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Cesare Andreoni, futurista poliedrico, alla LeoGalleries di Monza

Dal 9 novembre al 21 dicembre 2025 alla LeoGalleries, in via de Gradi a Monza, “Cesare Andreoni futurista”. L’inaugurazione è stata occasione per una lezione magistrale improvvisata da parte dei curatori Massimo Duranti e Andrea Baffoni. Una mostra da non perdere

Monza. Italia.

Domenica 9 novembre, alle 18, si è inaugurata alla Leo Galleries di Monza la mostra Cesare Andreoni futurista.

Come di consueto, l’evento è stata occasione non solo di incontro tra appassionati d’arte, fedelissimi alla galleria monzese, ma anche di cultura.

Excursus di Massimo Duranti

Il curatore Massimo Duranti ha proposto alle numerose persone intervenute un interessante excursus sull’artista e sul movimento futurista: “È il movimento artistico più longevo non solo d’Italia ma d’Europa, dal 1909, anno del Manifesto di Marinetti, fino al 1944. Anagraficamente della seconda generazione futurista, Andreoni è di difficile classificazione: fu pittore, scenografo, protodesiner, esperto in tessuti persino”.

“A me interessa il “futurismo degli sviluppi”, come lo ha definito il mio maestro Enrico Crispolti: non pensiate che con la morte di Boccioni e la fine della prima Guerra Mondiale il futurismo sia finito; Severini va a Parigi, Carrà torna al figurativo ma c’è già una seconda generazione di futuristi molto interessante, per esempio Pranpolini, Depero, Dottori”.

Sopra, Andrea Baffoni.
Foto grande in alto, da sinistra: Maria Teresa Chirico, Anty Pansera,
Andrea Baffoni, Massimo Duranti.

Manifesto per la ricostruzione futurista dell’universo

“Nel 1915 esce il manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” dove si spiega molto bene che il vero futurista deve tradurre in chiave futurista ogni azione umana: l’arredo, la moda, la poesia, persino la cucina, nell’ottica dell’artista totale. Andreoni incarna perfettamente questo ideale”. 

“Il primo futurismo è Milano centrico, nasce a casa di Marinetti – continua Duranti – Andreoni capisce che se vuole contare di più deve spostarsi a Roma e così fa nel 1923/24. Qui ci sono artisti come Munari, Bot e molti altri, che portano avanti il manifesto. Il futurismo arriva a occuparsi anche di arte sacra, di teatro, di cinema”. 

Congresso nazionale futurista

“Nel 1924 si celebra a Milano il primo Congresso nazionale futurista con l’omaggio nazionale a Boccioni e Andreoni chiede ufficialmente di entrare. Nel 1931, alla galleria Pesaro, che regolarmente espone i futuristi, Andreoni dichiara di aderire al Manifesto dell’aeropittura. Uno dei capitoli della pittura di Andreoni è questo”.

Pitture di guerra

“All’inizio è in qualche maniera meccanicistico, dopo, con l’aeropittura, documentarista: le sue pitture anche di guerra sono molto soft (Andreoni partì volontario insieme a Marinetti, per la campagna di Russia, con la spedizione dell’ARMIR, ndr), non c’è il gusto del macabro. Non abbandona mai il canone della sintesi: il bravo futurista deve riuscire sempre a sintetizzare spazi, luoghi e tempi”.

Opere molto diverse tra loro

L’esposizione comprende alcune opere scelte di Andreoni, molto diverse tra loro, che illustrano in maniera esemplare il percorso dell’artista.

Visita guidata

Andrea Baffoni, secondo curatore insieme a Duranti, improvvisa una visita guidata: il pubblico, nonostante lo spazio ridotto e la molta gente presente, è stata comunque felicissima di muoversi abbastanza per vedere ogni quadro. Accanto a ogni dipinto o disegno ha lanciato preziose luci sul lavoro di Andreoni, ma anche sull’intera storia dell’arte.

Un solo futurismo

“Esiste un solo futurismo, che negli anni Dieci è giovane, ancora troppo legato al cubismo: ha bellissime intuizioni ma solo sulla carta, arriva alla completezza nel 1915 proprio attraverso la ricostruzione futurista dell’universo, ma purtroppo la guerra interrompe ogni processo, ma solo superficialmente”.

Le avanguardie che portarono alla guerra

“Alcuni artisti, tra i quali Prampolini, continuano a portare avanti questo percorso che riprenderà vita a partire dal ’22, il congresso futurista è il primo momento nazionale importante che riporta al pubblico la parola “futurismo”. Gli -ismi, infatti, non potevano più essere considerati, perché rappresentavano quelle avanguardie che avevano portato al disastro della guerra”.

