A guidare l’esperienza Marco Bertona, tea taster professionista. Il direttore della struttura, appena entrata nella Elite Collection, auspica l’introduzione di percorsi legati al tè nell’offerta food&beverege dell’hotel. A Milano c’è spazio per un nuovo trend, anche alternativo agli happy hour.
Milano, Italia.
Milano, tra Expo 2015 e Milano-Cortina 2026, diventa sempre più un crocevia di culture, conoscenze ed esperienze internazionali, impensabili probabilmente fino a qualche anno fa. Non è quindi un caso che, pochi giorni fa, il WorldHotel Casati 18 (gruppo Bwh Hotels, Elite Collection) abbia deciso di svelare un restyling da circa sei milioni di euro interamente made in Italy e curato dall’architetto Max Minoja affiancato dalla stylist Giulia Deitinger, con una insolita degustazione di tè.

Nuovi trend?
Il percorso, allestito negli spazi rinnovati della struttura, è stato guidato da Marco Bertona, tea taster professionista diplomato in Cina presso l’Università di Scienze Agrarie di Canton, presidente di AssoTè Infusi e membro del Gruppo Intergovernativo sul Tè della Fao. Un’esperienza che Luca Cellammare, direttore del WorldHotels Casati 18, si augura di poter ripetere e offrire anche ai clienti dell’hotel ricavato in una vecchia casa di ringhiera che, a pochi passi da Corso Buenos Aires, con le sue 80 camere e suite, si propone di diventare un punto di riferimento “per chi desidera vivere Milano in modo autentico, con stile e comfort in un luogo espressione del design italiano e dell’anima vibrante del quartiere”.
In questo contesto, dove un’attenzione particolare è data proprio alla proposta food & beverage con il Ristorante 18 Contemporary che celebra la cucina mediterranea e il lounge bar con terrazza esterna, ben si inserirebbe un’offerta di esperienze di degustazione di tè, magari accompagnato dalle creazioni della pastry chef del WorldHotels Casati 18, in alternativa al più classico, ma ormai fin troppo spesso inflazionato, rito milanese: l’aperitivo.

Il tè come alternativa all’happy hour
D’altro canto se è vero che un Negroni o un Campari Spritz sono assurti, nel tempo, a simbolo della città sotto la Madonnina, il tè è la bevanda più bevuta al mondo. Nonostante questo, a Milano non vi sono iniziative stabili e ricorrenti che portino ad approfondire la conoscenza della bevanda e i riti legati a questo infuso. Per lo più, nei locali la proposta del tè è limitata a una scelta tra aromi in bustina disponibili e all’offerta di limone o latte. Eppure, come spiegato da Bertona, c’è un universo intero da scoprire, mondi ai più sconosciuti da cui lasciarsi affascinare e nuove strade da percorrere, magari anche verso la Cina, il primo Paese a coltivare il tè.

C’è rito e rito. E il tè è un universo a colori ancora tutto da scoprire
In Italia si beve per lo più il tè seguendo la preparazione anglosassone che, come sottolineato dal tea tester, passa da una teiera capiente, da almeno mezzo litro, poche foglie di tè (un cucchiaino di foglie sminuzzate a tazza o anche due cucchiaini in caso di foglie più grandi), una prolungata infusione (4-6 minuti), un’estrazione unica (ovvero una volta versato le foglie non si usano più e tazze mediamente grandi.
E infatti tè all’inglese ha struttura e corpo per reggere i dolci a cui tipicamente, nella tradizione anglosassone, è accompagnato. “Completamente diverso è il metodo cinese che prevede tantissime foglie di tè, un brevissimo tempo di infusione per cui quaranta 40 secondi sono già tanti, estrazioni multiple (sulle stesse foglie si continua a versare acqua per un numero di volte che dipende da tipologia, qualità e freschezza del tè) e bicchierini piccoli. In questo modo si preservano aromi e dolcezza” commenta Bertona che coglie l’occasione per ricordare come sia importante verificare l’anno di raccolta delle foglie.
Salvo i tè fermentati (per cui l’invecchiamento è una fase cruciale che ne esalta la qualità) e alcune tipologie di tè bianchi, le foglie di tè devono essere fresche per preservare gli aromi e le proprietà benefiche (basta un anno dal raccolto perché il tè perda, ad esempio, gli ossidanti). La degustazione del tè cinese (magari con la cerimonia del Gong Fu Cha) può infine essere articolata per colori visto che la classificazione degli infusi è per famiglie suddivise in base al colore delle foglie lavorate e nell’ordine: verdi, non ossidati né fermentati; gialli, una lavorazione rara, parzialmente ossidati; bianchi, minimamente lavorati, solo appassiti ed essiccati; blu, gli Oolong, parzialmente ossidati; rossi che corrispondono ai Black Tea occidentali, completamente ossidati e neri che corrispondono ai Dark Tea occidentali, sono tè fermentati e post-fermentati come i Pu’er.
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