Appuntamento la magia e la bellezza al Teatro Carcano di Milano: ideato da Jacopo Pozzi e coreografato da Giulia Staccioli, Circles, il viaggio dei giochi, è stato portato originariamente in scena a Livigno, produttore dello spettacolo e palcoscenico delle prossime Olimpiadi, per celebrare il “meno un anno” dall’inizio dei Giochi del 2026.
Milano, Italia.
Appuntamento la magia e la bellezza al Teatro Carcano di Milano: ideato da Jacopo Pozzi e coreografato da Giulia Staccioli, Circles, il viaggio dei giochi, ha brillato sulla scena dal 14 al 16 novembre. Lo spettacolo è stato portato originariamente in scena a Livigno, produttore dello spettacolo e palcoscenico delle prossime Olimpiadi, per celebrare il “meno un anno” dall’inizio dei Giochi del 2026. Una “prima” straordinaria, realizzata all’interno di un teatro temporaneo, caratterizzato da un palco a 360 gradi e immerso nella natura fiabesca della località.
Un viaggio dal mondo antico al futuro
L’opera arriva ora al Teatro Carcano, senza perdere nulla della sua potenza e suggestione primordiale, trasportando magicamente gli spettatori sulle cime innevate di Livigno, alla scoperta della storia dell’uomo e dell’olimpismo, per un viaggio che parte nel mondo antico e che termina nel futuro, con la nascita del freestyle. L’opera è divisa in cinque quadri, che richiamano i Cerchi Olimpici, e, attraverso un narratore che viaggia nel tempo, racconta una grande storia di uomini e di montagna, di sport e di gioco.

Coreografie e recitazione
Circles è un ricco turbinio di coreografie complesse che attingono all’anima sportiva primordiale della compagnia Kataklò, generando un grande impatto visivo ed emotivo. La narrazione, sviluppata attraverso il dialogo e l’interazione tra i performer capaci di stupire, si fonde con il testo recitato creando un flusso unico. Il registro linguistico è quello della fiaba contemporanea, con un ritmo quasi musicale, godibile per tutti, ma comunque capace di offrire diversi livelli interpretativi, e di sollevare domande difficili e identitarie.
Il primo quadro
Nel quadro primo, il protagonista è l’uomo dell’antichità. Solo, smarrito, preoccupato unicamente della propria sopravvivenza, grazie alla scoperta del movimento e del gioco, riesce a cambiare i propri destini. Lo sport diventa così un co-protagonista della storia dell’uomo, affiancandosi alle grandi domande esistenziali come strumento di esplorazione e di contatto con l’esterno.
Il secondo quadro
Un’evoluzione intima eppure universale, che sfocia con il secondo quadro nella nascita delle Olimpiadi moderne, “il solo luogo al mondo dove cronaca e storia si materializzano nello stesso istante”, dice il narratore, nonché l’ispirazione per una delle coreografie più stupefacenti in assoluto, quando il palco diventa il più grande playground del Pianeta, coronato dagli sgargianti colori Olimpici.
Il terzo quadro
Il quadro terzo offre un brusco cambio di scena, sia in termini di narrativa che in termini coreografici, perché sulla scena irrompe la montagna. Non soltanto in quanto luogo duro e inaccessibile, ma come “essere pensante”, come l’intera comunità livignasca, che ci ha messo decenni prima di domare le proprie asperità ed entrare nel circuito Olimpico. Di straordinario impatto le coreografie che rappresentano la scalata alla vetta, corroborate da un testo in grado non solo di accompagnare con il racconto, ma anche di sollevare questioni irrisolte sul senso del triangolo uomo, montagna e sport. Un percorso che torna a farsi serrato, con un continuo cambio di scenario, di coreografia, di narrativa, cucito magistralmente dal narratore.
I quadri finali
Con i due quadri finali si apre, infine, uno squarcio sull’oggi e sul domani. Il Mondo si evolve, la montagna diventa una sorella, un’alleata nelle sue esplorazioni, e apre le proprie porte alle nuove generazioni, che la investono di colori e di idee nuove. Nasce il freestyle, di cui Livigno è tra le più importanti culle internazionali, prima in Italia, per permettere di andare alla ricerca della libertà più assoluta, quello spicchio di creatività e magia che crea il futuro.

Riflessione sul valore sociale dello sport
Il finale offre una riflessione sul valore sociale dello sport, sempre in forma di fiaba, rompendo la quarta parete in un momento di grande trasporto emotivo, che racchiude in sé tutto il viaggio dell’uomo, giungendo ad una conclusione fortissima, per quanto semplice: che il futuro non arriva mai davvero.
Si tratta dell’ennesima grande opera firmata Staccioli, che, grazie alla partnership con Livigno, esplora il valore dello sport a 360 gradi, andando a fondo nella narrativa Olimpica, mettendo in relazione i Giochi del 2026 all’intero viaggio di una comunità, al senso più intimo dello sport. Il messaggio finale contiene la domanda più importante: cosa devono lasciarci i Cinque Cerchi?
CIRCLES, IL VIAGGIO DEI GIOCHI
coreografie e regia di Giulia Staccioli
con Kataklò Athletic Dance Theatre e Jacopo Pozzi
testi e drammaturgia di Jacopo Pozzi
assistente alle coreografie Irene Saltarelli
disegno luci Marco Farneti
musiche AA.VV.
assistente alla regia Raquel Alarcón
prodotto da Livigno
INFO
Per informazioni e dettagli, consultare www.teatrocarcano.com
Photo Courtesy of Circles. Ufficio Stampa Teatro Carcano




