In occasione del festival di arte contemporanea Germinale, il giovane artista 28enne genovese Simone Giuliana, scultore e incisore di grafiche d’arte è ospite a Villadeati, nell’ex chiesa di San Remigio. Dal 12 settembre al 12 ottobre
Villadeati (AL), Italia
Avere come atelier, per un mese intero, una chiesa sconsacrata dell’inizio del Cinquecento. È l’esperienza che sta vivendo Simone Giuliana, artista in residenza a Villadeati, presso la ex chiesa di San Remigio.

Germinale
In seno alla rassegna arte contemporanea Germinale, giunta alla seconda edizione, infatti, sette giovani artisti emergenti, selezionati tramite bando, saranno ospitati in vari comuni del Monferrato, per esporre i loro lavori, incontrare i visitatori e lavorare a opere nuove, offrendo agli appassionati di arte contemporanea la preziosissima occasione di vedere “germinare” nuova arte davanti ai propri occhi.
Alimurgia
Il tema di quest’anno è l’Alimurgia, termine dimenticato, coniato nel Settecento dal medico naturalista Giovanni Targioni Tozzetti, che indica la pratica di utilizzare piante spontanee, selvatiche e commestibili come risorsa alimentare in tempi di carestia o povertà.

Laurea in scultura
Tema in perfetta armonia con l’opera di Simone Giuliana, genovese, laureato in scultura all’Accademia della Belle Arti di Carrara, che degli elementi che offre la natura ha fatto l’anima e il materiale della propria arte.
“Sono specializzato in scultura ma nel corso dei miei studi, grazie soprattutto al professor Walter Angelici, che è un artista grafico straordinario, ho scoperto l’inclinazione per il disegno: mi sento più disegnatore che modellatore”, spiega Giuliana.
Incisione a partire da lastre di zinco
Nella chiesa di San Remigio ha portato il suo torchio, “uguale dai tempi in cui Dürer incideva nel 1496”, scherza. Usa lastre di vari materiali ma predilige lo zinco, che – come diceva il suo insegnante – “ti accoglie in mutande, mentre il rame in doppio petto”. Le incide e nei solchi dell’incisione versa l’inchiostro che darà vita alla grafica d’arte.
Su un tavolo sono esposte le sue incisioni e i suoi bozzetti e su un altro, da lavoro, i suoi strumenti, i suoi quaderni, il tabacco, giornali, appunti, che ha un po’ di pudore a mostrare: “Faccio sempre fatica a squadernare tutto davanti ai visitatori ma bisogna imparare a fare anche quello”.

Il bisogno di fare arte
Dipinge per bisogno Simone Giuliana, come ogni vero artista, e per questo detesta i social: “Sono una vetrina che contamina il lavoro, soprattutto se si fa arte visiva; sono basati sulla velocità, sulla condivisione immediata: l’ho fatto, lo mando in giro; invece, nel lavoro occorre pazienza, attesa, il giusto distacco per digerire un’opera dopo che la si è fatta. Chi fa un’attività come questa deve essere autentico, altrimenti che senso ha? Mi chiedo chi fa arte per interesse o prestigio sociale come fa a guardarsi in faccia la mattina”. E aggiunge: “È bello coltivare il mistero dell’urgenza di compiere un’attività che fondamentalmente non serve a niente”.
Il sacro
Mistero e dimensione sacra, da trovare nelle pieghe del quotidiano, sono centrali nell’opera di Giuliana, che forse non a caso lavorerà per un mese in una ex chiesa: “Qui dentro c’è una luce pazzesca, una bellezza, anche i muri scrostati sono belli, parlano di una consunzione che sa di vita”.
In quello che fu l’abside Simone ha appoggiato per terra, divisi per tipo, rami di piante e arbusti, raccolti nei boschi, che userà per creare nuove sculture e installazioni. “Ti colpisce qualcosa in particolare?”, mi chiede. Gli indico i rami di una pianta con dei frutti secchi dal colore perlaceo. “È la lunaria annua, nome curioso visto che fiorisce ogni due anni”.

Camminare come un’attività meditativa
La natura la conosce bene e la visita spesso: “Per me camminare è come un’attività meditativa: il tema del paesaggio è fondamentale per la mia ricerca, il paesaggio nascosto, che si sottrae allo sguardo di chi non guarda, non conosce, è distratto… Quando vado in giro fondamentalmente raccolgo monnezza, è funzionale alla costruzione di immagini”.
Le sue sculture sono molto ispirate alla natura: Paesaggio (ha realizzato varie opere con questo titolo), Rovo d’estate, Tempesta in pineta, per citarne alcune; realizzate con elementi vegetali, gesso, ferro, legno, cartapesta, pietra.
Bellezza commovente
“La mia ricerca è molto in linea con il tema di Germinale di quest’anno: queste colline poi si prestano meravigliosamente. L’altro giorno era una giornata tersissima, mi sono svegliato alle 6.30, alle 6.40 sono uscito e ho cominciato a camminare verso Villadeati (durante la sua residenza d’artista Giuliana vive nell’ostello di Lussello, ndr), era tutto coperto dalla nebbia che scendeva come una sindone sui colli, da cui spuntava ogni tanto un campanile. Di una bellezza commovente”.
A Villadeati si sente a casa, cosa rara dopo pochi giorni di residenza: “Lo dico senza piaggeria! Ho ricevuto un’accoglienza affettuosissima, è notevole l’attaccamento al territorio delle persone di qui, il loro essere legati a un posto è tangibile, non è retorica”.

Simone Giuliana
Le campane
Oggi, dopo vari periodi e altre residenze d’artista in diverse città e all’estero, Giuliana vive a Castelnovo ne Monti in provincia di Reggio Emilia e lavora presso la Fonderia Capanni, dove realizza campane con basso rilievi a soggetto religioso, lavoro artigianale antico che svolgono ancora pochissimi laboratori in tutta Italia.
Per informazioni: germinale.art
Photo Elena Borravicchio