Anni Venti

Il congresso del ’24 è un momento importante e avviene a Milano dove il movimento era nato: il 21enne Andreoni arriva e aggancia questo movimento. Il futurismo di questi anni sta divenendo maturo: parte dalla scomposizione cubista, comprende la potenza della luce e arriva alla ricostruzione futurista dell’universo. L’artista deve andare verso lo spazio. Non si capisce il futurismo se non si ragiona in termini di spazio”. 

Il futurismo degli anni Venti fa da ponte con tutto il resto della storia dell’arte. 

“Aeromeccanico”

“Andreoni è un grande sperimentatore. Io lo definisco con un neologismo “aeromeccanico” – spiega il curatore – parte meccanico (aggancia il meccancismo, quella astrazione che arriva dall’est Europa) poi con Gambini, Bot e Munari si muove verso lo spazio. Munari fonderà il MAC, cioè il movimento arte concreta. Da qui nasceranno Castellani, Bonalumi e soprattutto Fontana, il maestro dello spazio: il futurismo milanese crea un ponte con lo spazialismo successivo”.

In La tempesta c’è una sagoma piatta che cammina dentro l’energia della natura, tipica di Dottori.

Nei Bozzetti per la metropoli, dai colori sgargianti, Baffoni fa notare che “la figurazione meccanica piatta di Andreoni anticipa addirittura Murakami e il Superflat, tutta la sub cultura fumettistica”. 

Poi negli anni successivi l’artista passa a indagare lo spazio in maniera più matura, più complessa: lo notiamo in Metropoli, un suggestivo ritratto paesaggistico denso di chiaro/scuri che potrebbe ricordare New York.

Gli anni Cinquanta

“Negli anni Cinquanta Lucio Fontana lavora con il bisturi e apre la tela in senso geometrico – continua Baffoni – a Roma Alberto Burri recupera la tematica materica e squarcia la tela ma sempre di spazio si tratta“.

“A Roma Balla apre la sua casa d’arte, nel 1928 anche Andreoni apre a Milano la sua bottega d’arte: lo spazio non è più un concetto astratto ma fisico. Einstein aveva insegnato che lo spazio/tempo è deformabile. L’opera Aeropittura di motoscafi è la perfetta rappresentazione dello deformazione dello spazio”.

La scenografia

Baffoni spiega anche il ruolo fondamentale giocato dalla scenografia, che consente ai futuristi di lavorare al concetto di spazio/tempo: “C’è un tempo che sviluppa l’opera, in uno spazio deformato dalla luce, dal colore e dalla tridimensionalità: nei quadri futuristi non c’è più gravità. Nello spazio metafisico del quadro tutto è possibile. Anche muoversi al contrario. Ecco allora l’aeropittura”.

Aeropittura

Intensissimi i disegni di aeropittura a china, Leda e il cigno in particolare è un vortice di movimento commovente.

Pubblicistica

“Infine c’è la pubblicistica, che apre lo spazio che i futuristi vogliono conquistare: la città. Realizzano manifesti per la Fiat e molti altri”. 

Il Bozzetto per calendario, di straordinaria modernità, propone una figura rossa stilizzata che tiene in mano un megafono: “Se notate ha la stessa forma del Campari di Depero: quando bevo, la bottiglietta ha la forma del megafono che significa “andare al di là del mio spazio verso il vostro spazio”, evoca una continuità. La natura stessa del futurismo è nel momento in cui concepisce questa fuoriuscita dello spazio dalla bidimensionalità della tela alla tridimensionalità di tutto ciò che esiste. Andreoni rappresenta in toto sto questa nuova generazione di artisti“.

Archivio Cesare Andreoni

Molte delle opere esposte derivano dall’archivio Cesare Andreoni che proprio in questi giorni compie 36 anni. Presente all’inaugurazione alla LeoGalleries anche Maria Teresa Chirico, responsabile dell’archivio, che con soddisfazione lo ha visto crescere nel tempo: “Le opere vivono e gli artisti con loro”, ha commentato.

La mostra è visitabile fino al 21 dicembre, da martedì a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (per informazioni: 039.5960835; www.leogalleries.it).

Photo Elena Borravicchio. Courtesy of LeoGalleries

Elena Borravicchio

Elena Borravicchio

Laureata in Filosofia, giornalista pubblicista, moglie, mamma. È di Torino ma vive a Monza, dopo un periodo in Brasile e un altro ad Abu Dhabi. Ha una passione connaturata per la scrittura, suo canale espressivo privilegiato, insieme alla danza e alla fotografia. Ama il teatro, l'arte, la musica e tutto ciò che fa vibrare l'anima. È nelle librerie il suo primo romanzo, “Guardandoti ballare”.

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