Benvenuti nel futuro. O quasi.
Nepal.
Atterrando a Kathmandu, la prima scritta che si incontra sorprende molti: “Welcome to 2083”. Nessun errore, solo un altro calendario. In Nepal è in vigore il Bikram Sambat, circa 56 anni avanti rispetto al nostro.
Qui il tempo si percepisce in modo diverso: più spirituale che cronologico, più legato alla natura che agli orologi. Il Capodanno nepalese, che cade a metà aprile, segna l’inizio del mese di Baisakh e si celebra con processioni, offerte e riti millenari.
È uno dei momenti migliori per scoprire l’anima del Paese: viva, rituale, piena di contrasti.
Kathmandu – Tra caos urbano e spiritualità viva

Pashupatinath, riti e offerte lungo il fiume Bagmati.
La capitale è un intreccio di traffico, preghiere, mercati e leggende. A ogni angolo, una statua o un piccolo santuario. Nonostante il caos, il traffico e il costante suono dei clacson, c’è una forza che tiene tutto insieme: la fede.
Un passaggio fondamentale per capire la città è una visita al grande complesso di Pashupatinath, tempio induista dedicato a Shiva, uno dei più importanti del subcontinente. Affacciato sul fiume Bagmati, ospita riti di purificazione e cremazioni all’aperto. Secondo la leggenda, il tempio sarebbe sorto nel punto in cui Shiva, trasformato in cervo, si addormentò nel bosco.
Durante il Capodanno, il sito si riempie di pellegrini. Alcuni templi prevedono anche sacrifici animali: ho assistito a uno di questi momenti, crudo ma parte integrante di una spiritualità che accetta la ciclicità della vita.
Patan – La grazia dei dettagli

Patan, devoti nei templi durante le celebrazioni di Capodanno.
Appena oltre il Bagmati si apre Patan (Lalitpur), un tempo città indipendente, oggi inglobata nell’area urbana di Kathmandu. È famosa per la sua architettura newari, i cortili silenziosi e i templi in pietra scolpita.
Durante il Capodanno, la città si muove con gesti precisi: si portano ghirlande, incenso e cibo alle divinità, si riceve il tika sulla fronte, si ascoltano preghiere e canti nei templi.
Gli artigiani espongono statue di bronzo e pannelli in legno intagliato, realizzati con la stessa maestria da generazioni. Il cuore della città è la Durbar Square, uno dei complessi urbani medievali meglio conservati dell’Asia meridionale. Patan è il volto contemplativo della festa, quello che invita a rallentare e osservare.
Bhaktapur – Il Capodanno si gioca in strada

Bhaktapur, carri rituali in corsa per il Bisket Jatra.
A circa 13 km da Kathmandu, Bhaktapur conserva ancora l’aspetto di una città medievale: pavimentazioni in mattonie balconi scolpiti con incredibile maestria.
Qui si celebra il Bisket Jatra, la festa più spettacolare del Capodanno. Due carri cerimoniali, enormi e in legno massiccio, vengono trascinati da squadre rivali tra le vie strette della città. È una lotta simbolica tra divinità, ma anche una prova di forza collettiva.
L’atmosfera unica mi riempie gli occhi: donne in sari sgargianti – rosso, arancione e nero – uomini che indossano il Dhaka topi, un cappellino tradizionale realizzato in un tessuto chiamato dhaka, considerato simbolo dell’identità nazionale nepalese. Ogni strada diventa teatro. Durante la festa, alcuni residenti si affacciano dai tetti delle abitazioni per assistere allo scontro dei carri: da lì la vista è perfetta, ma il rischio è reale, perché le strutture in corsa possono oscillare e urtare i muri.
Kirtipur – Silenzio e meditazione in collina

Nagar Mandap Shri Kirti Vihar, monastero buddista a Kirtipur.
Se dopo la festa cercate un luogo più raccolto, Kirtipur è la deviazione perfetta. A pochi chilometri a sud-ovest di Kathmandu, in cima a una collina, si trova questa cittadina dal fascino tranquillo.
Con le sue case in stile newari, strade in pietra e vista sulla valle, Kirtipur è ideale per rallentare. Tra i punti d’interesse: il Bagh Bhairab Temple, dedicato a una forma guerriera di Shiva, uno dei più venerati nella zona. Il tempio, costruito in stile pagoda a tre tetti, conserva armi storiche usate nella resistenza del XVIII secolo contro l’unificazione nepalese. Il cortile è decorato da statue leonine dorate, campane rituali e un portale d’ingresso finemente scolpito.
A pochi passi, il Nagar Mandap Shri Kirti Vihar, monastero buddista in stile thailandese fondato nel 1975, accoglie chiunque desideri meditare o semplicemente ascoltare il suono delle ruote di preghiera. Intagli in legno, fregi dorati e bandiere tibetane multicolori creano un’atmosfera sospesa, dove il tempo sembra rallentare davvero. Sulle ruote è inciso il mantra “Om Mani Padme Hum”, simbolo della compassione nel buddhismo vajrayana.
Un viaggio tra i calendari
Il Capodanno nepalese è molto più di una data: è un’esperienza sensoriale, un’immersione in un tempo che scorre insieme alla spiritualità, tra riti collettivi e silenzi individuali. Dal caos dei quartieri di Kathmandu alla quiete meditativa dei paesini in collina, ogni luogo offre un modo diverso di attraversare l’inizio dell’anno e di celebrare il nuovo anno. In Nepal, il futuro ha radici antiche. E il tempo, semplicemente, segue altri ritmi.
Testo e foto a cura di Ornella Lameri




