
Balasso fa Ruzante al “Manzoni di Monza”

Natalino Balasso interpreta Ruzante, dal 17 al 19 marzo, al Teatro Manzoni di Monza. Uno spettacolo raffinato nella sua comicità popolare che rivisita una storia antica, godibile anche oggi

Monza. Italia.
Prendete un autore veneto del ‘500 e poi prendete Natalino Balasso, con la sua irrefrenabile espressività, la sua abilità di scrittore e la sua capacità di far ridere. Affiancato dai bravissimi Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Weil, con la regia di Marta Dalla Via. Otterrete Balasso fa Ruzante (amori disperati in tempo di guerre). Non a caso Balasso fa Ruzante. Quella portata in scena al Manzoni di Monza è una commedia “ruzantiana”, non un testo di Ruzante bensì un testo minuziosamente ricostruito nel lessico dall’autore/protagonista, come avrebbe potuto scriverlo Ruzante ma comprensibile al pubblico di oggi, di ogni provenienza geografica. Arricchito di qualche termine di fiorentino antico, che rende quel sapore di lingua antica e filtrato attraverso un diario di Antonio Pigafetta, navigatore vicentino che scriveva in fiorentino ma utilizzava molti venetismi. Non manca qualche parolaccia, che rende il tutto molto più verace.
La scelta dialettale
L’italiano scelto da Balasso ha un forte accento vicentino – come ovvio -, è calato nella realtà storica di due “compari” contadini che si contendono la stessa donna, la quale finisce per innamorarsi del “poeta”/Ruzante (si fa per dire), e poi finisce per necessità nelle braccia dell’altro pretendente quando il marito è costretto a partire per la guerra. È la storia di tre poveracci, obbligati a coltivare la terra di proprietà di qualcun’altro, di tre caratteri tipo che tirano a campare ma non senza divertimento e scivolano anche nelle miserie umane: tradiscono per un ducato d’argento; si alleano coi potenti quando conviene; tornano dalla guerra senza aver combattuto una sola battaglia.
La comicità del dialetto veneto è irresistibile: molte le risate tra il pubblico ma anche i silenzi nei momenti di suspense in scena, durante un paio di frangenti drammatici, ben sottolineati da un riuscitissimo gioco di luci e suoni; e molte le risate anche sul palco, segno inequivocabile di grande complicità e amicizia tra gli attori. Estremamente godibili anche da chi sta in sala.

La scenografia
Interessante la scelta dei costumi: interamente realizzati in denim, perché da sempre il jeans è il tessuto dei lavoratori, e delle scelte scenografiche: semplicissime strutture sceniche (la casa, la vacca, il campo, la gondola) però molto efficaci e divertenti.
L’intelligenza di Balasso, magari più conosciuta al grande pubblico per la sua satira politica anti-sistema, non delude neppure a teatro. Allo spettatore il compito di trovare, se le coglie, le assonanze con la società attuale.
Si consiglia di fermarsi fino alla fine: chiuso il sipario i tre saltimbanchi intrattengono col pubblico un divertente gioco di battute e improvvisazioni.
Photo Elena Borravicchio
Info: Teatro Manzoni Monza