In questo libro Vito Teti racconta quindi le diverse concezioni del concetto e invita a ripensare “un’altra” nostalgia che si fa rivoluzionaria, perché è altra rispetto a quella intesa come confuso e ambiguo sentimento del passato, desiderio di impossibile ritorno a un buon tempo andato, è altra rispetto a quello stato d’animo che blocca e frena ogni cambiamento, ostacola e impedisce le novità. In libreria il 3 dicembre. Editore Marietti 1820, pagine 296, prezzo 20 euro.
Milano, Italia.
Nostalgia, metafora del rimpianto
Medicalizzata nel Settecento e privata delle sue connotazioni cliniche solo due secoli dopo, la nostalgia è diventata metafora del rimpianto per un mondo e un tempo perduti nel vortice della modernità. Questo sentimento ha prodotto da un lato la passione per i musei e per i restauri e dall’altro la celebrazione del mondo contadino, celebrato come rappresentativo del buon tempo antico. In realtà, la nostalgia racconta bene lo spaesamento dell’uomo moderno e finisce per insinuarsi nella sfera politica e in quella dei consumi, nell’industria turistica e nella cultura popolare, nei movimenti religiosi e in quelli ecologici.
Riflessione sul tema “nostalgia”
Il termine “nostalgia” si incontra per la prima volta nella Dissertatio medica de nostalgia, presentata il 22 giugno 1688 da Johannes Hofer, uno studente di medicina all’Università di Basilea. Hofer coniava il nuovo termine da nostos (ritorno in patria) e algos (dolore, tristezza). Vito Teti, noto antropologo italiano, raccoglie negli anni ogni riflessione sul tema “nostalgia” attraverso libri di vario argomento (letterario, culturale, filosofico, psicoanalitico), sempre con una evidente componente autobiografica: tenta di interrogare e decifrare la propria nostalgia facendo i conti con quanto gli altri avevano scritto su di essa. Ed è così che l’Autore scopre che il concetto non contiene solo la vena malinconica, ombrosa e sofferente, ma si rivela essere una risorsa, un elemento creativo e irrinunciabile delle persone. La nostalgia si trasforma in azione, creatività e salvezza, la nostalgia diventa nel tempo strategia, attività creatrice, arte per non restare irretiti dal “dolore del ritorno” come prigione e trappola. Grazie a questa idea la nostalgia non è più lo spettro del passato, e finalmente ci si può interrogare, senza essere accusati di operazioni antiquate o persino reazionarie, sulle origini e gli sviluppi di un concetto che accompagna la moderna civiltà occidentale.
La confessione di Vito Teti
«Sono nostalgico. (…) Faccio questa confessione perché mi sento consapevolmente interno a una civiltà che si è affermata e si è consolidata anche attraverso distruzioni, devastazioni, macerie, fine di mondi, mutamenti che spesso non lasciavano che la nostalgia come unica risorsa per affrontare il tempo presente e per immaginare il futuro. La nostalgia (…) non è stata la malattia di questo o quell’individuo, di questo o quel gruppo sociale, ma ha accompagnato l’origine, lo svilupparsi, l’affermarsi dell’universo moderno. Ha rappresentato la malattia, la patologia, poi il sentimento e anche la terapia di un universo che correva e prosperava fino a non accorgersi che stava arrivando sul limite del baratro, a fine corsa. (…) se mi dichiaro nostalgico è perché mi è impossibile non farmi carico del paradossale destino dell’umanità: quello di potersi estinguere proprio nel periodo in cui sembrava avviata verso una vetta di splendori e di felicità. E allora la nostalgia diventa, da mal-essere, un altro modo di guardare al passato del mondo: collocarsi dalla parte degli sconfitti e dei vinti, riconsiderare potenzialità inespresse e vie mai imboccate da una umanità che, specie negli ultimi secoli, ha pensato – almeno per una sua parte – a magnifiche e inarrestabili sorti progressive».
Per saperne di più su Vito Teti
Insegna Antropologia culturale all‘Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Autore di saggi tradotti anche in inglese, francese e spagnolo, ha pubblicato di recente con Einaudi, Donzelli e Meltemi.