Il Museo della Stregoneria Contemporanea da un lato e i Musei di Impresa dall’altro raccontano aspetti ancora nascosti del capoluogo piemontese, città italiana esoterica per eccellenza, capitale dell’industria novecentesca e oggi centro di rigenerazione urbana.
Torino, Italia.
Torino è nascosta agli occhi dei più, è una città esoterica, mistica, misteriosa e magica ma, allo stesso tempo, è un’icona della scienza e della cultura industriale. Un dualismo che si specchia in coloro che hanno attraversato le strade del capoluogo piemontese. Da un lato, secondo antiche tradizioni, Nostradamus, Paracelso, Cagliostro, Fulcanelli, il conte di Saint-Germain avrebbero vissuto proprio in questa città che, più recentemente, ha dato i natali a Gustavo Rol, ritenuto i maggiori sensitivi del ‘900.
Dall’altro tra i torinesi doc per nascita o adozione si annoverano Giuseppe Luigi Lagrangia (naturalizzato Lagrange), inventore del sistema metrico decimale, la neurologa Rita Levi Montalcini, Galileo Ferraris, pioniere dell’elettromagnetismo e inventore del motore a scoppio, oltre ai grandi capitani di industria che hanno messo radici nel capoluogo piemontese trasformando Torino, alle soglie del secolo breve, nella capitale praticamente di tutto: dal cinema, all’auto fino alla produzione di vermouth e alla miscelazione e vendita di caffè.
Ma, soprattutto, a vantare i natali sotto la Mole Antonelliana è Piero Angela, probabilmente il più grande divulgatore scientifico italiano oltreché fondatore del Cicap, associazione costituita nel 1989 per promuovere un’indagine scientifica sul paranormale. Per questo un week end lungo a Torino, magari per Halloween, non basta per comprendere da vicino questi aspetti del capoluogo piemontese con itinerari dedicati, ma può rivelarsi comunque un viaggio sorprendente, magari da ripetere anche in altre occasioni.

Pietra filosofale, grotte alchemiche e triangoli magici
Situata sul 45° parallelo, a metà strada tra Equatore e Polo Nord, nel punto di confluenza di due fiumi, Po e Dora che rappresentano il Sole (e quindi l’universo maschile) e la Luna (l’universo femminile), Torino è percepita come importante snodo energetico ed è ritenuta al vertice sia di un triangolo di magia bianca (con Lione e Praga), sia di un triangolo di magia nera (con Londra e San Francisco).
Aprire gli occhi ai simboli esoterici che si incrociano nelle piazze principali di Torino, come Piazza Statuto con il Monumento al Traforo del Censio – Frejus, baricentro della magia nera e Piazza Castello, al centro delle energie positive, lascia stupefatti. Così come la lettura, nascosta agli occhi dei non iniziati, degli elementi architettonici e decorativi delle principali chiese del capoluogo torinese a iniziare da quella della Real Casa di San Lorenzo progettata da Guarino Guarini, alla Cappella della Sindone nel vicino Duomo, fino alla Gran Madre di Dio fronteggiata dalla statua della Fede realizzata da Carlo Chelli e che, secondo taluni, indicherebbe il punto esatto in cui è nascosto il Sacro Graal.
Ma a colpire sono soprattutto i temi pagani, esoterici e massonici che si incontrano passeggiando per le vie del centro storico: mostri raffigurati dai mascheroni, demoni portatori di luce, portone del diavolo (in particolare quello di Palazzo Trucchi di Levaldigi circondato da una leggenda nera di delitti irrisolti), immagini che rinviano all’arte muratoria e “occhi” scavati sul marciapiede di via Lascaris, a indicare una direzione ben precisa a chi sapeva cosa cercare.
E, in effetti, gli “infernotti”, le cantine, di Torino nascondevano un dedalo di gallerie e cripte nel sottosuolo cittadino che, secondo antiche leggende, porterebbero perfino nei sotterranei di Palazzo Reale, Palazzo Madama e di altri luoghi avvolti nel mistero alle grotte alchemiche, luoghi segreti di potere, di culto (alla dea Iside), di ricerca esoterica, di passaggio per dimensioni parallele e nascondiglio perfetto per la pietra filosofale.
Meglio però non rovinare l’effetto sorpresa, anche perché approfittare di un fine settimana a Torino per prendere parte ai tour di Somewhere dedicati al tema, magari al crepuscolo, può essere un’esperienza davvero divertente.

