Presso il Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni arriva la seconda tappa della mostra itinerante “Rinascimento Marchigiano” che espone, fino al 5 luglio 2020, alcune delle opere d’arte marchigiane restaurate dopo il sisma del 2016.
Roma, Italia.
Dolorosa e dorata, sorprendente e popolare: questi sono alcuni degli aggettivi che vengono in mente, visitando l’esposizione presente al Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni “Rinascimento Marchigiano”. L’esposizione itinerante, partita da Ascoli Piceno presso il Forte Malatesta, approda nella capitale fino al 5 luglio 2020 per esporre al grande pubblico,con ingresso gratuito, 36 opere d’arte salvate dai luoghi colpiti dal sisma del 2016.
Un titolo eloquente e significativo: l’esposizione raccoglie non solo opere d’arte iconiche della corrente rinascimentale nelle Marche, ma anche opere identitarie dei territori colpiti, al fine di auspicare un Nuovo Rinascimento per una regione profondamente ferita nella propria cultura e identità dal disastroso terremoto del 2016, come sottolineato dalla Dott.ssa Marta Mazza, Soprintendente presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.
Grazie al contributo di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni e con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio regionale e alla Regione Marche, a distanza di tre anni e mezzo dal sisma del Centro Italia è possibile nuovamente ammirare alcuni dei capolavori dell’arte marchigiana, ritornati all’antico splendore grazie al lavoro congiunto delle Università di Urbino e Camerino. I lavori di restauro sono stati anche un’occasione per chiarire alcuni dei dubbi legati alle opere esposte, come dichiarato dal Prof. Stefano Papetti in occasione della conferenza stampa, è il caso delle splendide tavole lignee di Jacobello del Fiore raffiguranti gli episodi salienti della vita di Santa Lucia: alcune delle tavole infatti presentano dei dipinti anche nel lato non esposto al pubblico raffiguranti figure di Santi a testa in giù, facendo supporre la possibilità che facessero parte di una pala ribaltabile atta a disvelare reliquie contenute al suo interno.
Madonna con Cristo morto “Vesperbild”, detta Madonna della Cona, Seconda metà sec. XV Scultura lapidea e dipinto
L’imponente Polittico di Monte San Pietrangeli raccoglie su di sé gli sguardi dei visitatori, vuoi per l’imponenza dell’opera (che presenta una polifonia di voci pittoriche che ne rendono ancora più suggestiva la visione grazie alla presenza di diverse mani stilistiche, in primis quella di Giuliano Presutti), vuoi per la ricercata bellezza della cornice lignea di stile tardogotico all’interno della quale fanno bella mostra le singole tavole, dipinte con spiccato gusto rinascimentale. Sebbene i dubbi sulla paternità dell’opera permangano, sul visitatore rimane il fascino di un’opera grandiosa, capace di elevarne lo spirito.
Ignazio Stern, Beato Andrea dei Conti di Segni e l’angelo, 1724 ca., olio su tela Autore anonimo di ambito marchigianoabruzzese, Madonna in trono con bambino, fine XV sec. – inizio XVI sec., legno scolpito, dipinto e dorato
Oltre a opere di grande pregio, come la Madonna adorante il bambino e angeli musicanti di Vittore Crivelli della Pinacoteca civica di Sarnaro, simbolo elegante della grande competenza pittorica dell’artista, la mostra si compone di opere proprie della cultura popolare marchigiana, che rappresentano il forte carattere identitario delle località interessate dal sisma. Fra queste, non possono non essere citate le Vesperbild, ovvero le “immagini del Vespro”, piccoli gruppi scultorei rappresentanti il compianto della Vergine sul corpo del Cristo morto. Si tratta di un tema artistico molto intimo e introspettivo, esportato nel centro Italia, specialmente in Umbria e nelle Marche, dalla valle del Reno, a dimostrazione dell’universalità dell’arte e del suo utilizzo a livello religioso per attrarre e unire in sentimenti comuni la popolazione, nonché come armonioso strumento per supportare il processo di catechesi portato avanti dal Cattolicesimo nei secoli.
Questa esposizione gioca sui sentimenti del visitatore: le opere presenti, sebbene finemente restaurate e messe in sicurezza, portano ancora i segni evidenti del recente terremoto, nonché l’amara consapevolezza che molte di queste opere, a conclusione della terza tappa dell’esposizione presso il Palazzo del Duca di Senigallia nel mese di novembre 2020, non ritorneranno nei luoghi d’origine, completamente distrutti dal sisma. Di fronte alla forza inarrestabile della natura, rimane la consapevolezza e la necessità di preservare e proteggere il delicato patrimonio culturale e artistico costituenti la matrice identitaria di ogni territorio: solo in questo modo le opere dell’uomo avranno la capacità di sopravvivere in eterno.
Info: Pio Sodalizio dei Piceni