane di una Cina che ancora non era Cina.

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Ecco cosa fare e vedere in Gansu: le 10 cose

MONTAGNE COLORATE
Simbolo universale del Gansu e patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco, le Montagne Colorate sono uno spettacolo difficilmente descrivibile a parole. Il vento e le piogge hanno contribuito a disegnarne le forme, decisamente ecclettiche, mentre l’arenaria rossa stratificata e altri minerali di diversa pigmentazione ne hanno colorato il disegno, conferendo loro un aspetto assolutamente surreale. Le Montagne Colorate si trovano all’interno del Parco geologico di Zhangye Danxia, nel nord-ovest del Gansu, lungo la catena montuosa del Qilian Shan.

IL FIUME GIALLO
Dall’arcobaleno del Danxia ai colori del Fiume Giallo. Lo Huang He, che con i suoi 5500 km è il secondo fiume più lungo di Cina, entra in Gansu a sudovest, nella contea di Maqu, scavandosi il letto tra le alte cime dei Monti Qilian e le immense praterie in quota, che rappresentano l’habitat naturale dell’Hequ, il cavallo tipico tibetano. Il colore giallo è dovuto alla presenza di loess, sedimenti provenienti dal Deserto del Gobi, che il fiume raccoglie e trasporta fino al suo imponente delta sul Mar Giallo.

LA CAPITALE, LANZHOU
Bagnata dal Fiume Giallo è anche la capitale Lanzhou, fondata oltre 2000 anni fa all’inizio del corridoio di Hexi. Per secoli la città è stata il principale attraversamento del grande fiume, nonché importante snodo commerciale sulla via della seta. Oggi è una città industriale che si sviluppa per 30 km lungo il fiume. E proprio questo è la principale attrattiva della città: lo si può attraversare in barca, partendo dalla zona ovest del ponte Zhongshan, lato città, o si può ammirarne la maestosità dalle terrazze in pietra sulle colline del parco Baita Shan. Per chi volesse approfondire la storia naturale e culturale del Gansu, vale la pena una visita al Museo Provinciale del Gansu.

LE TRE GOLE DEL FIUME GIALLO E LE GROTTE DEL TEMPIO BINGLING
Se Lanzhou in fondo non vale una visita che duri più di due o tre giorni, resta comunque un buon punto di partenza per l’esplorazione della regione. Tra gli hot spot della zona, ancora sul Fiume Giallo troviamo le Bǐnglíng Sì shíkū, le grotte del Tempio Bingling, complesso monumentale alto 4 piani scavato nella roccia e formato da decine e decine di grotte e cavità contenenti centinaia di sculture di terracotta, nonché una statua di Maitreya, il Buddha del futuro, alta 27 metri. Il sito si trova in uno dei luoghi più evocativi e inaccessibili della regione, la zona delle tre Gole del Fiume Giallo, raggiungibile in barca, solo in estate e in autunno, partendo dalla diga di Liujiaxia.

Cosa fare in Gansu: canyon delle tre gole

LE GROTTE DI MOGAO
Le grotte del Tempio Bingling sono solo un assaggio di quello che ci si troverà di fronte visitando le Grotte di Mogao, uno dei luoghi più incredibili dell’antica Via della Seta: un sistema di centinaia di templi e padiglioni scavati nella roccia di una falesia lunga 1600 metri. Patrimonio Mondiale Unesco dal 1987, le grotte si trovano nel deserto, 25 chilometri a Sud di Dunhuang, l’ultima oasi che incontravano i viaggiatori diretti a Occidente lungo la Via della Seta prima che questa si dividesse nelle due diramazioni a nord e a sud del Deserto di Taklamakan, il “Mare della Morte”, e conservano uno dei più importanti tesori di arte buddista della Cina, con statue e affreschi risalenti anche al V secolo d.C. È fondamentale prenotare il biglietto in anticipo a causa del numero limitato d’ingressi giornalieri alle grotte.

OASI, LAGHI A FORMA DI LUNA E DESERTI CHE SUSSURRANO
Poco distante dalle Grotte di Mogao troviamo un luogo da favola nascosto tra le dune del deserto: il Yueyaquan, un laghetto a forma di mezzaluna circondato da altissime dune di sabbia. Sulle sponde di questo surreale specchio d’acqua sorge un tempio a forma di pagoda risalente alla dinastia Han. Non lontano c’è il Mingsha Shan, conosciuto anche come Echoing-Sand Mountain, località desertica conosciuta per il fenomeno della sabbia che risuona. Da esplorare sul dorso di un cammello.