Stregoneria Contemporanea
Le antiche leggende hanno recentemente trovato nuova linfa con la creazione del Museo della Stregoneria Contemporanea proprio a pochi passi dalla statua del Genio Alato, associato dalla tradizione popolare all’Angelo Caduto, a Lucifero, che sormonta il monumento al Frejus.
Qui, in via Giovanni Somis 4, Norak Odal e Daniela Surleti accolgono appassionati, curiosi e scettici, con visite guidate che invitano al dialogo e alla conoscenza degli oggetti esposto, ognuno dei quali custodi di una propria storia. La collezione, oltre un migliaio di reperti e manufatti, include ritrovamenti archeologici, come l’amuleto mesopotamico di Pazuzu, signore dei venti e figlio del dio Hanbi, strumenti sciamanici e rituali, palle di cristallo e altri strumenti di divinazione, ampolle con ingredienti naturali compresa la radice di mandragola, macchine storiche per l’indagine spiritica e persino un bauletto antivampiri. Il museo dispone di una sala conferenze, una bottega e si una biblioteca, mentre i locali in cui è ospitata la collezione richiamano una casa vittoriana, in omaggio alla strega ottocentesca vissuta nel quartiere a cui il museo è dedicato.

La cultura industriale e la magia della scienza alla base della trasformazione prima e rigenerazione poi di Torino
Se leggende e tradizioni esoteriche sono di casa a Torino per gli iniziati, per tutti gli altri la trasformazione visibile del capoluogo piemontese si ha metà degli Anni ’60 del l’800 quando, persa la funzione di capitale del nuovo regno d’Italia, la città, già gioiello architettonico barocco, diventa capitale della cultura scientifica e industriale, celebrata anche dalla Galleria dell’Industria Subalpina progettata, nel 1873, dall’architetto Pietro Carrera.
Una spinta all’industrializzazione si ha poi nel 1884 quando Torin accoglie l’Esposizione Generale che mostra, tra le sue meraviglie, oltre alla costruzione del Castello e del Borgo Medioevale del Valentino sulle rive del Po, anche una centrale elettrica. L’esposizione, organizzata dalla società promotrice dell’industria nazionale presieduta da Galileo Ferraris, si trasforma quindi in una vetrina per il progresso della città.
È poi con la costituzione della Società Elettrica Alta Italia nel 1896 e con l’elettrificazione della linea tramviaria nel 1897 che l’industrializzazione accelera e in città aprono, tra gli altri, Fiat (nel 1899), Carpano, Cinzano, Martini, Caffarel, Lancia (nel 1909), Itala-Film, Ambrosio e Pasquali nel 1904 produttori del film “Cabiria”,
A un secolo di distanza, questa metamorfosi è raccontata dalle testimonianze delle imprese sorte in quel periodo e dalle eredità lasciate sul territorio. Con la chiusura o la trasformazione di molti centri di produzione, questi spazi, grazie a cui Torino ha ricevuto il riconoscimento Unesco come città creativa nel 2014 per il design, sono stati rigenerati, aperti alla città e resi disponibili con i tour realizzati, nell’ambito del progetto “Torino. Dire Fare Vedere Design. Una città creativa Unesco“.
A iniziare dalla Nuvola Lavazza, esempio di dialogo tra cultura d’impresa, sostenibilità e design, dove ha sede anche il Museo Lavazza che attraverso percorsi sensoriali ed emotivi intreccia la storia della città con quella della famiglia, e la cultura del caffè con l’industrializzazione del Novecento italiano. Ma anche Casa Martini o il Museo Carpano che celebrano la città dell’aperitivo. Significativo è poi il BasicVillage che, nato sul sito del Calzificio Torinese del 1916, oggi ospita un ristorante (Fratelli la Cozza dove si pranza su tovaglie di tessuto con menù da tre portate a scelta, pizze comprese, a 25 euro), oltreché luogo di moda e di design al centrale nella rigenerazione del quartiere Regio Parco dove gli atelier di artisti e creativi stanno contribuendo alla trasformazione culturale.
Emblema dell’industrializzazione prima e della rigenerazione urbana poi è infine il complesso del Lingotto: nella ex sede di progettazione e produzione della Fiat chiusa nel 1982, Renzo Piano ha ideato un polo multifunzionale dove trovano posto hotel, centri commerciali e persino due musei sul tetto della struttura. Il primo, lo Scrigno”, racchiude dal 2002 la collezione di Giovanni e Marella Agnelli e l’altro, Pista 500, ha debuttato solo pochi anni fa e prende vita sulla pista di collaudo con giardini pensili (sono state collocate oltre 40mila piante appartenenti a 300 specie e varietà diverse, seppure scelte tra quelle locali o comunque di zone limitrofe) e installazioni artistiche innovative che dialogano con l’architettura, il paesaggio e i simboli di Torino.
Info: www.turismotorino.org
Photo Cinzia Meoni



