
TONALITÀ BLU TANGERI
Sono molte le ragioni per visitare Tangeri, la città bianca che diventa blu, con il Mediterraneo che qui incontra l’oceano attraverso le mitiche Colonne d’Ercole. Una terra di confine, crocevia di popoli, luogo in cui magia, storia, cultura e vita s’intrecciano in un abbraccio caldo e forte come l’Africa.
Tangeri, Marocco.
Tangeri in lontananza si presenta come una schiera di edifici bianchi e geometrici. Una linearità che si trasforma man mano che ci si addentra al suo interno, trasformandosi in un labirinto di stradine, profumi, colori e mondi. Ci si trova in una realtà densa, immersa in una variopinta unione di culture che vivono e che ancora oggi si fanno sentire: quella musulmana, l’araba e l’ebraica.
Aleggia nell’aria una nube di mistero quasi romantica e una sorta di attrazione per il proibito, ingredienti base per le allucinate esperienze degli artisti della beat generation che, per alcuni tempi, hanno fatto di Tangeri la loro casa. William Borroughs definiva la città, in cui combatte nei suoi scritti “l’algebra del bisogno” conosciuta anche come l’odiata e l’assuefatta società americana, come “santuario della Non-Interferenza“ in cui potevi fare ciò che volevi a meno che tu non commettessi particolari infrazioni di leggi o atti incivili.
Da lì a poco lo avrebbero raggiunto due semplici amici: quella testa calda di Jack Keruac e quell’indisponente genio di Allen Ginsberg. Erano soliti passare le giornate tra i caffè delle strade di Tangeri, che ha ospitato nel dopoguerra numerose personalità di spicco: da Matisse a Bacon, da Truman Capote a Tennessee Williams.
Uno dei luoghi che prediligevano, la Medina, culmina con la Kasbah; questa si trova nel punto più alto della città vecchia da cui si scorge un panorama unico: uno spaccato dello stretto di Gibilterra e delle coste spagnole, il tutto frastagliato da dettagli decadenti e affascinanti della città marocchina. Il Palazzo della Kasbah o Palazzo del Sultano è stato testimone dell’insediamento cartaginese, romano, musulmano e oggi ospita la mostra permanente dedicata alla storia della Regione.
Dall’esterno del palazzo si accede al meraviglioso giardino Riad As Sultan. In pieno stile marocco-andaluso, questa piccola oasi ospita una fontana che regala un momento di quiete dopo il caos dei mercati. Qui si possono ammirare allo stesso tempo capitelli dorici e ionici e i girih, decorazioni geometriche create su complessi modelli matematici dal risultato sublime e affascinante.
Senza ombra di dubbio i nostri artisti si sono fatti trasportare poi dalla frenesia delle serate nei caffé del Piccolo Socco arrivando sino alla città nuova, la piazza del Grande Socco. Vessillo della città moderna è il Grand Cafè de Paris, frequentato dagli irrequieti e irrisolti beat e dalle mente creative di fine Novecento. Le chiacchiere, le discussioni e gli insoliti incontri proseguivano lungo Place de Faro, luogo mistico da cui si può ammirare la baia di Tangeri.
Il cuore pulsante dell’animo tangerino ha un nome e un indirizzo: libreria Des Colonnes in boulevard Pasteur. Qui Samuel Beckett, Paul Bawles, Jean Genet e tutti gli altri vivevano delle vere e proprie avventure con i libri e con i testi lasciandoci però dei ricordi non indifferenti; ancora oggi infatti sono conservate tante delle loro opere. Si sono ispirati non soltanto alla città, alle persone e alle loro emozioni ma anche alle leggende, come il riposo di Ercole.
Le grotte di Ercole si trovano verso Capo Spartel: sono delle incantevoli e ipnotiche cavità sommerse dall’acqua con l’alta marea; la loro forma ricorda quella dell’Africa rovesciata e si racconta che Ercole si sia riposato proprio in questa grotta dopo aver dato alla luce lo Stretto di Gibilterra.
Tangeri è sentimentale, emozionale, tinta di bianco ma anche profondamente blu. Blu come i toni del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico che qui s’incontrano; blu come le sensazioni coloriste che provava Henri Matisse nel suo “ Paesaggio di Tangeri visto da una finestra “ (1912-1913), blu come l’Africa, il continente nero che io associo sempre e solo al blu, il colore che più di tutti dà sollievo e intimorisce. Dai toni chiari e rilassanti del cielo azzurro e del mare cristallino a quelli scuri e misteriosi delle notti africane, in fondo siamo sempre alla ricerca del blu, che con le sue più svariate tonalità ci comunica purezza, fedeltà ma anche indipendenza e mistero; quella voglia di perdersi e andare oltre senza dimenticare da dove si é partiti: l’Africa, un continente sempre in cerca di riscatto e pieno di forza, che quotidianamente grida al mondo “ci siamo anche noi”.
Ma è così difficile raccontare Tangeri. È una città che non vuol essere descritta bensì essere vissuta. La città bianca è un’emozione, una sensazione, un impulso; è un crocevia di arterie e vene in cui scorre sangue caldo come il sole africano, come la terra sotto i piedi di tutte quelle culture che la popolano, che la assaporano, che si fondono in un insieme di forme e colori che avrebbero fatto innamorare, ancora una volta, il Maestro Matisse.
TACCUINO DI AGENDA VIAGGI
Come arrivare a Tangeri
L’aereo é il mezzo più agevole per raggiungere Tangeri. L’aereoporto si trova a circa dodici chilometri a sud della città. Disponibili anche voli low cost. Una volta atterrati utilizzate il gran taxi che in venti minuti vi porterà nel centro città.
Dove dormire a Tangeri
El Minzah Hotel: situato nel centro di Tangeri, El Minzah Hotel offre servizi a cinque stelle, confortevoli e rilassanti, permettendo però di essere ad un passo dalla vera vita tangerina.
Mnar Castle Hotel Apartments: quindici minuti di auto valgono la pena per ciò che vi aspetta. Intimità, comfort, relax, familiarità sono ciò che regalano gli appartamenti del Mnar Castle.
Dove mangiare a Tangeri
Restaurant Rif Kebdani: il lusso incontra la tradizione in uno speziato mix di piatti pregiati che hanno segnato la storia marocchina.
El Tangerino: cucina a vista che invoglia e stuzzica con profumi e colori; il personale è fresco tanto quanto il pesce servito. Da non perdere!
Camilla Castellani