LA GRANDE MURAGLIA CINESE
La città di Jiayuguan, importantissimo snodo commerciale sulla Via della Seta durante la dinastia Ming e terra di frontiera per migliaia di viaggiatori, che qui trovavano il confine tra il temibile deserto e l’Impero cinese, è famosa per offrire un’alternativa alla classica escursione pechinese alla Grande Muraglia. È nel bel mezzo del Gansu infatti che sorge il punto di partenza occidentale della grande opera cinese, la fortezza militare di Jiayuguan, costruita durante la Dinastia Ming, testimonianza vivente della potenza del Celeste Impero.

Cosa fare in Gansu: muraglia cinese - fortezza militare di Jiayuguan

IL TIBET FUORI DAL TIBET
Il Gansu è terra di contrasti. Sebbene il deserto e il grande Fiume Giallo occupino un posto importante nella geografia della provincia, altrettanto importante è il ruolo ricoperto dall’altopiano tibetano, che da Lanzhou si sviluppa verso sud, salendo lentamente di altitudine dai 1600 metri della capitale fino ai 3000 metri di altitudine media del Gannan, prefettura a maggioranza tibetana al confine con le province del Sichuan e del Qinghai. Qui, tra vaste praterie e laghetti alpini, monasteri buddisti gremiti di fedeli e accampamenti di yurta tibetane, pare davvero di essere in Tibet. A Xiahe sorge uno dei sei maggiori monasteri fuori dai confini del Tibet, il monastero di Labrang.

L’ISLAM CINESE
Non solo buddismo. Il Gansu ospita anche una nutrita comunità islamica, concentrata in gran parte nella prefettura autonoma di Linxia, pochi chilometri a sud della capitale. I rappresentanti dell’Islam locale sono per in maggioranza appartenenti alla minoranza etnica Hui. Una presenza che regala l’opportunità di ammirare alcune moschee incredibili, che riuniscono insieme elementi di architettura musulmana e cinese. L’incontro culturale è magico anche in cucina: nei tanti ristorantini musulmani di queste parti si preparano piatti che seguno i dettami dell’Islam (rifiuto del maiale, macellazione halal) ma che incontrano gusti e ingredienti cinesi. Il risultato spesso è portentoso.

LA CUCINA DEL GANSU
A proposito di cucina: la tradizione culinaria del Gansu è antica come la civiltà stessa. È qui, lungo il bacino del fiume Giallo, il probabile luogo di domesticazione della specie Setaria Italica, una varietà di miglio con cui si produssero i primi spaghetti della storia, gli antenati dei lamian. Ed è qui che gli archeologi hanno ritrovato un quantitativo enorme di reperti, vasellame di ogni forma e grandezza dedicato alla cottura, conservazione e degustazione di alimenti e bevande, dai recipienti ding per la cottura diretta sul fuoco alle giare gang per la fermentazione del vino di cereali. Questa tradizione antichissima si riflette sui piatti della cucina odierna. Oltre ai lamian, le famosissime tagliatelle stirate a mano servite in brodo, troviamo piatti come la porchetta arrosto di Lanzhou, servita insieme al sesamo e alle focacce Chunbing, o la gobba di cammello saltata, piatto tipico della zona desertica di Dunhuang.

Per info turismocinese.it

 

FOTO (a partire dall’alto):
Montagne colorate  (credits by Gansu Tourism Development Commission)
Le tre gole del fiume Giallo (credits by Ivan Burroni)
La muraglia cinese: fortezza militare di Jiayuguan (credits by Gansu Tourism Development Commission)

Ivan Burroni

Ivan Burroni

Personaggio dai mille interessi, la maggior parte dei quali ha una vita breve quanto quella di una farfalla Effimera. In mezzo al marasma di entusiasmo per le cose della vita tuttavia esistono delle costanti, tra le quali il viaggio e la scrittura. Sogna di unire alle sue due passioni anche l’altro grande amore: quello per la sociologia e lo studio dell’uomo. Cosa ama fare in vacanza? Affittare una vespa e girare senza meta, perdersi nella giungla cittadina o nella natura inesplorata di un luogo esotico e registrare impressioni su carta, magari su un tavolino che dà direttamente sull’oceano, con un bicchiere di vino in mano e la luce del tramonto che lentamente affievolisce per lasciare il posto all’ebbrezza della notte. Ha fondato il magazine InUnGiorno.com

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